Fonte: http://www.brasildefato.com.br
http://comune-info.net
25.6.2013

 

La rebelião vista dai Sem Terra
di João Pedro Stedile
traduzione di Serena Romagnoli

La nuova fase del capitalismo, l’enorme speculazione immobiliare e l’impennata della vendita di automobili hanno reso impossibile la vita nelle grandi città. La politica, anche quella dei partiti di sinistra, è ostaggio degli interessi del capitale. I giovani sono esasperati ma non apolitici. Anzi, hanno portato la politica nelle strade. João Pedro Stédile, il più prestigioso dirigente dei Sem Terra, racconta che i militanti rurali muoiono dalla voglia di entrare nella lotta e, nelle piccole città dell’interno del Brasile, lo stanno già facendo. Intanto, spiega, le televisioni spaventano la gente mostrando solo gruppi ultraminoritari che rompono tutto ma è il modo di intervenire della Polizia militare che favorisce la violenza. La destra vuole il caos per dare la colpa al governo e sogna l’intervento della guardia nazionale per reprimere le manifestazioni. Spero che il governo non commetta questa bestialità, dice l’esponente del Mst. A São Paulo hanno agito anche gruppi fascisti, provocano e saccheggiano. A Rio c’erano milizie organizzate che proteggono i politici conservatori. Poi ci sono i giovani che vanno allo stadio, al carnevale, perfino alle feste religiose, ma c’è anche la lotta di classe, nelle manifestazioni. Dobbiamo andare tutti nelle strade e contendere i cuori e le menti di quei ragazzi alla strumentalizzazione della destra. E bisogna rompere il monopolio della comunicazione, costruire i nostri media. Stédile non ha dubbi: è ora di cambiare, questa volta a favore del popolo. Il governo deve allearsi con il popolo o pagherà il conto molto presto. Nessuno sa come usciremo da questo momento ma chi ne resterà fuori sarà fuori anche dalla storia

Perchè le manifestazioni sono esplose solo ora?

Probabilmente per la somma di diversi fattori legati più al carattere della psicologia delle masse che ad una decisione politica pianificata. Si sono sommati il clima complessivo di cui ho già parlato, più le denunce di superfatturazione delle opere degli stadi, che costituisce una provocazione per il popolo. Esaminiamo alcuni episodi. La Rete Globo ha ricevuto, dal governo dello Stato di Rio e dalla prefettura, 20 milioni di reais di soldi pubblici per organizzare lo spettacolino di sole due ore, del sorteggio dei giochi della Coppa delle confederazioni. Lo stadio di Brasilia è costato 1,4 miliardi e non ci sono autobus in città! La dittatura esplicita che la Fifa ha imposto e a cui tutti i governi si sono sottomessi. La re-inaugurazione del Maracanã è stato uno schiaffo al popolo brasiliano. Le foto erano chiare, nel maggior tempio del calcio mondiale non c’erano nè un nero nè un meticcio! E poi con l’aumento delle tariffe degli autobus, è arrivata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E’ stata solo la scintilla che ha fatto scoppiare il sentimento diffuso di rivolta, di indignazione. Per fortuna che la gioventù si è svegliata.

Perchè la classe lavoratrice non è ancora scesa in strada?

E’ vero, la classe lavoratrice ancora non è scesa in strada. In strada ci sono i figli della classe media, della classe medio bassa, e anche alcuni giovani (André Singer li definirebbe del sottoproletariato) che studiano e lavorano nel settore dei servizi. Le loro condizioni di consumo sono migliorate, ma vogliono essere ascoltati.La riduzione della tariffa interessava molto a tutto il popolo e questo è stato l’elemento vincente del Movimento biglietto gratuito, che ha saputo convocare mobilitazioni in nome degli interessi del popolo. E il popolo ha appoggiato le manifestazioni e questo si vede dagli indici di popolarità dei giovani, soprattutto quando sono stati repressi.

