Greenpeace
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18 Ottobre 2013

“Gli attivisti di Greenpeace non sono pirati”: 11 Premi Nobel scrivono a Putin

Undici Premi Nobel per la pace hanno scritto una lettera congiunta al Presidente russo Vladimir Putin per sostenere i 28 attivisti di Greenpeace e i due giornalisti freelance trattenuti per due mesi in custodia cautelare dalle autorità russe con l’accusa di pirateria. I firmatari sostengono gli sforzi per proteggere l'Artico dallo sfruttamento petrolifero e dal cambiamento climatico.

Undici Premi Nobel per la pace hanno scritto una lettera congiunta al Presidente russo Vladimir Putin per sostenere i 28 attivisti di Greenpeace e i due giornalisti freelance trattenuti per due mesi in custodia cautelare dalle autorità russe con l’accusa di pirateria.

Nella lettera i Nobel (l’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, la guatelmateca Rigoberta Menchu, l’ex presidente del Costa Rica Oscar Arias Sanchez, le pacifiste nordirlandesi Betty Williams e Mairead Maguire, la pacifista statunitense Jody Williams, la liberiana Leymah Gbowee, la yemenita Tawakkol Karman, l’avvocato e pacifista iraniana Shirin Ebadi, l’ex presidente di Timor Est Jose Ramos Horta e l’argentino Adolpho Perez Esquivel) chiedono al President Putin “di fare tutto il possibile per assicurare che cada l’accusa di pirateria, eccessiva, nei confronti dei 28 attivisti  di Greenpeace e dei due giornalisti freelance, e che ogni accusa contestata trovi riscontro nel diritto internazionale e nella legge russa”.

 Descrivendo l’Artico come “tesoro prezioso dell’Umanità”, i firmatari sostengono gli sforzi per proteggere questa Regione dallo sfruttamento petrolifero e dal cambiamento climatico.

“Le trivellazioni petrolifere nell’Artico sono un’impresa ad alto rischio. Una fuoriuscita di petrolio in queste acque avrebbe un impatto catastrofico su uno degli ultimi ambienti integri del Pianeta, sulle comunità che vi abitano e su specie animali già minacciate d’estinzione. I rischi di simili incidenti ci sono sempre e i piani di risposta dell’industria petrolifera sono totalmente inadeguati. I cambiamenti climatici ci minacciano tutti, ma sono i più vulnerabili del Pianeta che pagheranno i costi maggiori se i Paesi più sviluppati non agiscono ora”.

L'equipaggio dell'Arctic Sunrise, gli attivisti e i due giornalisti freelance a bordo della nave sono nelle mani delle autorità russe da giovedì 19 settembre, quando la Guardia Costiera ha abbordato e sequestrato la nave rompighiaccio di Greenpeace in acque internazionali. Dal 24 settembre sono detenuti in strutture di detenzione preventiva intorno alla città di Murmansk.

L'appello degli 11 Nobel si aggiunge a quello lanciato dalle Madri di Plaza de Mayo proprio ieri e al milione e mezzo di firme arrivate in poche settimane da tutto il mondo per chiedere che Cristian e gli altri #Arctic30 vengano liberati immediatamente.

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