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26 Ottobre2012

Siria, a chi giova uccidere un mediatore?

Qualcuno ha ucciso padre Fadi Jamil Haddad, prete ortodosso e parroco della chiesa di Sant’Elia a Qatana, sobborgo a sud-ovest di Damasco. Abuna Haddad aveva 43 anni ed era noto per avere ottimi contatti con le autorità sunnite locali. Era una figura di mediazione, che cercava di gettare i ponti tra le comunità in un clima di crescente divisione e polarizzazione.

Nei giorni scorsi si era recato nella vicina località di Jdeidet Artuz per cercare di liberare il medico cristiano Shadi al Khuri rapito da non meglio precisati uomini armati che avevano chiesto un riscatto. L’intervento di padre Haddad era stato richiesto dai familiari del medico.

Secondo Michel Shammas, cristiano siriano e noto avvocato difensore dei diritti umani, sono stati gli stessi uomini armati a uccidere il prete senza liberare il medico ma addirittura alzando la somma richiesta come riscatto.

Secondo i residenti di Qatana, riunitisi nel Comitato di coordinamento locale, sono state le milizie lealiste ad aver rapito e ucciso padre Haddad, dopo che quest’ultimo aveva confermato di simpatizzare con la causa anti-regime aiutando direttamente i profughi pagando ad alcune famiglie gli affitti delle case dove si erano rifugiate. L’agenzia ufficiale Sana invece accusa non meglio precisati terroristi di aver ucciso Abuna Haddad.

A testimonianza della vicinanza di padre Haddad alla comunità musulmana sunnita di Qatana e dintorni, solidale con la rivolta, c’è una foto che mostra Abuna Haddad salutare calorosamente lo shaykh Shuayb (sotto) e un video amatoriale girato lo scorso maggio a Qatana durante le condoglianze per l’uccisione da parte di forze lealiste di un notabile sunnita locale, Abu Ayman Omar, padre di un giovane arrestato dai servizi di sicurezza dell’aeronautica.

Anche altre regioni siriane sono da mesi teatro di rapimenti a scopo di estorsione attribuiti a gruppi armati non sempre riconducibili al regime o ai ribelli dell’Esercito libero o di altre piattaforme.Avviene a Wadi al Nasara (la Valle dei cristiani), a ovest di Homs, ma anche in altre regioni dove ci sono le minoranze come a Salamiye (ismailiti) e Suwayda (drusi).

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