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sabato 14 gennaio 2012 12:29

Assad internazionalizza il conflitto

L'esercito di Assad spara e uccide un uomo in territorio libanese. E lo sceicco del Qatar parla di intervento militare.

Il fuoco siriano supera i confini nazionali. Pochi giorni dopo l'arrivo di un enorme quantitativo di armi russe, complici le autorità greco-cipriote che non hanno fatto rispettare l'embargo europeo, la Siria allarga il teatro di guerra colpendo a morte al di là del confine con il Libano. Azione "tranquilla", visto che il Libano governato dagli amici di Hezbollah e Aoun non potrà neanche protestare per questa provocazione, ma significativa: Damasco è pronta a esportare la sua destabilizzazione. Ai fatti siriani sono così seguite le parole del leader arabo anti-Assad, l'emiro del Qatar Hamad bin Khalifa al Thani. Intervistato dall'emittente televisiva americana CBS per il programma "60 minutes" al Thani ha detto espressamente che a suo avviso è giunto il momento di inviare soldati arabi in Siria per fermare la carneficina, visto che Assad non ha voluto farlo altrimenti e che di conseguenza la missione degli osservatori arabi si sta comprendo di ridicolo. La crisi dunque si aggrava ulteriormente, se così è lecito dire visto che sono dieci mesi che l'esercito del regime basharita massacra la popolazine siriana, e il regime dà l'ultima prova del baratro in cui è sprofondato.

E così fonti russe ammettono che lo scenario che si sta determinando prevede la nascita di un corridoio umanitario in territorio siriano, che probabilmente sarebbe affiancato dalla proclamazione di quell'area come no fly zone, per impedire al regime di Assad di bombardare dall'aria i fuggiaschi. Tutto questo ovviamente passerebbe per le mani di Ankara. IL corridoio sarebbe sul fianco occidentale della Siria e porterebbe i profughi proprio in territorio turco. A quel punto la no fly zone che lo coprirebbe sarebbe garantita dalla Nato, paese di cui i turchi sono membri. Gli impresentabili sauditi (i curiosi alleati di tutte le amministrazioni americane, anche di quelle che parlavano di esportazione della democrazia) sarebbero marginalizzati da questo progetto, che ha in Erdogan il vero dominus.

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