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THE GUARDIAN LONDRA
18 marzo 2013

La lezione di Bisanzio

Nell’undicesimo secolo l’Impero romano d’oriente dovette affrontare una recessione e una crisi di integrazione fiscale simili a quelle che viviamo oggi. I leader dell’Ue potrebbero imparare molto dalle soluzioni adottate.

Anche la metà orientale dell'impero romano ha finito per dissolversi, ma l'impero bizantino è uno dei pochi regni ad aver vissuto per più di un millennio, dalla fondazione di Costantinopoli nel 330 alla sua caduta nel 1453.

Purtroppo le generazioni successive non hanno mai imparato nulla della potenza mediterranea orientale che regnava da Venezia alla Palestina e dal Nord Africa al Caucaso. Ma la lezione da ricordare per il mondo moderno, e in particolare per l'Europa di oggi, non sarebbe certo inutile. L'impero bizantino infatti, come l'Ue, era una comunità di stati con diverse lingue ed etnie che riuniva climi diversi ed economie locali molto differenti, dalla città al borgo, dal dinamico porto commerciale al piccolo villaggio rurale. Inoltre questa comunità aveva anche una moneta unica, il cui valore non è oscillato nel corso dei secoli.

Se gli eurocrati avessero tenuto conto della struttura dell'impero bizantino, avrebbero potuto anche imparare dal suo modo di gestire una recessione cronica, provocata dalla stessa associazione fatale di fattori che paralizzano oggi le economie occidentali. Infatti intorno al 1070 le rendite pubbliche erano crollate mentre le spese continuavano ad aumentare per alcuni servizi essenziali (come l'esercito), e il problema era aggravato da una cronica crisi di liquidità. La situazione era così disperata che le porte del tesoro rimanevano aperte: era inutile chiuderle perché non c'era più niente da rubare!

Nessuno si mostrò clemente verso i responsabili della crisi. L'equivalente dell'epoca di Herman Van Rompuy, un eunuco chiamato Nikeforitzes, fu cacciato da una popolazione infuriata che doveva fare i conti con un aumento dei prezzi e una riduzione del livello di vita. Il dignitario finì per essere torturato a morte. Il malcontento generale inoltre provocò il licenziamento immediato di diverse altre personalità, che spesso furano costrette a diventare monaci per espiare i loro peccati.

Così la soluzione si articolò su tre assi. In primo luogo la moneta fu ritirata dalla circolazione e sostituita con una nuova valuta che rifletteva il valore reale. In secondo luogo il sistema fiscale fu riformato in modo radicale e fu compilato un inventario dei beni posseduti da tutti i cittadini dell'impero come base per raccogliere le imposte. Infine furono tolte le barriere commerciali per incoraggiare le persone che disponevano di fondi esteri a investire a costi minori e più facilmente che nel passato – non per comprare nuovi beni ma solo per stimolare il commercio.

Le difficoltà dell'impero erano tali che le varie barriere caddero per permettere agli investitori stranieri di fare offerte migliori dei sudditi dell'impero e rilanciare l'economia. Questa strategia funzionò e si rivelò meno dolorosa del previsto, e rianimando un paziente che aveva subito un vero e proprio collasso economico.

Alessio Comneno è l'uomo che ha ricostruito Bisanzio, anche se per le sue riforme ha dovuto pagare un alto prezzo: disprezzato da vivo per aver preso delle decisioni scomode, per molti secoli è stato ignorato dalla storia. Forse anche oggi dovremmo cercare qualcuno del suo calibro.

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