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6 Nov 2013

Greenpeace: il 22 novembre l’udienza sui 30 detenuti in Russia

A Mosca protesta degli attivisti. E il Parlamento italiano chiede che si attivi l'ambasciatore italiano presso le Nazioni Unite

Il Tribunale Internazionale del Diritto del Mare si pronuncerà il 22 novembre prossimo sulla richiesta dell’Olanda contro la detenzione in Russia degli attivisti di Greenpeace, fermati per la protesta nel mar Artico, a bordo del rompighiacci ‘Artic Sunrise’. Lo ha deciso la Corte, massima istanza internazionale in Diritto del Mare, dopo aver ascoltato le richieste dell’Olanda e testimonianze di Greenpeace; assente la Russia, che non riconosce la competenza del Tribunale.

L’udienza, durata circa due ore e mezza, si è aperta con l’intervento del giurista del ministero degli Esteri olandese, Liesbeth Lijnzaad, che ha chiesto la libertà immediata degli attivisti che erano a bordo dell’imbarcazione, battente bandiera olandese. Tra i 28 attivisti fermati, anche l’italiano Christian D’Alessandro.

Intanto a Mosca la polizia fluviale ha fermato quattro attivisti di Greenpeace che oggi, a bordo di gommoni lungo il fiume Moscova, nella capitale russa, hanno manifestato per la liberazione dell’equipaggio dell’Arctic Sunrise.

Greenpeace ritiene che esistano «motivi sufficient» per una «liberazione immediata» dell’equipaggio. Secondo Kumi Naidoo, direttore della ong, il 19 settembre la nave si trovava in acque internazionali nel Mare di Barents (l’Artico a nord di Russia e Norvegia), quando e’ stata bloccata dalle motovedette russe, con l’arresto delle 30 persone a bordo, 26 delle quali non russe. Una tale procedura secondo Greenpeace è ammessa dal diritto marittimo solo in caso di pesca illegale, di danni ambientali e in “uno o due altri casi”. «Noi non ricadiamo sotto alcuna di queste fattispecie – ha concluso Naidoo -. Speriamo che nel giro di un paio di settimane il tribunale prenda una decisione, che questa decisione confermi la posizione che abbiamo preso e che i nostri attivisti siano liberati».

In Italia si mobilitano i parlamentari Pd-Scelta civica-SeL: «Qualora non sia stato fatto, e’ opportuno che la Farnesina valuti di attivare l’ambasciatore italiano presso le Nazioni Unite per seguire da vicino le udienze al Tribunale Internazionale del Mare sul caso Greenpeace e informi tutti gli italiani». E’ quanto dichiarano i deputati Michele Anzaldi (Pd) e Bruno Molea (Scelta civica), e la senatrice Alessia Petraglia (Sel). «La principale speranza- spiegano i parlamentari- che gli attivisti di Greenpeace, tra cui anche l’italiano Christian D’Alessandro, hanno di tornare a casa e’ riposta nel Tribunale del Mare, istituzione internazionale nata nell’ambito dell’Onu. Il ministero degli Esteri spieghi se la nostra rappresentanza permanente presso le Nazioni Unite a New York sta facendo tutto quanto in suo potere per contribuire alla risoluzione della vicenda, che sta diventando sempre di piu’ una disputa tra Stati, con la Russia che ha addirittura deciso di disertare le udienze per la prima volta nella storia della corte».

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