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15 maggio 2012 15.20

Accendiamo i riflettori

Più di 400 servizi sulle nozze di William e Kate, 91 sul matrimonio di Alberto di Monaco e solo 41 sull’emergenza nutrizionale nel Corno d’Africa. Sono i dati del rapporto “Le crisi umanitarie dimenticate dai media, 2011” (Marsilio Editori) realizzato per l’ottavo anno da Medici senza frontiere (Msf) in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia.

Per il 2011, Msf ha deciso di porre l’attenzione su come i telegiornali italiani hanno trattato il tema dell’immigrazione in seguito alle rivolte esplose in Tunisia, Egitto e Libia. E poi ha seguito altri due fronti di crisi: le “crisi sanitarie” (come la malnutrizione in Somalia, la diffusione dell’hiv/aids e le malattie tropicali dimenticate) e le “crisi umanitarie” su cui i riflettori dei mezzi d’informazione italiani si sono accesi solo parzialmente (Costa d’Avorio, Sudan e Sud Sudan, Bahrein, Repubblica Democratica del Congo).

L’Osservatorio di Pavia ha analizzato lo spazio dedicato dalle edizioni serali dei tg Rai, Mediaset e La7 alle crisi selezionate da Msf. Nel 2011, i telegiornali hanno dedicato circa il 10 per cento del totale dei servizi a contesti di crisi, a conflitti e a emergenze umanitarie e sanitarie, e tra questi spiccano naturalmente le rivolte della primavera araba (Libia in primis) e il terremoto in Giappone. E questo spiega l’incremento rispetto al 6 per cento del 2009.

Per la prima volta, Msf ha deciso inoltre di far monitorare come e quanto i tg italiani hanno raccontato l’arrivo in Italia dei migranti in fuga. A questo tema nel 2011 sono state dedicate 1.391 notizie e, anche se non si tratta di una crisi dimenticata, preoccupa il modo in cui è stata rappresentata. Analizzando gli sbarchi in alcune settimane campione, il termine “emergenza” risulta il più diffuso per comunicare il contenuto della notizia, mentre le condizioni medico-sanitarie dei migranti non sono quasi mai il focus centrale della narrazione.

“Il dato più sconcertante è che in questi servizi è praticamente assente la voce dei migranti”, sottolinea Kostas Moschochoritis, direttore generale Msf Italia. “I protagonisti a cui è data voce sono nel 65 per cento dei casi i politici, tra governo e amministrazioni locali. Alle testimonianze dei migranti è stato riservato solo il 14 per cento dello spazio; il 12 per cento alle comunità locali e il 10 per cento alle realtà impegnate nella gestione del fenomeno”, come forze dell’ordine, esponenti religiosi, società civile, organizzazioni. Nelle immagini, inoltre, i bambini che approdano sulle coste italiane sono mostrati in video senza nasconderne il volto.

In tempi di informazione globale, nel 2011 sono stati solo cinque i servizi dedicati alla Repubblica Democratica del Congo (Rdc), 10 alla Costa d’Avorio, 14 quelli sull’hiv/aids, zero quelli sulle malattie tropicali rare che colpiscono la popolazione dei paesi in via di sviluppo. Resta in ombra anche il Bahrein, con solo 24 notizie. All’emergenza nutrizionale nel Corno d’Africa sono state dedicate 41 notizie e 44 al Sudan. Il totale dello spazio dato a tutte queste crisi insieme resta comunque lontano dalle 413 notizie dedicate invece alle nozze reali di William e Kate. Il matrimonio di Alberto di Monaco si è invece guadagnato “solo” 91 servizi.

Di aids, in generale, si è parlato soprattutto in relazione ai viaggi del papa e, a differenza di altri anni, nessuno dei tg ha dedicato una notizia alla pandemia in occasione della giornata mondiale (1 dicembre). L’aids è ormai invisibile. E, altrettanto drammaticamente, viene ignorata la crisi del Fondo globale per la lotta contro aids, tubercolosi e malaria, che avrà effetti devastanti: con l’annullamento dell’ultima tornata di finanziamenti (il Round 11), fino al 2014 non sarà possibile aumentare il numero di pazienti in cura. La “nostra” influenza stagionale è stata invece abbondantemente coperta dai tg con 92 servizi.

“Non siamo sicuri che le parole siano in grado di salvare vite, ma sappiamo con certezza che il silenzio può uccidere. Per questa ragione continuiamo a stimolare i media a parlare delle crisi umanitarie. In questo nuovo rapporto, tra le varie crisi che hanno determinato la primavera araba, abbiamo voluto accendere un riflettore sul Bahrein, crisi pressoché ignorata dai media, ma gravissima ed esemplare dal punto di vista della manipolazione dell’assistenza medica come strumento di identificazione e arresto dei dimostranti”, dichiara Kostas Moschochoritis.

Il caso del Bahrein è emblematico: in ben sette servizi dei 24 totali, si parla del paese solo in relazione al gran premio di Formula 1. Ancora oggi in Bahrein l’accesso alle cure è un problema, e i pazienti continuano a evitare di rivolgersi agli ospedali pubblici per farsi curare, a causa della discriminazione percepita e dei maltrattamenti. Msf chiede di poter tornare in Bahrain dove da marzo non è più autorizzata a entrare.

Ma è la condizione dei profughi dal Mali fuggiti in Burkina Faso, Mauritania e Niger la crisi su cui oggi Msf chiede di accendere i riflettori. “Il Burkina Faso è, dopo la Mauritania, il paese con il più alto numero di profughi in fuga dal Mali dove fornire assistenza medica è estremamente difficile e i maliani continuano ad arrivare ogni giorno mentre gli aiuti internazionali sono lenti e insufficienti. Chiediamo ai mezzi d’informazione italiani di accendere i riflettori su quest’area dimenticata, colpita pesantemente dalla siccità e dall’insicurezza alimentare”, aggiunge Kostas Moschochoritis.

Msf oltre al rapporto, lancia in questi giorni la nuova applicazione gratuita per Android e iPhone: “Msf. Senza mai restare a guardare”, che ha l’obiettivo di aggiornare gli utenti sulle sfide e l’impegno di Msf in difesa delle popolazioni più vulnerabili.

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