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2013-12-27

100 giorni dopo il sequestro, gli Arctic30 lasciano la Russia.

Il momento che abbiamo atteso per settimane è arrivato: gli Arctic 30 stanno andando a casa. Da ieri infatti tutti i 26 cittadini non russi hanno un visto di uscita. Il primo a lasciare la Russia è stato Dima Litvinov, passando in treno il confine con la Finlandia ieri attorno alle 20:30 ora locale (17:30 GMT). Gran parte dei suoi compagni sono partiti da San Pietroburgo oggi e altri lo faranno nel fine settimana.

Anche Cristian è finalmente a casa, essendo atterrato all'ora di pranzo all'aeroporto di Napoli.

Siamo più tranquilli, ma non dimentichiamo che gli Arctic30 erano stati incarcerati lo scorso 18 settembre solo per aver manifestato pacificamente per difendere l'Artico dalle mire estrattive di Gazprom. Il giorno successivo, il 19 settembre, la nostra Arctic Sunrise era stata abbordata in acque internazionali da agenti di sicurezza russi, per venire poi rimorchiata a Murmansk dove i trenta sono stati poi arrestati.

Accusati assurdamente prima di pirateria, poi di vandalismo, hanno passato settimane in carcere per un qualcosa che non avevano mai commesso, pur essendo solo colpevoli di pacifismo.

Prima di riunirsi con la propria famiglia, Cristian ha commentato: "Ci siamo, ce l'abbiamo fatta. E' stato un onore per me vivere tutto quello che abbiamo passato insieme al capitano (Peter Willcox, ndr.) che era a bordo della prima 'Rainbow Warrior' quando fu bombardata e affondata dai servizi segreti francesi nel 1985. Un piacere passare attraverso queste difficoltà con alcuni dei membri dell'equipaggio del mio primo viaggio sull''Arctic Sunrise', e con i nuovi marinai che ho incontrato. E' un piacere aver incontrato personalmente alcuni dei quasi 140 appartenenti alla squadra di appoggio, che ha lavorato intensamente per renderci la vita più facile. E sarò per sempre grato ai milioni di persone in tutto il mondo che ci hanno sostenuto negli ultimi tre mesi. E' strano pensare che in qualche modo è stata una grande esperienza: di sicuro ha cambiato le nostre vite. Alla Gazprom, alla Shell e a tutte le compagnie che intendono perforare l'Artico in cerca di petrolio possiamo dire che la campagna di Greenpeace non si ferma qui, e non si fermerà fino a quando questo ecosistema così fragile, e così importante per il clima terrestre, non sarà protetto".

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