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9 gennaio 2013

John Brennan contro un sedicenne
di Medea Benjamin
traduzione di Giuseppe Volpe

Il 16 ottobre 2011 il sedicenne Tariq Aziz partecipava a un incontro a Islamabad dove gli era insegnato come usare una videocamera in modo da documentare i droni che costantemente giravano in cerchio sopra il suo villaggio pachistano, terrorizzando e uccidendo la sua famiglia e i suoi vicini. Due giorni dopo, quando Aziz si stava dirigendo con il suo cugino dodicenne a un villaggio vicino a casa sua in Waziristan per raccogliere sua zia, la sua auto è stata colpita da un missile Hellfire. Premendo un pulsante, un pilota in una base USA a migliaia di miglia di distanza, ha vaporizzato istantaneamente i due; ne sono rimasti solo alcuni pezzi di carne.

In seguito il governo statunitense si è rifiutato di riconoscere la morte dei ragazzi o di spiegare perché erano finiti nel mirino. Perché avrebbero dovuto? Questo è un programma segreto dove nessuno è chiamato a rispondere delle proprie azioni.

Il principale architetto di questa politica dei droni che ha ucciso centinaia, se non migliaia, di innocenti, compresi 176 bambini nel solo Pakistan, è il capo dell’antiterrorismo del presidente Obama e sua scelta come prossimo direttore della CIA: John Brennan.

Nel mio recente viaggio in Pakistan, ho conosciuto persone i cui cari erano stati fatti a pezzi da attacchi dei droni, persone che sono state rese invalide a vita, giovani vittime senza speranze di un futuro e ansiose di vendetta. Per tutte loro non ci sono state scuse, non risarcimenti, nemmeno un riconoscimento delle loro perdite. Niente.

E’ per questo che quando John Brennan ha parlato al Centro Internazionale Woodrow Wilson, a Washington DC, lo scorso aprile e ha descritto le nostre politiche come etiche, sagge e conformi alla legge internazionale, mi sono sentita obbligata ad alzarmi in piedi e a parlare per conto di Tariq Aziz e di così tanti altri. Mentre mi trascinavano fuori dalla sala, le mie parole di commiato sono state: “Amo lo stato di diritto e amo il mio paese. Ci state rendendo meno sicuri, uccidendo così tanti innocenti. Vergogna, John Brennan!”

Anziché esprimere rammarico per le morti dei civili, John Brennan ha fatto nel 2011 l’affermazione straordinaria che nell’anno precedente non c’era stata nemmeno una sola morte collaterale “grazie alla straordinaria competenza e precisione del potenziale che siamo stati in grado di sviluppare.”  Brennan in seguito ha corretto un po’ la sua dichiarazione, affermando: “Fortunatamente, per più di un anno, grazie al nostro discernimento e alla nostra precisione il governo degli Stati Uniti non ha individuato prove credibili di morti collaterali conseguenti ad azioni statunitensi di antiterrorismo fuori dall’Afghanistan o dall’Iraq.” In seguito abbiamo appreso perché il conteggio di Brennan è stato così basso: l’amministrazione se n’era venuta fuori con una soluzione semantica, considerando semplicemente combattenti tutti i maschi in età da militare in una zona di attacco.

L’Ufficio del Giornalismo d’Inchiesta, con sede a Londra, ha documentato più di 350 attacchi di droni in Pakistan, che hanno ucciso 2.600 – 3.400 persone dal 2004. Gli attacchi di droni nello Yemen sono stati in aumento, con almeno 42 attacchi attuati nel 2012, tra cui uno solo ore dopo la rielezione del presidente. Il primo attacco nel 2013 ha avuto luogo solo a quattro giorni dall’inizio del nuovo anno.

Il 29 maggio 2011 una rivelazione del New York Times ha identificato John Brennan come principale consigliere del presidente Obama nella stesura di una “lista delle persone da uccidere” negli attacchi con i droni. Alle persone raccomandate da Brennan per la lista dei bersagli non è stata data la possibilità di arrendersi, e certamente nessuna possibilità di essere giudicate in un tribunale. Il genere di informazioni che Brennan utilizza per inserire le persone nella lista dei droni è lo stesso tipo di informazioni che hanno mandato la gente a Guantanamo. Ricordate come al pubblico statunitense fosse  stato assicurato che i detenuti di Guantanamo erano “il peggio del peggio”, solo per scoprire che centinaia erano innocenti che erano stati venduti all’esercito USA da cacciatori di taglie?

