“No alla guerra!”, video-editoriale di Giulietto Chiesa, 2 giugno 2012


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Scritto il 03/6/12

Chi sgozza bambini ci vuole in guerra: l’Italia dica no, ora

Guerra: è questo l’ordine del giorno. Naturalmente, quasi nessuno ne parla: siamo occupati in altre faccende, o magari a fare la parata militare pacifica, per ordine del peggiore dei presidenti della Repubblica che abbiamo mai avuto in Italia. Guerra: qualche giorno fa abbiamo dato notizia dell’avvio, il 15 maggio, di una delle più grandi esercitazioni militari mai tenute in Medio Oriente. E se guardate la cartina, vedete che si sta sviluppando in questi giorni proprio al confine tra la Giordania e la Siria. Dodicimila soldati e ufficiali di 17 paesi – arabi e Nato, Italia compresa. Avevamo commentato: che coincidenza, non sarà che sta per succedere qualcosa di importante, in Siria? E infatti: ecco una serie di esplosioni terroristiche, plastico e bombe messe vicino ai comandi militari e della polizia, che fanno decine di morte tra soldati e poliziotti siriani. E subito dopo, la reazione al mostruoso massacro di più di cento persone, vicino al villaggio di al-Hula, tra cui 49 bambini e 34 donne.

E tutto questo, proprio nello stesso giorno in cui Bashar Assad incontrava Kofi Annan, l’ex segretario delle Nazioni Unite, inviato dall’attuale segretario dell’Onu per gestire la tregua siglata due mesi fa. Degli attentati al plastico non ha parlato quasi nessuno. Eppure: grandi bombe, terrorismo, Al-Qaeda. Ma se Al-Qaeda mette le bombe a Damasco, a noi non interessa. Invece, il massacro dei cento e più morti di al-Hula certo che è stato commentato, da tutti, com’è evidente. Ha sollevato un’ondata di indignazione, e ovviamente contro chi? Contro Bashar Assad l’assassino, il sanguinario. Lo dicono in coro tutti i media, come se fosse un’ovvietà: è scontato, è ovvio. Chi ha ucciso questi morti? Un attacco dell’artiglieria siriana contro un villaggio pacifico che, al massimo, manifestava pacificamente contro il sanguinario dittatore assassino Bashar Assad.

Detto fatto, notizia di ieri: Austria, Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania, Italia, Spagna e Stati Uniti espellono gli ambasciatori siriani dai loro paesi – gesto dimostrativo di indignazione. E il generale Martin Dempsey, capo di stato maggiore delle forze armate degli Stati Uniti, dichiara: «Queste atrocità rendono più probabile un intervento militare». Facciamo un salto indietro, e ricordiamo l’inizio delle esercitazioni militari al confine con la Siria: la strana coincidenza che avevamo rilevato. Solo che, a quanto pare, adesso, l’artiglieria sanguinaria di Bashar Assad sembra che non sia stata la responsabile – come minimo, non la responsabile principale – dell’eccidio. Non lo dico io, lo dice l’“International Herald Tribune”: secondo l’alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, sono meno di 20 i morti dalle bombe – che sicuramente ci sono state: c’è stato un combattimento. Ma i morti provocati dall’artiglieria, dice il giornale americano, sono meno di 20: «La gran parte degli altri uccisi è stata sommariamente trucidata: quasi tutti sgozzati, fucilati a freddo, in due incidenti separati, nel villaggio di Taldoun».

«Sembra che intere famiglie», dice sempre la notizia, «siano state inseguite e abbattute nelle loro case». Dunque: non c’entra niente l’artiglieria. E, di fronte a questa evidenza, ne abbiamo una seconda: il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non decide di chi è la responsabilità dell’eccidio; non è in grado di pronunciarsi, e tace. Ma tutti i paesi che ho elencato prima non hanno aspettato la decisione del Consiglio di Sicurezza, e hanno espulso gli ambasciatori siriani. Loro lo sanno, chi è stato; il Consiglio di Sicurezza no, ma loro sì. Non vi sembra che ci sia qualcosa di strano? Peraltro, c’è solo un testimone – riferisce sempre lo stesso giornale – che dice di aver visto squadre di assassini armate di coltelli, daghe, scimitarre e tutto ciò che occorre, oltre che di pistole e fucili, irrompere nelle case inneggiando a Bashar Assad. Ecco la prova: inneggiavano a Bashar Assad. Ma io credo che questo ci dovrebbe fare ulteriormente insospettire: perché c’era bisogno di inneggiare a Bashar Assad? E’ molto facile inneggiare: chiunque può farlo, facendo credere di fare un’azione del genere in nome di Bashar Assad. Non è una prova.

