http://www.altreconomia.it
29 aprile 2013

Sì, la sostenibilità è ancora possibile
di Jared Diamond

Una grande esclusiva di Altreconomia: Jared Diamond, il celebre biologo e fisiologo statunitense che con Armi, acciaio e malattie ha vinto il Premio Pulitzer nel 1997, firma l'editoriale del numero di maggio. 
"Oggi mi dichiaro ancora cautamente ottimista -scrive-. Lo faccio perché sappiamo che il genere umano si crea i problemi da solo: dobbiamo allora sperare che sia anche in grado di risolverli".
Diamond è famoso anche per il volume Collasso, del 2005. Il suo ultimo libro è The world until yesterday (2013), ancora inedito in Italia.

L’evoluzione della razza umana è un processo collettivo: le società si evolvono perché l’intelligenza non è solo individuale. Allora dobbiamo tenere conto che vi sia anche la possibilità di regredire, oltre che di progredire. La storia moderna e quella antica sono piene di esempi clamorosi di regressione, come la caduta dell’Unione Sovietica, dell’Impero Romano d’Occidente, della civiltà Maya, o dell’Impero Khmer. Di che cosa è frutto dunque la cattiva gestione delle risorse, tipiche del genere umano (in passato come oggi)? Io credo ci siano una miriade di motivi per cui le persone e le società a volte fanno scelte sbagliate: la mancanza di conoscenza, la mancanza di esperienza di situazioni simili; interessi che collidono, e l’egoismo. Ma se guardiamo al tema della limitatezza delle risorse, io credo non abbiamo alternative. Risorse essenziali per l’uomo come l’acqua, il cibo, la terra, gli alberi, i pesci, sono limitate, che ci piaccia o no. O ci adattiamo alla limitatezza delle risorse in modi piacevoli a nostra scelta, oppure la limitatezza delle risorse si imporrà su di noi in modi sgradevoli non di nostra scelta (come malattie, fame, guerra). Nell’ultimo capitolo del mio libro “Collasso” indico una dozzina di grandi problemi che le società umane oggi devono risolvere. Se veniamo a capo di tutti i nostri problemi, tranne quello dell’acqua, o tranne quello del cambiamento climatico, o tutti i nostri guai, tranne il problema delle sostanze chimiche tossiche; ecco, uno qualsiasi di questi singoli problemi irrisolti sarebbe sufficiente a distruggere tutti noi. Cercare di identificare solo alcuni problemi “più importanti” è una ricetta disastrosa. Un po’ come in un matrimonio. Se si sente qualcuno chiedere “Qual è il singolo requisito più importante per un matrimonio felice?” si può star certi che è sull’orlo del divorzio. Nel mio ultimo libro, ancora inedito in Italia, guardo alle società tribali di oggi, e a quelle pre-moderne e “tradizionali”. Le società tradizionali sono piccole (da poche decine a poche centinaia o poche migliaia di persone), relativamente egualitarie, e con rapporti sociali che durano tutta la vita. Le società tradizionali sono molto più diversificate rispetto alle società con un governo centralizzato: le differenze tra due qualsiasi tra le società della Nuova Guinea sono maggiori delle differenze tra Italia e Stati Uniti. Quindi uno dei motivi per studiare società tradizionali è quello di comprendere la diversità del comportamento umano. Vale la pena di conoscere le società tradizionali, per imparare da loro: molte cose che fanno sono ammirevoli, e vale la pena di considerarne l’adozione per noi stessi. Ad esempio in tema di benessere, di educazione dei figli, di cura degli anziani. Il Worldwatch Institute, nel suo ultimo rapporto, si chiede “la sostenibilità è ancora possibile?”. Io credo che lo sia. Sappiamo perfettamente come gestire l’acqua, le foreste, la pesca, e le altre risorse in modo sostenibile; lo facciamo già, in alcuni casi, e non lo facciamo in altri casi. È una nostra scelta decidere se essere sostenibili. Non è appropriato parlare di transizione, resilienza, o qualcosa di diverso da sostenibilità, perché nel lungo periodo (e anche all’interno del breve periodo di pochi decenni), la non-sostenibilità è impossibile. Non abbiamo altra scelta, se non essere sostenibili. Oltre 20 anni fa, nel 1991, nel mio libro “Il terzo scimpanzè”, mi preoccupavo dell’“imminente declino del genere umano”, pensando alla sua capacità sistematica di autodistruzione che perdura da 50mila anni. Scrivevo anche che “ci sono molte ragioni per essere pessimisti”. Tuttavia già allora intravedevo una speranza e mi dichiaravo “cautamente ottimista”. Oggi mi dichiaro ancora “cautamente ottimista”. Lo faccio perché sappiamo che il genere umano si crea i problemi da solo: dobbiamo allora sperare che sia anche in grado di risolverli.

Jared Diamond è un celebre biologo e fisiologo statunitense. Con Armi, acciaio e malattie ha vinto il Premio Pulitzer  nel 1997. Collasso è del 2005. Il suo ultimo libro è The world until yesterday (2013), ancora inedito in Italia. Ha scritto questo editoriale per noi di Ae

top