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24 settembre 2013

Attivisti di Greenpeace arrestati dai russi: l’accusa è pirateria. Ma gli ambientalisti smentiscono

Sulla pagina Facebook di Greenpeace Italia si legge che «L’Arctic Sunrise è arrivata vicino Murmansk. Questa è la prima foto dei nostri attivisti da quando giovedì scorso la Guardia Costiera russa ha abbordato la nave. Non siamo tranquilli, la situazione è ancora poco chiara. Perché le autorità russe stanno tenendo in fermo l’Arctic? Di cosa verranno accusati Cristian e il resto dell’equipaggio? Liberateli subito!».

Secondo quanto scrive Ria Novosti, l’’Arctic Sunrise, «E’ stata condotta nella baia di Kola, (Mare di Barents)» e Evguenia Beliakova, coordinatrice de Greenpeace Russia, a bordo del rompighiaccio conferma che «Verso le ore 7,00, l’Artic Sunrise è entrata nella baia di Kola. Siamo di fronte alla città di Severomorsk (a circa 20 km da  Murmansk)».

I russi dicono che «Una trentina di militanti di Greenpeace che si trovavano a bordo del rompighiaccio Arctic Sunrise battente bandiera olandese, mercoledi scorso hanno tentato di scalare la piattaforma petrolifera Prirazlomnaya di Gazprom, nel Mare della Pečora. Le guardie di frontiera russe hanno aperto il fuoco di avvertimento per obbligare il capitano dell’Arctic Sunrise a fermare i motori. Dopo il rifiuto del capitano, le guardie di frontiera giovedi sera hanno preso il controllo del rompighiaccio attraverso un elicottero».

Ora si viene a sapere che già il 20 settembre, il giorno dopo l’assalto alla nave di Greenpeace, il Comitato di inchiesta della Russia aveva annunciato che «L’azione organizzata dagli ecologisti potrebbe essere considerata come un atto di pirateria» ed il portavoce Comitato di inchiesta, Vladimir Markin, ha detto oggi che gli attivisti di Greenpeace, «Verranno perseguiti indipendentemente dalla loro nazionalità». Markin. L’Sfb, il Servizio federale di sicurezza che e il gemello putiniano del Kgb sovietico, ha precisato che «Una volta che la nave arriverà nel porto di Murmansk, il suo equipaggio sarà sottoposto a delle procedure giuridiche».   I giuristi di Greenpeace International sperano di essere autorizzati ad incontrare i militanti ambientalisti arrestati dai russi.

Greenpeace International ha poi risposto  alle accuse del Comitato di inchiesta della Russia e del Fsb:  «Poche ore fa le autorità russe hanno pubblicato una dichiarazione sugli attivisti di Greenpeace a bordo della nave Arctic Sunrise. La dichiarazione riporta che il Northwestern Federal District Investigations Directorate ha aperto un’indagine sulla possibilità del reato di pirateria ma – al contrario di quanto riportano i media – non conferma che l’equipaggio sia stato accusato di pirateria. La nave di Greenpeace al momento si trova nelle vicinanze del porto di Murmansk».

Secondo il direttore esecutivo di Greenpeace International Kumi Naidoo, «Quando i governi del mondo non rispondono agli avvertimenti della scienza sulle conseguenze del cambiamento climatico, nell’Artico e altrove, le proteste pacifiche sono cruciali. Qualsiasi accusa di pirateria contro degli attivisti pacifici non ha alcun valore secondo il diritto internazionale. Non ci faremo intimidire da queste accuse e chiediamo l’immediato rilascio dei nostri attivisti».

Greenpeace porta a sostegno delle sue tesi la dichiarazione pubblicata on-line dall’esperto di diritto internazionale Stefan Kirchner: «Etichettare atti diversi dalla pirateria come pirateria può danneggiare gli sforzi internazionali anti-pirateria…Tutti gli Stati dovrebbero astenersi dall’utilizzo di termini che si riferiscano ad atti che non equivalgono a pirateria».

Gli ambientalisti ricordano che «Secondo il Codice Penale Russo, la pirateria non si applica né alle piattaforme petrolifere come la Prirazlomnaya né a proteste pacifiche» e sottolineano: «Secondo l’articolo 106 della Convenzione dell’Onu sul diritto del mare “Quando il sequestro di una nave o aeromobile sospettati di pirateria è stato effettuato sulla base di prove insufficienti, lo Stato che ha disposto il sequestro è responsabile, di fronte allo Stato di cui la nave o aeromobile hanno la nazionalità, di qualunque perdita o danno causato da tale sequestro”».