Poi, andiamo a guardare e troviamo sui siti le fonti di Bashar Assad, che naturalmente in Occidente nessuno commenta, nessuno cita, nessuno usa. Le fonti siriane danno la lista degli uccisi – di tutti i bambini uccisi. Così, veniamo a sapere che, dei 49 bambini uccisi ad al-Hula, 31 appartenevano a una sola famiglia,e  tutti i 49 appartenevano a 4 famiglie. Quasi tutti sgozzati: ci sono le foto, si vedono. Ci sono anche dei filmati che sono stati fatti circolari dagli altri, dagli avversari, cioè da quelli che noi consideriamo i combattenti per la libertà e la democrazia in Siria. Si vede, sono stati tutti sgozzati: teste mozzate, bambini uccisi. Immagini devastanti, dalle quali è difficile trarre un qualunque sentimento che non sia l’orrore puro. Allora, ci vorrebbe un’inchiesta. Per decidere chi erano queste quattro famiglie: chi si è accanito contro di loro? Chi può aver avuto interesse ad accanirsi fino a uccidere 31 bambini e donne appartenenti alla stessa famiglia? Qui non è soltanto un’azione di guerriglia o un’azione dell’esercito; qui c’è qualcos’altro, che va scoperto.

Di che religione erano, per esempio, quelle famiglie? Di che setta? Erano alawiti? Sunniti? Cristiano-copti? Chissà. Non lo sappiamo: nessuno lo sa, per ora, ma tutto dovrebbe essere compreso. Invece, i paesi che abbiamo elencato hanno già deciso, e il generale Dempsey ha detto che questo rende più probabile un attacco militare. Tutto, insomma – per essere chiari – è congegnato per rendere possibile un intervento militare. E quindi dobbiamo aspettarcelo, perché queste cose non si organizzano per caso: se avvengono, c’è uno scopo. E le esercitazioni, e le bombe (al tritolo o al plastico) e gli sgozzamenti dei bambini. Tutto serve, come annuncia il generale Martin Dempsey, per far aumentare le probabilità di guerra. Passiamo velocemente all’Iran, sempre usando le fonti americane: sulla prima pagina dell’“Herald Tribune”, il giornale annuncia che “Israele attacca con nuovi virus i centri di comando iraniani”. Con un nuovo virus: lo chiamano “fiamma”. E’ il secondo round, dopo l’attacco precedente del virus “Stuxnet” che distrusse diverse centrifughe per l’arricchimento dell’uranio nel 2010 – e nel frattempo sono stati uccisi 5 scienziati iraniani, in territorio iraniano, da attentati terroristici.

Questo nuovo virus permette non solo di vedere tutto ciò che vede il computer che hai di fronte a te, ma anche di controllare da lontano le sue operazioni. Qualcuno dirà: adesso Giulietto Chiesa dice che il responsabile è Israele. Sbagliato: non lo dico io, ma il vicepremier Moshe Yaalon, che dichiara: «Chi pensa che l’Iran sia una grave minaccia è ovvio che prenda le sue misure». Quindi, di fatto, abbiamo la certificazione che lo Stato di Israele attacca l’Iran in anticipo – certo non lo fa con gli aerei, per ora, ma con gli strumenti di cui dispone, molto potenti e molto raffinati. Questo ci dà la misura di una logica, quella di chi vuole imporre la sua tesi a tutti i costi: questa è gente che ha già liquidato tutte le regole della convivenza internazionale. Qui si fa la guerra e non la si dichiara. E’ una logica che non ci deve stupire: i più forti attaccano, i più forti impongono – non è una novità. Ma quello che mi spinge a commentare questi due episodi, quello della Siria e quello dell’Iran, vuol essere soltanto un avvertimento: tenete presente che questi sono i preparativi di una guerra di altro genere.

Questo è soltanto l’inizio, la preparazione. E dietro questa preparazione corrono centinaia e centinaia di servi, che sono i giornalisti dei nostri giornali e delle nostre televisioni: che ripetono, ripetono e ripetono la storia che viene loro messa sotto il naso dalle veline dell’Impero. Sappiate che questa gente è complice della guerra. Credo (temo) che a questa guerra noi andremo. Ed è per questa ragione che dico a tutto il campo democratico – da Grillo, all’Alba, alla Federazione delle Sinistre, ai sindacati, al Comitato No-Debito: datevi tutti una svegliata, perché bisogna chiedere subito al governo italiano (che naturalmente non lo farà, ma noi glielo chiederemo ugualmente) che la prima cosa che deve fare, o che dovrebbe fare, sarebbe quella di dichiarare – in anticipo – che l’Italia non parteciperà a nessuna azione militare aggressiva nei confronti di nessuno, e in primo luogo nei confronti della Siria e dell’Iran. Saremo capaci di chiederglielo? Perché da qui al 2013 dovremo votare: decidere quale governo va al potere, in questo paese. E a quel governo dovrà essere appiccicata questa etichetta: milioni di italiani dicono che non vogliono andare in guerra, in nessun caso – presidente Napolitano, lo dico anche a lei – in nessun caso, per attaccare un altro paese. Se riusciremo a fare questo, tutti insieme, avremo già fatto un passo verso la pace.

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