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16/01/2013

Acqua Pubblica, il 2013 l’Anno della Svolta?
di Caterina Amicucci

In un articolo di qualche giorno fa, il Corriere della Sera ha finalmente rotto il silenzio nostrano su una notizia ormai nota da tempo, come si desume dal titolo proposto dal giornale di Via Solferino:”Due anni di acqua pubblica a Parigi: risparmiati 70 milioni e bollette più basse”.

Nel 2010 il comune di Parigi non ha rinnovato la concessione a Veolia e Suez e ha creato un ente di diritto pubblico, Eau de Paris, ripublicizzando interamente la gestione del servizio idrico. Il primo importante passo in questo senso compiuto da una capitale europea, cui hanno fatto seguito provvedimenti simili in altre città della Francia, il referendum italiano e le consultazioni popolari di Berlino e Madrid.

Ma in Italia che cosa succede veramente? I governi che si sono alternati nell’ultimo anno e mezzo hanno profuso impegno nell’affossare il risultato referendario e tra un panettone e un torrone, il 28 dicembre, l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas ha approvato il nuovo merito tariffario transitorio. Con esso ha riproposto il profitto garantito ai gestori e varato regole addirittura peggiorative rispetto alla situazione pre-referendaria.

Apparentemente una disfatta per i movimenti dell’acqua, ma guardando con più attenzione a quanto sta accadendo anche nel nostro paese la situazione appare un po’ diversa. A partire dal 14 giugno 2011, l’intero estabilishment politico-economico è entrato in fibrillazione per trovare il modo di reintrodurre quanto abolito del referendum.

Gli sforzi di Berlusconi e Monti sono stati vanificati dalla sentenza 199/2012 della Consulta, che li ha bollati senza mezzi termini come incostituzionali, rispendendoli così al mittente. A Roma il sindaco Gianni Alemanno ha giocato un’audace partita, utilizzando mezzi definiti irregolari dal Consiglio di Stato, per cedere ai privati un ulteriore 21 per cento di ACEA.

L’operazione è stata fermata da una coalizione sociale così ampia come nella Capitale non si vedeva da tempo. Intanto nel nord Italia viene lanciato il progetto di multiutility, che prevede la creazione di un oligopolio pubblico-privato regionale per la gestione dei servizi locali sul quale il dibattito ultimamente sembra aver perso trazione.

Sul fronte opposto il Comune di Napoli ha trasformato ARIN in un’azienda speciale che si chiama ABC (Acqua Bene Comune). Poco prima di Natale il Consiglio Comunale di Reggio Emilia, il cui sindaco Graziano Delrio è presidente dell’ANCI, ha votato una mozione che indica la necessità di uscire da IREN e avviare un’analisi propedeutica alla nascita di un soggetto pubblico. La decisione di Reggio Emilia ha innescato un vero e proprio effetto domino.

A Piacenza e in altri comuni della Provincia è partita la rivolta contro IREN, che non ha realizzato i consistenti investimenti promessi a causa di una prevedibile crisi finanziaria dovuta a una politica di indebitamento necessaria a garantire i dividendi agli azionisti.

Nel Lazio la Corte di Appello di Roma ha accolto il referendum propositivo sulla legge di iniziativa popolare sulla gestione pubblica dell’acqua promosso dal Coordinamento Romano Acqua Pubblica e fatto proprio da più di 40 comuni della regione. Analoga iniziativa è attualmente in corso in Calabria.

Infine in Sicilia l’Assemblea Regionale recentemente insediata, nel riordinare il servizio idrico, ha dato ragione a quei sindaci che si erano rifiutati di eseguire il diktat della precedente giunta, il quale che prevedeva l’obbligo della consegna delle reti alla società pubblico- privata Girgenti Acque.

È evidente che l’impatto dell’esito referendario ha scavato un solco molto più profondo nella società italiana di quello che politici e affaristi si affannano a far credere. Il regalo dell’authority ai gestori privati è l’ultimo sussulto di un castello di carte che si sta sbriciolando dalle fondamenta.

Il processo verso la ripublicizzazione è ormai avviato in maniera irreversibile. È solo questione di tempo, c’è da star certi che il 2013 porterà ulteriori avanzamenti in direzione della riappropriazione dell’acqua e del servizio idrico.

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