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2 gennaio 2012

Egitto, Fratelli musulmani: “Non riconosciamo Israele”

I Fratelli Musulmani egiziani hanno dichiarato di non avere intenzione di riconoscere l’esistenza dello Stato di Israele. Lo ha detto il leader del gruppo, Rashad Bayoumy, al quotidiano pan-arabo al-Hayat. “Riconoscere Israele è una precondizione per governare? Questo non è possibile, le circostanze non hanno importanza. Non riconosciamo Israele per niente. È un nemico criminale occupante”, ha detto Bayoumy, che ha anche chiarito che nessun esponente del suo partito si siederà a un tavolo di trattative con un israeliano: “Non permetterò a me stesso di sedermi con un criminale. Non faremo mai accordi con loro”.

Il politico ha anche espresso l’intenzione dei Fratelli Musulmani di organizzare un referendum per permettere agli egiziani di pronunciarsi in merito al Trattato di pace del 1979 tra Egitto e Israele. Bayoumy ha chiarito che il suo partito normalmente rispetta i trattati internazionali ma che essi possono sempre essere messi in discussione e il popolo egiziano non si è mai espresso su questa questione.

Il Trattato di pace del 1979 fu ratificato da Egitto e Israele a Washington in seguito agli accordi di Camp David dell’anno precedente. Esso prevedeva il riconoscimento reciproco dei due Paesi, il ritiro militare israeliano dalla penisola del Sinai, mettendo così fine a una guerra che durava dal 1948.

Intanto per domani è in programma un incontro tra i negoziatori palestinesi e quelli israeliani in Giordania per discutere le trattative di pace. Il portavoce del ministro degli Esteri giordano, Mohammad Kayed, ha detto che l’incontro vuole essere “uno sforzo reale per trovare un terreno comune di dialogo” tra Palestina e Israele. Prevista anche la presenza di Stati uniti, Unione europea, Nazioni unite e Russia, oltre al capo della negoziazione a nome dei palestinesi, Saeb Erekat, e Yitzhak Molcho, assistente del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Si tratta del primo tavolo ufficiale tra i due Paesi dopo l’interruzione delle trattative nel settembre 2010. “L’invito rientra nei continui sforzi del governo giordano per costringere Israele a a rispettare i suoi obblighi internazionali, e in particolare a rispettare l’obbligo di bloccare gli insediamenti nei territori palestinesi occupati, tra cui Gerusalemme est”, ha dichiarato Erekat.