La classe lavoratrice tarda a muoversi, ma, quando si muove, colpisce direttamente il capitale, cosa che non è ancora cominciata a succedere. Penso che le organizzazioni che fanno la mediazione con la classe lavoratrice non hanno ancora capito il momento e sono un po’ timide.

Ma la classe, come classe, penso sia disposta a lottare anch’essa. Si può rilevare che il numero di scioperi per aumenti salariali ha già recuperato i livelli degli anni 80. Penso che sia solo una questione di tempo e legata al fatto che le mediazioni riescano a cogliere obiettivi che possano motivare la classe a muoversi. Negli ultimi giorni, già si vede che in alcune città minori e nelle periferie delle grandi città hanno cominciato a essere organizzate manifestazioni con obiettivi di rivendicazione molto localizzati. Questo è molto importante.

E voi del Mst e i contadini, non vi siete ancora mossi….

E’ vero. Nelle capitali vicino alle quali ci sono nostri insediamenti e piccoli agricoltori stiamo già partecipando. E sono anche testimone del fatto che siamo stati accolti molto bene, con la nostra bandiera rossa e la nostra rivendicazione della Riforma agraria e di alimenti sani e a buon mercato per tutto il popolo. Penso che nelle prossime settimane ci potrà essere un’adesione maggiore, anche con la realizzazione di manifestazioni di contadini nelle strade e nei comuni dell’interno. I nostri militanti muoiono dalla voglia di entrare nella lotta e mobilitarsi. Spero che si muovano al più presto.

Che cosa pensa delle violenze che sono successe all’interno di alcune manifestazioni?

Prima di tutto bisogna relativizzare. La borghesia, attraverso le sue televisioni, ha usato la tattica di spaventare il popolo mostrando solo gente che provoca disordini e rompe tutto. Si tratta di gruppi minoritari e insignificanti di fronte alle migliaia di persone che si sono mobilitate. Alla destra interessa far passare nell’immaginario della popolazione che si tratta solo di disordine e, alla fine, se ci sarà caos, dare la colpa al governo e esigere la presenza delle forze armate. Spero che il governo non commetta questa bestialità di chiamare la guardia nazionale e le forze armate per reprimere le manifestazioni. E’ quel che sogna la destra! Ciò che stà provocando scene di violenza è il modo di intervenire della Polizia militare. Ci sono gruppi di destra organizzati con il preciso obiettivo di fare provocazioni e saccheggi. A São Paulo hanno agito gruppi fascisti. A Rio de Janeiro sono intervenute milizie organizzate che proteggono i politici conservatori. E’ chiaro, c’è anche un substrato di lumpenproletariat che compare in qualsiasi mobilitazione popolare, negli stadi, a carnevale, perfino nelle feste religiose, tentando di trarne qualche profitto.

Quindi c’è una lotta di classe nelle strade o si tratta solo di giovani che manifestano la loro indignazione?

E’ chiaro che c’è una lotta di classe nelle strade. Anche se ancora concentrata su uno scontro idelogico. E la cosa più grave è che la stessa gioventù mobilitata, per la sua origine di classe, non ha coscienza del fatto che sta partecipando ad una lotta ideologica. Vedete, loro stanno facendo politica nella miglior forma possibile, nelle strade. E poi scrivono negli striscioni: siamo contro i partiti e la politica? E per questo sono stati tanto diffusi i messaggi degli striscioni. Sta succedendo in ogni città, in ogni manifestazione, uno scontro ideologico permanente tra gli interessi delle classi. I giovani vengono contesi dalle idee della destra e della sinistra, dai capitalisti e dalla classe lavoratrice.

Quali sono gli obiettivi e le proposte della destra?

La classe dominante, i capitalisti e i loro portavoce ideologici che compaiono tutti i giorni in tv hanno un grande obiettivo: logorare il più possibile il governo di Dilma, indebolire le forme organizzative della classe lavoratrice, indebolire le proposte di cambiamenti strutturali nella società brasiliana e vincere le elezioni del 2014, per ricomporre un’egemonia totale nella direzione dello stato brasiliano che ora è oggetto di contesa.

