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giovedì 22 novembre 2012 11:51

Bombe su ospedale, ribelli occupano base militare
di Emma Mancini 



L'aviazione siriana bombarda una clinica ad Aleppo. Le opposizioni occupano una base militare al confine con l'Iraq. Le vittime della guerra civile salgono a 40mila.

Roma, 22 novembre 2012, Nena News - L'attenzione del mondo è concentrata sulla Striscia di Gaza, mentre in Siria si continua a combattere e morire. Secondo i dati forniti dall'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani il bilancio delle vittime dei quasi due anni di guerra civile è salito a 40mila: "Almeno 28mila civili, 10mila soldati e 1.400 ribelli", spiega Rami Abdel Rahman, direttore dell'organizzazione.

Questa mattina aerei militari siriani hanno bombardato un edificio a poca distanza dall'ospedale di Aleppo, uccidendo 15 persone (di cui 11 ribelli, il medico Mohammad Qassem Agha, due bambini e una donna) e riducendo la struttura sanitaria ad un cumulo di macerie. La clinica di Dar al-Shifa, in passato clinica privata di proprietà di un fedelissimo del presidente Bashar al-Assad, è stato trasformato dalle opposizioni in un ospedale da campo di sette piani, gestito da medici e infermieri volontari e membri delle opposizioni al regime.

Già da ieri l'aviazione aveva iniziato a bombardare la città di Aleppo, Nord della Siria, roccaforte dei ribelli: 40 le vittime, secondo i Comitati di Coordinamento Locali. L'esercito di Damasco ha risposto all'attacco dei gruppi armati di opposizione ad una base militare, la Base 46, al confine con la Turchia. 

I ribelli hanno tenuto sotto assedio la base militare per settimane, prima che le forze governative riuscissero a respingerli. Il generale Mohammed Ahmed al-Faj, membro delle opposizioni, ha definito l'assedio "una delle più grandi vittorie dall'inizio della rivoluzione contro Assad. Circa 300 soldati sono stati uccisi nei combattimenti, 60 sono stati fatti prigionieri e saranno presto sottoposti a processo".

Questa mattina un'altra base militare è stata occupata dai ribelli: nella provincia di Deir al-Zor, vicino al confine con l'Iraq, il Consiglio Militare Rivoluzionario è entrato con le milizie nella base di Mayadeen. "La base militare è caduta alle 8.30 - ha detto Abu Laila, membro del Consiglio - L'intera zona, dal confine con l'Iraq alla città di Deir al-Zor è ora sotto il controllo dei ribelli".

Azioni di tale portata mostrano un rafforzamento militare e strategico dei gruppi armati, in particolare a Nord della Siria, seppure nessuna grande città sia ancora caduta in mano alle opposizioni.

Duri scontri sono scoppiati anche nella capitale. Martedì Damasco è stata teatro di confronti tra esercito e ribelli: un mortaio ha colpito il distretto di Abu Rummaneh, sede di numerose ambasciate straniere, uccidendo una persona e ferendo molte altre. Mercoledì l'esercito ha preso d'assalto l'area a Sud di Damasco e la cittadina di Daraya.

Continua intanto il balletto internazionale intorno alla crisi siriana. La Turchia non molla Damasco e torna a chiedere alla NATO di permettere il dispiegamento di missili Patriot al confine con la Siria. Un deterrente secondo Ankara contro eventuali aggressioni siriane; il primo passo verso l'intervento armato esterno, secondo molti osservatori.

La comunità internazionale resta in bilico anche nei confronti dell'opposizione interna siriana. Dopo la creazione di un corpo unico, formato dai diversi gruppi anti-Assad, Turchia, Paesi del Golfo e Unione Europea hanno riconosciuto la Coalizione Nazionale come unico rappresentante del popolo siriano. 

Dall'altra parte, gli Stati Uniti - principali avversari di Assad - decidono di non fare il "grande" passo. In una nota Washington ha sì definito la Coalizione come "legittimo rappresentante del popolo siriano", ma non si fida: la spaccatura tra le diverse fazioni non è sanata, un fattore che limiterebbe secondo gli Stati Uniti il raggio d'azione delle opposizioni. Nena News


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