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30 aprile 2012

L’Ilo condanna austerità fiscale e deregolamentazione
di Stella Spinelli

L’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) ha lanciato l’allarme disoccupazione: in tutto il mondo si sta raggiungendo livelli allarmanti di persone senza lavoro e i governi non stanno facendo abbastanza per risolverli creando impiego.

La Ilo ha dichiarato nel suo rapporto annuale World of work, che fino al 2016 il mercato del lavoro globale non tornerà ai livelli che aveva prima della crisi economica globale e che l’area geografica che desta maggiori preoccupazioni è senza dubbio l’Europa. “Qui – spiega l’agenzia delle Nazioni Unite – i programmi di austerità fiscale non stanno che peggiorando la crisi del lavoro. Innanzitutto, questo è dovuto al fatto che molti governi – si legge nel documento – specialmente nelle economie avanzate, hanno dato priorità a una combinazione di misure di austerità e di riforme drastiche del mercato del lavoro. Il rapporto precisa che queste misure hanno delle conseguenze disastrose sui mercati del lavoro in generale e sulla creazione di posti di lavoro in particolare. Nella maggior parte dei casi, questi provvedimenti non hanno portato ad una riduzione dei deficit”.

“Il peso eccessivo che molti paesi dell’eurozona attribuiscono all’austerità fiscale sta peggiorando la crisi dell’occupazione e potrebbe portare a un’altra recessione in Europa – ha dichiarato Raymond Torres, Direttore dell’Istituto Internazionale di Studi Sociali dell’Ilo e principale autore del Rapporto -. I paesi che hanno optato per politiche a favore della creazione di occupazione hanno ottenuto risultati migliori in termini economici e sociali. Molti di questi paesi sono diventati più competitivi e hanno superato la crisi meglio di quelli che hanno optato per l’austerità. Potremmo studiare con più attenzione quello che è accaduto in questi paesi e trarne degli insegnamenti”. Nelle economie avanzate, molte persone senza lavoro sono scoraggiate dal cercarlo e stanno, così, perdendo le competenze acquisite e la possibilità di trovare un nuovo impiego. Inoltre, l’accesso limitato al credito da parte delle piccole imprese contribuisce a ridurre i loro investimenti e impedisce loro di creare nuovi posti di lavoro. In questi paesi, in particolare in Europa, non è prevista la ripresa dell’occupazione fino alla fine del 2016, a meno che le politiche non cambino radicalmente direzione.

Preoccupante anche l’altissima disoccupazione fra i giovani, che aumenta ancora e con essa il rischio che si tramuti in agitazioni e tumulti specialmente nell’Africa sub-Sahariana, nell’Africa del Nord e nel Medio Oriente. Secondo l’indice del disagio sociale (Social Unrest Index) del rapporto, in 57 paesi su 106 i rischi di tensioni sociali nel 2011 sono aumentati rispetto al 2010.

Nonostante in alcune regioni, dunque, vi siano segnali di una ripresa economica, la situazione dell’occupazione a livello globale resta grave e non si intravedono miglioramenti nel prossimo futuro. “Mancano ancora circa 50 milioni di posti di lavoro a livello globale rispetto alla situazione pre-crisi – si legge nel report – e si sta profilando una nuova e più problematica fase della crisi globale dell’occupazione”. E’ dunque sempre più urgente imparare da quei paesi che sono stati, invece, capaci di creare nuovi impieghi migliorando la qualità dell’occupazione e scacciando, dunque, lo spettro della precarietà che uccide il futuro. È il caso del Brasile, dell’Indonesia e dell’Uruguay, dove i tassi di occupazione sono aumentati mentre l’incidenza del lavoro informale è diminuita. Questo è dovuto principalmente all’introduzione di efficaci politiche sociali e del lavoro.

Il rapporto dunque stabilisce che l’austerità fiscale associata alla deregolamentazione del mercato del lavoro non favorirà la creazione di occupazione a breve termine e che alcune recenti riforme – in particolare in Europa – hanno ridotto la stabilità del lavoro, hanno contribuito ad accrescere le disuguaglianze e hanno fallito nell’intento di creare posti di lavoro. Secondo l’agenzia Onu, infatti, per iniziare da subito a uscire dalla crisi le economie avanzate dovrebbero adottare una combinazione di politiche a favore della creazione di occupazione, insieme all’alleggerimento fiscale e all’aumento degli investimenti pubblici e delle prestazioni sociali. Questo creerebbe circa 2 milioni di nuovi posti di lavoro già nel corso del prossimo anno.