Greenpeace che nei giorni scorsi ha organizzato diverse manifestazioni davanti alla ambasciate russe di tutto il mondo, chiede di scrivere anche all’ambasciata della Federazione Russa a Roma. Ecco il testo dell’e-mail che può essere inviato dal sito dell’associazione:

«Giovedì 19 settembre, la Guardia Costiera Russa ha abbordato la nave di Greenpeace Arctic Sunrise e ha arrestato 30 attivisti a seguito di una protesta pacifica contro le operazioni di trivellazione nell’Artico di Gazprom. La nave Arctic Sunrise si trovava in acque internazionali, elemento questo che fa dell’irruzione della Guardia Costiera un atto illegale. Il 18 settembre, la Guardia Costiera ha arrestato due attivisti di Greenpeace che stavano scalando la piattaforma petrolifera off-shore Prirazlomnaya di Gazprom. Gli attivisti stavano protestando in maniera pacifica contro le operazioni di trivellazioni petrolifere che la compagnia stava conducendo nelle acque artiche del Mare della Pecˇora. I due attivisti sono stati trattenuti contro la loro volontà e senza rappresentanza legale. Greenpeace si trova nella Russia Artica per rendere testimonianza ed esprimere una opposizione non violenta contro i distruttivi e spericolati piani di trivellazione delle compagnie petrolifere. La nostra protesta pacifica è stata repressa con forza estrema e sproporzionata da parte della Guardia Costiera Russa, che mercoledì ha sparato 11 colpi d’avvertimento alla nostra nave e ha minacciato i nostri attivisti con coltelli e pistole.

Oggi stiamo conducendo una protesta pacifica di solidarietà davanti a questa ambasciata a supporto dei nostri attivisti, per chiedere che vengano liberati dalle autorità russe. Vi esortiamo a trasferire le nostre richieste al governo russo senza indugio.

Chiediamo di:

- Liberare i nostri 30 attivisti che sono stati arrestati dalla Guardia Costiera Russa mentre intraprendevano una protesta pacifica contro la piattaforma Prirazlomnaya di proprietà della Gazprom;

- Rilasciare la nave di Greenpeace Arctic Sunrise;

- Dare la priorità a valutare l’impatto ambientale delle attività delle compagnie petrolifere nell’Artico, e non alle intimidazioni aggressive verso dimostranti pacifici.

La vera minaccia all’Artico non viene da Greenpeace, ma dalle compagnie petrolifere come Gazprom. Noncurante del bisogno urgente di proteggere l’Artico, Gazprom è determinata a trivellare in quei remoti mari ghiacciati per estrarre quegli stessi combustibili fossili che stanno surriscaldando il nostro pianeta e sciogliendo i ghiacci. Una fuoriuscita di petrolio nell’Artico sarebbe irreparabile. Un evento del genere devasterebbe l’ecosistema locale.

Vi esortiamo a trasferire immediatamente queste richieste al governo russo a Mosca, per aiutarci a ottenere un rilascio immediato dei 30 attivisti e della nostra nave dalla custodia delle autorità russe».

 per protestare contro le trivellazioni. Contro di loro è stata aperta in Russia un’inchiesta per pirateria. L’ha annunciato Vladimir Markin, portavoce della Commissione investigativa russa. Lo stesso dicastero, conosciuto come la Fbr russa, dove erano stati imbastiti i processi contro i partecipanti alla protesta svoltasi alla viglia dell’insediamento di Vladimir Putin per il terzo mandato presidenziale. Il reato di pirateria, contestato agli attivisti dell’organizzazione ambientalista, prevede fino a 15 anni di carcere. Tra di loro c’è anche un militante italiano, si chiama Cristian D’Alessandro ed è originario di Napoli. E’ stato fermato dalle autorità russe insieme ad altri 29 militanti di Greenpeace provenienti da vari paesi e membri dell’equipaggio della nave Arctic Sunrise, dopo le proteste contro le trivellazioni offshore nell’Artico. Gli attivisti verranno perseguiti “indipendentemente dalla loro nazionalità” perché secondo le autorità violato la legge russa all’interno della zona economica esclusiva del Paese, ha detto il portavoce della Commissione investigativa. I militanti ecologisti, accusati di pirateria, sono tutti stranieri, tranne quattro russi. Greenpeace difende i suoi attivisti: “La nostra nave si trovava in acque internazionali ed è stata abbordata illegalmente”.

