http://znetitaly.altervista.org
18 agosto 2012

Il conflitto siriano ha attraversato il confine, e ritorna il fantasma della guerra civile in Libano
di Robert Fisk
Traduzione di Maria Chiara Starace

I sequestri  fatti da Libanesi ‘risvegliano ricordi della guerra civile’. Gli Arabi del Golfo scappano da Beirut. Il partito libanese Hezbollah invia 1.500 uomini ad aiutare Bashar al-Assad. L’ex ministro libanese è accusato di un complotto terroristico in Siria.  La ‘tracimazione’ [oltre confine]  – è il nuovo stereotipo per il Libano all’ombra  della guerra siriana – sta rapidamente diventando tanto disonesta quanto le bugie investite per promuoverlo. La paura quindi si diffonde in Libano come una cancrena quando ha bisogno che un chirurgo intervenga per tagliare.

Prima cosa, i rapimenti: 20, tutti di Musulmani Sunniti – uomini di affari siriani, un Turco e un Saudita, vicino alla strada che porta all’aeroporto di Beirut, una superstrada controllata da Hezbollah filo-iraniano, filo-siriano e molto musulmano sciita. I Sauditi, i capi degli Emirati e i Qatarioti, hanno esortato i loro cittadini ad abbandonare i luoghi di perdizione di Beirut. Sì, i rapimenti erano stati come benzina sul fuoco delle prime settimane della guerra civile libanese durata dal 1975 al 1990. La ragione di questi rapimenti è però molto meno chiara.

Dobbiamo guardare il caso di Hassan Selim Moqdad, per il quale sono tenuti in ostaggio questi ultimi Libanesi. Hassan è un Libanese sciita, catturato dal  libero esercito siriano nell’interno della Siria e ripreso con una videocamera mentre mormorava che era un membro di Hezbollah, e che faceva parte di un contingente  di 1.500 uomini di combattenti Hezbollah mandati in aiuto di Assad. Gli Americani hanno accusato Hezbollah di aiutare  il regime di Assad e hanno quindi ulteriormente inasprito quei Libanesi sunniti che odiano Assad quasi quanto i deputati libanesi di Hezbollah nel parlamento libanese, e il suo controllo del governo di Beirut.

Si dà il caso che ci siano 17.000 Moqdad in Libano, tutti membri della stessa tribù, che però non comprende soltanto Sciiti, ma  Sunniti e anche Cristiani Ortodossi. E Hassan Moqdad, lungi dall’essere arrivato in Siria con una legione di combattenti Hezbollah era restato là – a quanto dice sua moglie – da prima che iniziasse la rivolta 18 mesi fa, a causa di problemi finanziari che aveva in Libano. Una volta risolte le difficoltà economiche, Hassan stava tornando a casa in Libano, quando è stato rapito e magicamente trasformato in un guerriero di Hezbollah.  Hezbollah ha negato che  Moqdad fosse un suo membro, proprio come Hezbollah ha insistito nel dire che non ha milizie che combattono in Siria, un’affermazione che può avere il merito delle verità dal momento che Assad ha un sacco di uomini armati siriani in borghese, e non deve “noleggiarne” altri in Libano.

Il Partito di Dio, Hezbollah, non può negare che i 20 ostaggi di Beirut – tutti, tranne sei erano stati rilasciati la notte scorsa quando Maher  Moqdad (un altro dei famosi 17.000) ha annunciato la fine di questi rapimenti – erano stati portati in una zona che il governo tanto tempo fa aveva effettivamente consegnato al partito.    In realtà, tuttavia i rapimenti simboleggiano non il potere di Hezbollah, ma la assoluta impotenza del governo libanese diviso e autolesionista.

Maher Moqdad ha detto che uno dei siriani rapiti era un luogotenente dell’esercito che voleva unirsi ai ribelli. Nel frattempo, quegli stessi ribelli sostengono  di trattenere molte ‘spie’ iraniane catturate sulla strada per l’aeroporto di Damasco, anche se l’Iran dice che erano tutti in visita a un  santuario   fuori Damasco. Ma degli agenti segreti iraniani davvero prenderebberi un autobus che suscettibile di attacco, per andare all’aeroporto di Damasco? Il caso è abbastanza simile a quello dei 6 “miliziani” iraniani catturati a Homs, che si sono poi rivelati essere dei regolari lavoratori della centrale elettrica.

Ora che Michel Samaha, ex-ministro, ex-deputato, e sostenitore libanese di Assad, è accusato di avere complottato per far saltare in aria i politici libanesi per conto del maggiordomo della sicurezza siriana, il generale Ali  Mamlouk, la ‘cospirazione del terrore’ – senza uno straccio di prova rivelata pubblicamente – è diventata un fatto. Come la quantità  di rapine in banca intorno a Beirut, le battaglie tra clan nella Valle della Bekaa, e l’offensiva armata contro le truppe libanesi che tentano di  distruggere i campi di hashish del paese, tutto questa ‘gara di tiro’ non è fatta esattamente per invitare i turisti e gli investitori del Golfo Persico a visitare Beirut piena di sole. E non è stato un aiuto il fatto che il Primo ministro, Najib Mikati, annunciasse che i rapimenti “ci riportano ai giorni della dolorosa guerra (civile).” E, suppongo, che non c’è neanche un chirurgo che possa di nuovo mettere insieme il Libano.

Domanda e riposta: Perché la guerra siriana ha attraversato il confine.

Domanda: Perché il conflitto siriano sta attraversando il confine?

R. L’insurrezione che dura da 17 mesi  si sta trasformando  sempre di più in una guerra civile tra sette  e molte delle tensioni religiose locali si riflettono in Libano.  Molti Musulmani sciiti libanesi
appoggiano il presidente Assad, come anche gli Alauiti di quel paese (la dinastia di Assad appartiene alla setta Alauita). Il Libano ha anche una grande popolazioni di Musulmani Sunniti che appoggiano attivamente l’insurrezione per lo più sunnita.

D. Da che parte sta il governo libanese?

R. Attualmente al governo c’è il gruppo filo-Assad, dell’8 marzo, che è guidato dal partito Hezbollah , un gruppo militante Sciita che insieme all’Iran forma un’asse fondamentale di appoggio per il regime di Assad. Il governo deve però fare un’attenta azione di equilibrio riguardo alla Siria, in modo da non infiammare le tensioni.

D. Perché la politica è così influenzata dalla Siria?

R. Le truppe di pace siriane si sono spostati in Libano subito dopo lo scoppio della guerra civile di quel paese nel 1975, ma si sono trovati   intrappolati  nel conflitto. E’ stato soltanto nel 2005, 15 anni esatti dopo la fine della guerra, che le truppe siriane se ne sono andate. Il ritiro è stato innescato dalle proteste di massa nelle strade seguite all’uccisione del primo ministro libanese, Rafik Hariri, che voleva ridurre l’influenza siriana e della cui morte è stata  incolpata Damasco.  Pochi si aspettano una guerra in Libano, ma più la crisi siriana  si trascina, più la situazione diventa destabilizzante per il suo vicino più piccolo.


Da: Z Net – lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/syrias-conflict-has-crossed-the-border-and-the-ghost-of-lebanons-civil-war-returns-by-robert-fisk

Originale: The Indipendent

top