Per raggiungere questi obiettivi stanno ancora procedendo a tentoni, alternando le loro tattiche. A volte provocano la violenza per oscurare gli obiettivi dei giovani. A volte inseriscono negli striscioni dei giovani i loro messaggi. Per esempio, la manifestazione di sabato, piuttosto piccola, a São Paulo, è stata totalmente manipolata da settori di destra che hanno puntato solo sulla lotta contro la Pec 37[2], con striscioni tutti uguali… parole d’ordine uguali. Certamente la maggioranza dei giovani non sa nemmeno di che si tratta. Ed è un tema secondario per la classe lavoratrice, ma la destra sta tentando di sventolare le bandiere della moralità, come fece con la Udn in tempi passati.

Ho visto nelle reti sociali controllate dalla destra, che le loro bandiere, oltre alla Pec 37, sono: l’uscita di Renan[3] , una Cpi sulla trasparenza delle spese della Coppa; dichiarare la corruzione crimine odioso e porre fine al tribunale speciale per i politici. Già i gruppi più fascisti tentano Fuori Dilma e raccolte di firme per l’impeachment. Per fortuna queste bandiere non hanno niente a che vedere con le condizioni di vita delle masse, anche se possono essere manipolate dai media. E oggettivamente si danno la zappa sui piedi. Alla fine è la borghesia brasiliana, i suoi imprenditori e i politici che sono i maggiori corrotti e corruttori. Chi si è appropriato delle spese esagerate della Coppa? La rete Globo e gli appaltatori.

Quali sono le sfide che hanno di fronte la classe lavoratrice, le organizzazioni popolari e i partiti di sinistra?

Le sfide sono molte. Prima di tutto dobbiamo prendere coscienza della natura di queste manifestazioni e andare tutti per le strade, contendere cuori e menti dei giovani alla destra, per politicizzare questa gioventù che non ha esperienza di lotta di classe. Poi, la classe lavoratrice deve muoversi, andare in strada, manifestare nelle fabbriche, nei campi, nei cantieri, come direbbe Geraldo Vandré. Far sentire le sue richieste per risolvere i problemi concreti della classe, dal punto di vista economico e politico.

Dobbiamo prendere l’iniziativa di mettere all’ordine del giorno il dibattito nella società e esigere l’approvazione del progetto della riduzione della settimana lavorativa a 40 ore; esigere che le priorità, negli investimenti pubblici, siano la salute, l’educazione, la riforma agraria. Ma per questo il governo deve tagliare gli interessi e spostare risorse dal superavit primario; quei 200 miliardi che ogni anno finiscono nelle mani di soli 20.000 ricchi, che vivono di rendita, creditori di un debito interno che non abbiamo mai contratto; bisogna spostare questi soldi verso investimenti produttivi e sociali.
Approvare in regime di urgenza, in modo che vada in vigore dalle prossime elezioni, una riforma politica di grande respiro, che come minimo istituisca il finanziamento pubblico della stessa campagna, il diritto alla revoca dei mandati e plebisciti popolari auto-convocati. Abbiamo bisogno di una riforma tributaria che torni a riscuotere l’Icms[4] <#_ftn4> sulle esportazioni primarie, penalizzi la ricchezza dei ricchi e alleggerisca le imposte dei poveri, che sono quelli che pagano di più.Abbiamo bisogno che il governo sospenda le aste pubbliche del petrolio e tutte le concessioni di privatizzazione delle miniere e di altre aree pubbliche. Non serve molto applicare tutte le royalties del petrolio in educazione, se le royalties rappresenteranno solo l’8% della rendita del petrolio e il 92% andrà alle imprese transnazionali che otterranno il petrolio nelle aste! Una riforma urbana strutturale, che torni a mettere al primo posto il trasporto pubblico, di qualità e a tariffa zero. E’ già stato dimostrato che non è troppo caro nè difficile istituire il trasporto gratuito per le masse delle capitali. E controllare la speculazione immobiliare.

