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giovedì 13 dicembre 2012 16:11

Nato:"regime siriano al collasso"

Dopo "la presa d'atto" moscovita, il segretario generale della Nato dichiara: "il regime di Bashar al-Assad è al collasso." Sembra proprio il capolinea di una follia.

"Quello di Bashar al-Assad è un regime al collasso. Invitiamo il presidente siriano a prenderne atto ed a consentire un ordinato passaggio dei poteri." Più chiaro di così il segretario generale della Nato non poteva essere. Sono state le parole del Cremlino - la dirigenza moscovita ha ammesso esplicitamente che Damasco ormai guida un esercito in rotta e le perdite territoriali sono quotidiane e impressionante- a indurlo a uscire allo scoperto, non tanto parlando di regime al collasso, questo era chiaro a tutti da settimane, ma con l'appello ad Assad a consentire un ordinato passaggio dei poteri. Forse- e sia chiaro il fortissimo senso dubitativo insito nel termine - è l'ultimo treno per Assad, per una fuga che scongiuri scenari apocalittici, improbabili ma non impossibili.

La rabbia della popolazione siriana con chi li ha lasciati arrostire nella pentola ba'thista per oltre diciotto mesi è evidente in queste ore. Evidente e comprensibile. Ora il problema è capire come si potranno evitare "naturalissime" vendette, sopratutto nei confronti di quegli alawiti che Assad ha condotto "collettivamente" nel gorgo della vergogna sebbene sia evidente che non tutti gli alawiti sono colpevoli degli errori perpetrati da Assad e dalle sue squadracce alawite.

Dovrebbero essere ore di gioia per l'imminente caduta di un criminale colpevole dei più orrendi crimini contro l'umanità. Dovrebbe essere l'ora della festa per lo scampato pericolo di una divisione della Siria. Assad non sembra riuscito neanche a costruirsi la sua ridotta. E invece sono ore di vergogna, per la solidarietà offerta da tanti di noi, nei nostri Paesi, a questo regime di assassini, stupratori, torturatori, e per i rischi che l'ignavia occidentale ha scaraventato sul futuro della Siria. Due le ombre: i gruppi "quasi qaedisti", rafforzatisi proprio in virtù dell'abietta condotta occidentale, e il pericolo di vendette contro la comunità alawita. In un paese dove ci sono milioni di profughi, dove si sono impiegati i caccia per bombardare i centri abitati, dove l'inimmaginabile è stato per diciotto lunghissimi mesi un sogno, il pericolo è "naturale" e concreto. Meglio capirlo subito. Anche se c'è la possibilità che i siriani ci stupiscano ancora e si dimostrino nuovamente molto migliori di noi.

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