http://www.unita.it
19 gennaio 2012

Sciopero del web, finirà in un cassetto la legge "anti-pirati"
di Roberto Arduini

Quando si dice uno sciopero riuscito. La prima e ormai storica serrata di centinaia di siti internet contro la legge Usa sulla pirateria informatica ha avuto successo, almeno a giudicare dalla reazione al Congresso: il progetto di legge si è arenato e potrebbe essere ritirato. Centinaia di migliaia di siti hanno deciso ieri di oscurarsi per protesta. Molti parlamentari statunitensi hanno, così, fatto marcia indietro, ritirando l’appoggio al disegno di legge che mira a bloccare le attività online di tutte le piattaforme per la condivisione di contenuti.

A far precipitare la situazione è stata proprio l'adesione alla rivolta dei colossi del web, primi fra tutti Wikipedia, che ha oscurato tutte le sue pagine in inglese, e Google, che pur non aderendo alla serrata ha messo una fascetta nera che oscurava il logo del sito e un invito a firmare una petizione. Contrari alla legge anche Amazon o Facebook, che nessuno dei deputati vuole farsi nemici in un anno elettorale come questo.

LA SERRATA

«Immagina un mondo senza la libera conoscenza». Era l'incipit del post pubblicato dalla versione inglese di Wikipedia listata a lutto. Come già annunciato dal fondatore Jimmy Wales, Wikipedia è scesa in sciopero. «Per oltre un decennio abbiamo speso milioni di ore a costruire la più grande enciclopedia nella storia», è scritto nel messaggio di sensibilizzazione. «Ora, il congresso americano sta valutando una legge che potrebbe fatalmente danneggiare il web libero e aperto». Tra le migliaia di siti, oscurati anche i siti di Michael Moore, tra i registi americani più impegnati politicamente (è da mesi anche a fianco degli indignati di Occupy Wall Street).

LE DUE LEGGI

Sono in realtà due proposte di legge all'esame del Congresso Usa sono il famigerato Stop Online Piracy Act (Sopa), di matrice repubblicana, e il Protect Ip Act (Pipa), di iniziativa democratica. Entrambe prevedono un giro di vite contro la pirateria online: vorrebbero sanzionare duramente tutti i siti che pubblicano contenuti protetti da diritto d’autore, sia con link diretti sia indirettamente. Le pene possono prevedere l’oscuramento del sito (con blocco dei finanziamenti a esso diretti), 5 anni di reclusione per i proprietari, la cancellazione del dominio dal Dns (Domain Name System) e la cancellazione del sito e delle sue pagine dai motori di ricerca. In teoria, secondo i proponenti delle due leggi, beneficerebbero i consumatori (sarebbero oscurati i siti che vendono prodotti contraffatti o illegali) e i lavoratori americani (non sarebbe più consentito guadagnare usando senza permesso contenuti prodotti negli Usa).

Non la pensano così le aziende della Silicon Valley: i fondatori di Google, Twitter, Yahoo! e altri giganti internet lo scorso mese avevano espresso le loro preoccupazioni in una lettera aperta sostenendo che il progetto «dà al governo Usa il potere di censurare il web usando tecniche simili a quelle usate in Cina, Malesia e Iran». I testi sono spalleggiati dalle etichette discografiche e da Hollywood, oltre che dalla Camera di Commercio Usa. Ma per evitare l’archiviazione le proposte dovrebbero cambiare in maniera significativa.

top