E infine, dobbiamo utilizzare e approvare il lavoro della Conferenza nazionale della comunicazione, ampiamente rappresentativa, il progetto di democratizzazione dei mezzi di comunicazione. Per farla finita con il monopolio della Globo e perchè il popolo e le sue organizzazioni popolari abbiano un ampio accesso alla comunicazione, possano creare i propri mezzi di comunicazione, con risorse pubbliche. Ho sentito da diversi movimenti della gioventù che stanno organizzando le manifestazioni, che forse questa è l’unica bandiera che unifica tutti: abbasso il monopolio della Globo! Ma queste parole d’ordine avranno risonanza nella società e eserciteranno pressione su governo e politici soltanto se si muoverà la classe operaia.

Voi dei movimenti sociali avete presentato un documento chiedendo di incontrare la presidente Dilma e lei ha accettato rispondendo per televisione. Che cosa le direte?

Spero che questa udienza ci sia presto! E in quella occasione, certamente, l’insieme dei movimenti sociali manderà i propri rappresentanti più giovani che sono stati nelle strade e porteranno a Dilma la piattaforma che ho descritto. Spero che abbia la sensibilità di ascoltare i giovani.

Cosa dovrebbe fare il governo ora?

Spero che il governo abbia la sensibilità e l’intelligenza di approfittare di questo appoggio, questo clamore che viene dalle strade, che è solo una sintesi di una coscienza diffusa nella società, che è il momento di cambiare. E cambiare a favore del popolo. E per questo il governo deve affrontare la classe dominante sotto tutti gli aspetti. Affrontare la borghesia che vive di rendita, spostando i pagamenti degli interessi verso gli investimenti in aree che risolvano i problemi del popolo. Promuovere subito le riforme politica, tributaria. Avviare l’approvazione del progetto di democratizzazione dei mezzi di comunicazione. Creare meccanismi per investimenti significativi nel trasporto pubblico, che vadano nella direzione della tariffa zero. Accelerare la riforma agraria e un piano di produzione di alimenti sani per il mercato interno.

Garantire subito l’applicazione del 10 per cento del Pib in risorse pubbliche per l’educazione a tutti i livelli, dagli asili infantili nelle grandi città alla scuola di base di qualità fino all’universalizzazione dell’accesso dei giovani all’università pubblica. Senza questo ci sarà profonda disillusione e il governo lascerà nelle mani della destra l’iniziativa di proporre parole d’ordine, che porteranno a nuove manifestazioni con l’obiettivo di logorare il governo in vista delle elezioni del 2014. É ora che il governo si allei con il popolo o pagherà il conto nel prossimo futuro.

E queste mobilitazioni, dove porteranno il paese nei prossimi mesi?

E’ ancora tutta una incognita. Perchè i giovani e le masse sono oggetto di contesa. Per questo le forze popolari e i partiti di sinistra devono impegnare tutte le loro energie per andare in strada. Manifestare, inserire le bandiere di lotta delle riforme che interessano al popolo. Perchè la destra farà la stessa cosa e cercherà di imporre le sue parole d’ordine conservatrici, arretrate, di criminalizzazione e stigamatizzazione delle idee del cambiamento sociale. Siamo in piena battaglia ideologica e nessuno sa al momento quale sarà il risultato. In ogni città, in ogni manifestazione, dobbiamo contendere alla destra menti e cuori. E chi resterà fuori, sarà fuori dalla storia

Note 

[1] Diretas jà, movimento di rivendicazione per le elezioni dirette subito, alla fine del periodo della dittatura militare (1984)

[2] PEC 37: proposta di modifica all’articolo 37 della Costituzione

[3] Renan Calheiros attuale presidente del Senato

[4] ICMS: imposta sul valore aggiunto di beni e servizi

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