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30 luglio 2012

Siria, 200mila persone via da Aleppo.
Panetta: "Il regime si scava la fossa"

Si aggrava l'emergenza umanitaria nella seconda città siriana, con l'esercito di Assad che continua a bombardare. Il regime: "Schiacceremo i ribelli". La Giordania apre un primo campo profughi al confine

LE BOMBE non si fermano su Aleppo, secondo città siriana e nuova roccaforte dei ribelli anti-Assad. Un'offensiva che sta diventando una strage: in una settimana quasi 200 civili sono stati uccisi e 200mila persone hanno lasciato le loro case per andare nei campi oltre i confini. Un attacco che, dice Leon Panetta, segretario alla Difesa Usa, non fa altro che "scavare la fossa" del regime di Bashar al Assad. Malgrado la gravità della situazione, la diplomazia non riesce a trovare un accordo, con il consiglio di sicurezza dell'Onu bloccato e la situazione sul campo che diventa sempre più drammatica.

Valerie Amos, responsabile per le operazioni umanitarie delle Nazioni Unite, ha spiegato che 200mila persone sono in fuga da Aleppo e dintorni. E ha chiesto alle forze in campo di garantire alle organizzazioni umanitarie "l'accesso in sicurezza" alla città: "Chiedo a tutti i partecipanti ai combattimenti di non prendere i civili come bersaglio. E' molto difficile per le agenzie umanitarie assistere le famiglie sfollate".

"Ad Aleppo - ha continuato la Amos - molta gente si è temporaneamente rifugiata in scuole o altri edifici pubblici nelle zone più sicure e necessita con urgenza di cibo, coperte e acqua potabile". La Giordania ha comunicato ufficialmente di aver aperto il suo primo campo profughi vicino al confine con la Siria da dove, secondo Amman, ogni giorno arrivano mille-duemila persone che vanno ad aggiungersi alle oltre 140.000 già presenti sul suo territorio.

Mentre il governo di Assad canta "vittoria" a Damasco e aggiunge minaccioso che i ribelli saranno schiacciati ad Aleppo, gli oppositori hanno affermato di aver respinto gli assalti dell'esercito, in particolare contro il loro quartiere-roccaforte Salah ad Din. Ma hanno anche chiesto una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza dell'Onu per fermare "i massacri di civili che il regime si prepara a compiere" e l'istituzione di 'una no fly zone' nel nord del Paese per impedire all'aeronautica militare siriana di attaccare dal cielo.

Anche il governo di Parigi chiederà una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza, di cui la Francia assumerà la presidenza ad agosto, a livello di ministri degli Esteri. Lo ha annunciato il capo della diplomazia Laurent Fabius che ha definito "boia" il presidente Assad.

L'occidente dovrà superare le resistenze di Mosca e Pechino. In un'intervista al quotidiano britannico Times, il primo ministro russo Dmitri Medvedev ha insitito sul fatto che le divergenze sulla Siria non sono così grandi come molti credono. E dopo aver lasciato intendere che la pazienza di Mosca con Assad sta finendo, ha aggiunto che ora è necessario fare il possibile per evitare una guerra civile: "Non so come sarà l'equilibrio politico in futuro e quale ruolo assumerà Assad al suo interno. Questo deve essere deciso dal popolo siriano. I nostri partner ci stanno spingendo a un'azione più forte. Ma poi la domanda è: dove finiscono le risoluzioni e inizia l'azione militare?". Il governo russo, ha ribadito Medvedev, non accetterà interventi stranieri né risoluzioni onu che spianino la strada a un'operazione militare. E con riferimento a quanto accaduto con la Libia, ha commentato che qualunque fosse la situazione, "imporre la democrazia" dall'esterno non era la giusta risposta.

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