Il rompighiaccio battente bandiera olandese, su cui si trovavano gli attivisti, è stato prima preso d’assalto da persone armate scese da un elicottero e poi rimorchiato dalla guardia costiera russa per tre giorni, attraverso il Mare di Barents, nel porto di Murmansk, città dell’estremo Nord russo. E’ giunto nello scalo il 24 settembre. Una quindicina di rappresentanti diplomatici di ambasciate e consolati di altrettanti Paesi, tra cui l’Italia, è arrivata a Murmansk ed è salita a bordo della nave Arctic Sunrise per incontrare i propri connazionali. “Cristian D’Alessandro sta bene, è in ottime condizioni fisiche e psicologiche”, ha riferito all’Ansa il console generale di San Pietroburgo Luigi Estero, dopo che il suo vice ha incontrato il giovane a bordo della nave. ”Cristian ha riferito di non aver subito alcun maltrattamento e di voler rassicurare la famiglia”, ha aggiunto il console generale. Il giovane ha ribadito il carattere pacifico del blitz contro la piattaforma petrolifera e ha precisato di essersi imbarcato con un regolare contratto da marittimo, che scade a novembre.

Tutti gli attivisti di Greenpeace che hanno partecipato alla protesta contro le trivellazioni offshore nell’Artico saranno interrogati da agenti della Commissione investigativa russa e “i più attivi” fra loro saranno arrestati. Lo ha fatto sapere la Commissione. Non è chiaro quanti di loro rischino l’accusa di pirateria, che oltre a una pena detentiva comporta una multa di 500mila rubli (circa 11.600 euro). Due degli attivisti avevano cercato di arrampicarsi sulla piattaforma Prirazlomnaya, mentre altri li assistevano a bordo di piccoli gommoni. “Quando un’imbarcazione straniera piena di attrezzature tecniche di cui non si conosce l’utilizzo e un gruppo di persone che si definiscono membri di un’organizzazione ambientalista cercano niente meno che di fare un blitz contro una piattaforma per trivellazioni, allora sorgono dubbi logici sulle loro intenzioni”, ha detto il portavoce della Commissione investigativa. Gli attivisti, ha dichiarato, hanno costituito una minaccia per il lavoro della piattaforma. “Simili attività non soltanto violano la sovranità di uno Stato, ma potrebbero anche essere una minaccia per la sicurezza ambientale dell’intera regione”, si dice nella nota sul sito della Commissione firmata da Markin.

Greenpeace sostiene invece che, ai sensi del diritto internazionale, le autorità russe non avessero il diritto di salire a bordo di Arctic Sunrise. Un attivista del gruppo ha raccontato ad Associated Press che agenti della guardia costiera hanno picchiato e preso a calci alcune persone che si trovavano a bordo dell’imbarcazione. Greenpeace ha fatto sapere che gli attivisti che si trovano su Arctic Sunrise provengono da: Argentina, Australia, Brasile, Regno Unito, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Italia, Olanda, Nuova Zelanda, Polonia, Russia, Svezia, Svizzera, Turchia, Ucraina e Stati Uniti. L’associazione ambientalista contesta e respinge le accuse di pirateria elevate contro gli attivisti della nave Arctic Sunrise. Secondo Mikhail Kreindlin, portavoce russo di Greenpeace, le accuse sollevate contro gli attivisti sono assolutamente infondate. “L’articolo 227 del codice penale sulla pirateria indica una caratteristica qualificante perché possa configurarsi l’ipotesi di reato: la cattura di una nave con l’uso della violenza, al fine di appropriarsi di proprietà di qualcun altro”. Mentre gli attivisti arrestati non hanno messo in atto azioni che “possano rientrare nell’ambito previsto dall’articolo del codice contro la pirateria”, ha spiegato Kreindlin che è anche un esperto di diritto ambientale. I rappresentanti di Greenpeace arrivati a Murmansk sostengono che non siano finora riusciti a contattare gli attivisti arrestati.

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