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9 novembre 2013

Tifone Haiyan, ecatombe nelle Filippine 10.000 morti

Il bilancio stilato dalle autorità filippine è comunque tragicamente destinato ad aumentare: si tratta infatti di un conteggio di massima basato esclusivamente su quanto è stato potuto constatare a vista. Ma bisognerà fare il giro del Paese (moltissimi paesi sulla costa non sono stati ancora raggiunti dai soccorsi) per verificare qual è la situazione effettiva, senza contare le vittime già identificate nella vicina Samar.

Le previsioni non lasciano sperare nulla di buono. Manuel Roxas, ministro degli interni, ha dichiarato alla stampa che "nessuna struttura è rimasta in piedi fino a un chilometro all'interno. Non so descrivere quello che ho visto, è orribile". Roxas ha raccontato di aver visto le zone distrutte dalle onde alte fino a dieci metri, i cadeveri di centinaia di persone che hanno perso la vita a causa della furia devastatrice del tifone e cumuli di macerie con detriti e corpi allineati .

In moltissime zone del Paese mancano acqua, cibo ed elettricità. Vittime si conterebbero a Tacloban («I cadaveri sono distesi sulle strade», ha detto John Andrews, vice direttore generale delle autorità dell'aviazione che ha sorvolato l'area) e nella provincia di Samar.

Ci vorranno giorni per valutare l'impatto del tifone e conteggiare esattamente quanti morti ha causato. A Guian, ad esempio, i soccorsi non sono ancora arrivati, ma è stata la prima città (di 40mila abitanti) ad essere raggiunta da Haiyan.

In tutto, le persone coinvolte sono circa 4 milioni, di cui il 40 per cento minorenni. Le autorità filippine sono frustrate dall'intensità dei danni, e prorpio stamattina il presidente Benigno Aquino ha sbattuto la porta in faccia ai suoi collaboratori dopo una riunione di emeergenza.

Il tifone, che ha raso al suolo intere regioni, è uno dei più violenti mai registrati nell'ultimo decennio e dopo essersi abbattuto venerdì mattina sulla costa orientale dell'arcipelago ha traversato le isole di Leyete e Samar con venti che hanno raggiunto punte di 315 km/h.

Haiyan continua oggi il suo percorso sul Mare della Cina meridionale verso il Vietnam, dove il suo arrivo è previsto per oggi.

L'Unicef lancia l'allarme per i bambini vittime nelle Filippine del tifone Hayan. Una stima dell'organizzazione indica che potrebbero essere almeno 1,7 milioni. «Con circa 36 province segnalate dal governo che sono state investite dal tifone, il più forte mai scatenato in tutto il mondo, sappiamo che un numero significativo di bambini sarà stato duramente colpito», ha detto il Rappresentante Unicef nelle Filippine Tomoo Hozumi. «Le priorità dell'Unicef sono focalizzate su interventi salva-vita, la fornitura di farmaci essenziali e forniture alimentari, acqua potabile, kit igienici per bambini e famiglie», ha sottolineato il rappresentante.

La Supply Division dell'Unicef a Copenaghen sta caricando circa 60 tonnellate di aiuti di prima necessità, con ripari, kit medici e sanitari sui camion diretti verso l'aeroporto di Copenaghen per un ponte aereo d'emergenza e sta anche organizzando - tramite ponte aereo- l'invio di impianti per la depurazione delle acque e kit sanitari direttamente dai fornitori in Europa e in Asia a Manila. Gli aiuti arriveranno nelle Filippine martedì 12 novembre. Lo staff nel paese asiatico è stato riposizionato per fornire interventi di emergenza, con un maggior numero di operatori che andranno ad incrementare i team sul campo. L'Unicef chiede un sostegno per consentire di rispondere alle esigenze di tutti i bambini e le famiglie colpite.

Almeno 300 morti e 2.000 dispersi sono stati registrati nell'isola di Samar ed è la prima conferma di un disastro su vastissima scala, di proporzioni peggiori di quanto ci si aspettasse e sicuramente il più grave nella storia del paese asiatico. Gli abitanti dell'isola di Samar sono circa 733.000 e diverse aree non sono mai state raggiunte nei due giorni in cui Hayan ha colpito con forza.

Tacloban, capitale della provincia di Leyte, è «totalmente distrutta», hanno riferito diversi testimoni. «La gente», ha raccontato Andrew Pomeda, 36 anni, insegnante, «vaga per strada impazzita, per aver perso la famiglia o per cercare cibo. Molti sono diventati aggressivi e violenti e vi sono saccheggi dappertutto. Entro una settimana, se qui non arrivano i soccorsi, moriremo tutti di fame». La stima delle 10.000 vittime arriva da un vertice governativo che si è tenuto nella notte.

«Circa il 70-80% delle abitazioni che si trovavano lungo il percorso del tifone sono state distrutte», hanno affermato le autorità. A Washington il capo del Pentagono, Chuck Hagel, ha annunciato che gli Stati Uniti invieranno aiuti militari. «Il Comando militare americano del Pacifico interverrà in questa situazione, in una prima fase nelle operazioni di soccorso e di ricerca in mare», ha riferito un portavoce. Anche il Segretario generale delle nazioni Unite, Ban Ki-moon ha sollecitato le agenzie umanitari del Palazzo di vetro a «rispondere rapidamente» all'emergenza.

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