In aggiunta alla lista dei bersagli, Brennan ha spinto perché la CIA avesse l’autorità di uccidere con facilità ancor maggiore utilizzando “attacchi autorizzati” [signature strikes], noti anche come “uccisioni nel mucchio”, che sono attacchi basati solo su comportamenti sospetti.

Quando il presidente Obama ha annunciato la sua nomina di John Brennan, ha parlato dell’integrità e della dedizione di Brennan ai valori che ci definiscono come cittadini degli Stati Uniti. Ha affermato che Brennan ha lavorato per “inserire i nostri sforzi in un solido quadro legale” e che egli “comprende che siamo una nazione basata sulle leggi.”

Una nazione basata sulle leggi? Davvero? Andando in giro per il mondo a uccidere chiunque vogliamo, quando vogliamo, sulla base di informazioni segrete? Si pensi soltanto al precedente che John Brennan sta creando per un mondo di illegalità e caos, ora che 76 paesi dispongono di droni, prevalentemente droni di sorveglianza, ma in corso di armamento.  Perché la Cina non dovrebbe dichiarare “nemico combattente” un attivista etnico Uighur che viva a New York e inviare un missile a Manhattan, o la Russia lanciare un attacco di drone contro un ceceno che viva a Londra? O perché il parente di una vittima dei droni non dovrebbe vendicarsi contro di noi qui in patria? Non è inverosimile. Nel 2011 il ventiseienne Rezwan Ferdaus, un laureato residente di Massachusetts con una laurea in fisica, è stato condannato recentemente a 17 anni di carcere per un complotto per attaccare il Pentagono e il Campidoglio con piccoli droni carichi di esplosivo.

Nella sua ricerca di un nuovo capo della CIA, Obama ha affermato di aver guardato a chi avrebbe fatto il lavoro migliore nel garantire la sicurezza degli Stati Uniti. Tuttavia i contraccolpi degli attacchi di droni di Brennan stanno creando nemici molto più rapidamente di quanto siamo in grado di ucciderli. Tre pachistani su quattro considerano ora gli Stati Uniti come loro nemici; sono circa 133 milioni di persone, il che certamente non può essere una cosa buona per la sicurezza degli Stati Uniti. Quando al ministro degli esteri pachistano Hina Rabbani Khar è stata chiesta l’origine dell’inimicizia nei confronti degli USA lei ha risposto con una parola sola: droni.

In Yemen intensificati attacchi di droni statunitensi stanno radicalizzando la popolazione locale e provocando simpatia per militanti collegati ad al-Qaeda. Dopo l’attacco del 4 gennaio 2013 in Yemen, i militanti delle aree tribali hanno guadagnato più reclute e sostenitori nella loro guerra contro il governo yemenita e i suoi sostenitori chiave, gli Stati Uniti. Secondo Abduh Rahman Berman, direttore esecutivo di una Organizzazione Nazionale Yemenita per la Difesa dei Diritti e delle Libertà, la guerra dei droni sta fallendo. “Se gli statunitensi ne uccidono 10, al-Qaeda ne recluta 100,” ha affermato.

Nel mondo il programma dei droni costruito da John Brennan è diventato un simbolo provocatorio dell’arroganza statunitense, che dimostra disprezzo per la sovranità nazionale e le vite innocenti.

Se Obama pensa che John Brennan sia una buona scelta per la direzione della CIA e la sicurezza degli Stati Uniti, dovrebbe considerare le morti tragiche di vittime come il sedicenne Tariq Aziz e ripensarci.

Medea Benjamin, cofondatrice di www.codepink.org  e di  www.globalexchange.org, è autrice del libro  Drone Warfare: Killing by Remote Control Guerra dei droni: uccidere con il telecomando


Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

Fonte: http://www.zcommunications.org/john-brennan-vs-a-16-year-old-by-medea-benjamin

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