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11-11-2013

Cina - Nasce il partito della Costituzione
di Simone Pieranni

Proprio quando il Plenum ha iniziato i suoi lavori, alla ricerca di una ritrovata unità del Partito sotto la nuova leadership carismatica di Xi Jinping, ecco il classico intoppo: i seguaci di Bo Xilai hanno registrato un nuovo partito politico, di cui hanno offerto la presidenza a vita proprio all'ex leader di Chongqing, recentemente condannato all'ergastolo per corruzione, abuso di potere e appropriazione indebita, in primo grado e in appello.

Ci sarà da capire se il Zhi Xian, il «partito della Costituzione autorità suprema» sarà un bluff che la leadership comunista sistemerà in poco tempo nel cassetto delle inutilità storiche, o se invece diventerà un elemento di disturbo capace di catturare attenzione e vicinanza di personalità rilevanti.

Per ora di sicuro è una provocazione che dice molte cose rispetto all'attuale situazione politica cinese e che al di là delle questioni folcloristiche, dimostra come l'opzione politica portata avanti negli anni da Bo Xilai possa diventare realmente alternativa alla guida del partito unico, cercando – come si evince dal nome del partito – un collegamento con tutto quel dibattito sulla Costituzione cinese che si è sviluppato negli ultimi anni, specie tra intellettuali e professori universitari.

Il fatto poi che la notizia faccia capolino tra le news di giornata, proprio nel momento in cui la Cina si prepara a mettere nero su bianche le riforme in senso liberale, testimonia ancora di più come le resistenze di chi vede ancora nello Stato un elemento cardine della politica economica cinese, abbiano un senso profondo nell'ambito della riflessione politica locale.

Stando a quanto comunicato dalla Reuters, che ha dato la notizia in esclusiva, alcune fonti avrebbero annunciato la nascita del nuovo partito. In particolare la professoressa Wang Zheng della Beijing Institute of Economics and Management, avrebbe ritenuto la scelta come «legittima e ragionevole».

Wang non ha voluto fornire nomi di membri del nuovo gruppo politico, visto l'argomento «sensibile». Ed in effetti lo è: in Cina esistono otto partiti, riconosciuti legittimi perché inseriti all'interno delle logiche totalizzanti del Partito Comunista.

A fine anni '90 ci fu il tentativo di creare un Partito Democratico cinese, ma la nuova formazione venne stroncata in modo perentorio. Il leader che guidò questo tentativo – Xu Wenli - fu costretto ad espatriare in America, dopo tredici anni di carcere. «Legittimo», quindi, ma non propriamente a vantaggio dal Partito Comunista, che ha sempre basato la propria forza sulla mancanza di una reale alternativa.

Se il «partito» di Bo Xilai – cui è stato comunicato in carcere la richiesta di nominarlo Presidente a vita, ma che ancora non ha risposto – sarà una reale minaccia al dominio del Partito Comunista è ancora presto per dirlo, ma di sicuro il gesto dei fondatori è quanto di più provocatorio e rischioso possa essere fatto oggi in Cina.

La nascita del nuovo soggetto permette anche di effettuare alcuni ragionamenti sull'attuale situazione politica cinese. Nei giorni scorsi, sull'edizione cinese del Quotidiano del Popolo, organo ufficiale del Partito Comunista era apparso un articolo dal titolo «Interpretazione della storia del partito di Xi Jinping e delle due cose che non si possono negare», che è parso un chiaro segnale della leadership tanto alla destra quanto alla sinistra del Partito.

In primo luogo viene riabilitata la figura di Mao, sottolineando l'importante progresso economico anche in epoca maoista (già nel 1970 la Cina aveva una base industriale che impiegava 50 milioni di operai e pesava per più di metà del suo Pil, nelle campagne furono realizzate importanti opere di irrigazione e controllo delle acque, venne creato un sistema sanitario pubblico e l'età media crebbe da 35 a 65 anni).

In secondo luogo l'articolo ribadisce l'importanza delle riforme nella storia contemporanea cinese. Il messaggio a destra sembra quindi specificare, «nessuno tocchi Mao», alla sinistra sembra dire, «nessuno tocchi le riforme».

Un tentativo di tenere insieme le frange del Partito, tutto da valutare alla luce di questa novità del partito di Bo Xilai: prendendo le mosse dalla proposizione politica ed economica di Bo Xilai, se avrà seguito, il nuovo partito si muoverà su posizioni di ultra sinistra, con la richiesta di una presenza pesante dello Stato nell'ambito economico e politiche sociali tese alla redistribuzione, reale, della ricchezza.

Da un punto di vista generale, inoltre, sempre nell'ipotesi non si tratti di un bluff, questa nuova creatura politica segnerebbe una profonda frattura a sinistra, confermando il «modello Chongqing» di Bo Xilai, come esempio realmente alternativo, da un punto di vista politico ed economico, al percorso che sta intraprendendo la Cina.

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