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18 agosto 2012

Assange: la geopolitica dell’asilo
di Tom Hayden
traduzione di Giuseppe Volpe

 Gli inglesi hanno commesso un “grosso errore” nel minacciare di strappare Julian Assange dall’ambasciata dell’Ecuador di Londra dopo che il paese latinoamericano aveva concesso asilo politico ieri al fondatore di WikiLeaks, afferma l’avvocato internazionale per i diritti umani Michael Ratner. “Hanno passato i limiti, si sono mostrati prepotenti e hanno trasformato la cosa in un conflitto di una piccola potenza contro una grande potenza,” ha affermato Ratner, presidente del Centro per i Diritti Costituzionali, in un’intervista oggi a The Nation.  Ratner è un consulente della squadra legale di Assange e recentemente ha trascorso una settimana in Ecuador per discutere del caso.

Lo stallo diplomatico dovrà essere risolto mediante un negoziato o dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia, ha affermato Ratner. “Per quanto posso ricordare, nessuno stato ha mai invaso l’ambasciata di un altro paese per catturare una persona cui sia stato concesso asilo,” ha detto, aggiungendo che non ci sarebbe alcuna logica nel riconsegnare una persona a una potenza che cerchi di incriminarlo per motivi politici.

Da quando Assange è entrato nell’ambasciata ecuadoriana sette settimane fa, i diplomatici dell’Ecuador hanno cercato, attraverso conversazioni private con gli inglesi e gli svedesi, di ottenere assicurazioni che Assange sarà protetto da un’estradizione negli Stati Uniti, dove potrebbe essere accusato in base alla legge statunitense sullo spionaggio.  Tali garanzie sono state rifiutate, secondo il ministro degli esteri dell’Ecuador, Ricardo Patiño, che ha dichiarato a Quito che gli inglesi hanno formulato una “minaccia esplicita” di “assalire l’ambasciata” per prendere Assange. “Non siamo una colonia britannica”, ha aggiunto Patiño.

Il segretario agli esteri inglese, William Hague, ha dichiarato ieri che il suo governo non concederà un lasciapassare ad Assange, creando i presupposti per quello che potrà essere un confronto prolungato.

Gli Stati Uniti hanno mantenuto il silenzio sull’esistenza o meno di piani per incriminare Assange e alla fine chiederne l’estradizione. Parlamentari importanti, come la senatrice Diane Feinstein, capo del Comitato del Senato sui Servizi d’Informazione, nelle settimane recenti ha sollecitato l’incriminazione di Assange. Ma di fronte a forti obiezioni dei sostenitori delle libertà civili e dei diritti umani, la Casa Bianca può preferire evitare un confronto diretto, lasciando Assange incastrato in dispute con la Gran Bretagna e la Svezia a proposito di imbarazzanti accuse di abusi sessuali in Svezia.

Ogni politica d’isolamento di Assange può essere fallita ora, con la vicenda che diventa un  conflitto in cui l’Ecuador – un paese latinoamericano di nuova indipendenza – si contrappone agli USA e alla Gran Bretagna. Il presidente dell’Ecuador – Rafael Correa – rappresenta l’onda di nuovi leader nazionalisti del continente che hanno sfidato il tradizionale dominio statunitense sugli scambi, la sicurezza e il processo decisionale regionale. Correa ha aderito nel giugno 2009 all’Alternativa Bolivarista per le Americhe, fondata dal Venezuela, e ha chiuso la base militare statunitense in Ecuador nel settembre del 2009.  Il suo governo ha sanzionato la Chevron per 8,6 miliardi di dollari per i danni alla foresta plurale amazzonica, in una causa che Correa ha definito “la più importante della storia del paese.” E’ sopravvissuto a un tentativo di colpo di stato nel 2010.

E’ molto improbabile che Correa abbia preso la sua decisione sull’asilo senza essersi consultato con altri governi dell’America Latina. Una reazione aggressiva degli inglesi, echeggiante il passato coloniale, probabilmente serrerebbe i ranghi latinoamericani attorno a Quito, facendo di Assange un altro motivo di attrito nelle relazioni con gli Stati Uniti.

In precedenza, quest’anno, molti leader dell’America Latina e di quella Centrale hanno rimproverato l’amministrazione Obama per le sue politiche di guerra alla droga e hanno promesso di non partecipare a un altro incontro dell’Organizzazione degli Stati Americani che escluda Cuba. Poco tempo dopo il presidente Obama si è mosso per rimuovere il suo capo della politica latinoamericana, Dan Restrepp, secondo una fonte che ha collegamenti stretti con l’amministrazione Obama. Ora l’affare Assange minaccia altri trambusti tra gli Stati Uniti e la regione.


Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

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Fonte: http://www.zcommunications.org/the-geopolitics-of-asylum-by-tom-hayden

Originale: The Nation

 

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