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25 settembre 2013

I colori della rabbia
di Alberto Zoratti

Poche parole e chiare. La Procura ordina «il sequestro preventivo dell’immobile con esecutività immediata». Comincia l’assedio del Municipio dei Beni Comuni di Pisa. Dopo la tre giorni di Common Properties, dopo che centinaia di persone hanno dimostrato cosa significhi costruire altreconomia e una società diversa a partire dalle relazioni, mettendo in discussione la proprietà arrogante e metastatica, la legge tenta di normalizzare ciò che è legittimo.

E’ più importante la tutela della proprietà del suo valore sociale, del suo utilizzo, delle sue ricadute sull’ambiente e sulle comunità. A Pisa si apre un nuovo fronte di conflitto, con un innalzamento del suo livello: meglio 14mila metri quadrati dismessi, da bonificare che uno spazio reso sociale. Meglio aspettare un cambiamento di destinazione d’uso per guadagnare milioni dall’ennesima speculazione, che non ripensare il ruolo della proprietà e le conseguenze della sua intoccabilità.

Junghanns, il proprietario dell’ex colorificio liberato di Pisa, aveva già tweettato martedì la sua felicità. S’è saputo da lì, da un banale tweet. C’è voluta la pazienza dei legali del Colorificio, che stamattina sono dovuti andare in Procura per essere messi al corrente di una notizia che avrebbero dovuto ricevere di default.

Oggi (mercoledì), alle 15.30, conferenza stampa sotto il Comune. Giovedì ore 21 assemblea pubblica del Municipio dei beni comuni all’ex Colorificio. Comincia la resistenza all’assedio. Pacifica, ma determinata. «State agendo con la legittimità della Costituzione» ha detto Paolo Maddalena (giurista e magistrato, che ha ricoperto l’incarico di giudice costituzionale) nell’incontro di apertura di Common Properties. Ma più che la Carta costituzionale c’è bisogno, adesso, di sostegno e di relazione. Politica, militante, ma prima di tutto umana.

COMUNE-INFO SEGUE LE VICENDE DELL’EX COLORIFICIO CON AGGIORNAMENTI COSTANTI

Non si sequestrano le idee. L’ex Colorificio è proprietà collettiva

Il messaggio diffuso dall'ex colorificio liberato dopo la conferenza stampa di mercoledì 25

“Difendere l’allegria come una trincea difenderla dallo scandalo e dalla routine dalla miseria e dai miserabili dalle assenze transitorie e da quelle definitive” Mario Benedetti

La sentenza che attendevamo da giorni questa mattina è arrivata: il giudice ha ordinato il sequestro dell’ex Colorificio Liberato. Si è così preferito restituire all’abbandono e al degrado un luogo a cui il lavoro di tante persone aveva dato nuova vita. Si è preferito ridare il giocattolo rotto a un’azienda che ha dimostrato in tutti i modi di non sapere che farsene, invece di lasciare che con quei pezzi la città di Pisa costruisse qualcosa di nuovo. Si è preferito interpretare le leggi dando voce agli sterili interessi della proprietà privata anziché rispondere al dettato costituzionale e al bene comune. A nulla sono valsi in sede processuale gli appelli di Paolo Maddalena e Stefano Rodotà. A nulla le cinquemila firme in difesa dell’ex Colorificio. A nulla è valso l’impegno delle tante persone che hanno costruito mille e mille attività all’ex Colorificio. Ancora una volta nel nostro paese e nella nostra città la speculazione, l’egoismo, la miopia della proprietà fine a se stessa ha vinto una battaglia. Il silenzio colpevole dell’amministrazione comunale che avrebbe dovuto sostenere in tutti i modi gli interessi della città, difendendo una realtà che produce vera ricchezza come l’ex Colorificio liberato, si è così fatto portavoce di chi ha depauperato il territorio pisano, chiudendo una fabbrica e licenziando gli operai.

Continuiamo a sperare, ancora una volta, che l’esistenza del Colorificio non sia rimessa a uno solo di due pareri legali differenti, ma che sia l’amministrazione comunale a intervenire nell’interesse della collettività. Se mai volesse occuparsi della città, questo è il momento di farlo.

L’ex Colorificio comunque non si arrende. La città di Pisa non si arrende. Perché ciò che è stato violato qui non sono le leggi, ma la giustizia e il buon senso, che non possono accettare che si preferisca abbandonare uno spazio, lasciandolo di nuovo vuoto e chiuso come è stato per lunghi anni, invece che farlo vivere e renderlo accessibile a tutte e tutti. La nostra costituzione è molto chiara: la proprietà privata non ha poteri illimitati e deve esercitare una funzione sociale, altrimenti non può e non deve essere difesa. Ma non è questo il caso: la famiglia Junghanns, lo ripetiamo, ha mostrato solo interessi speculativi; ha saccheggiato, distrutto, abbandonato e il sequestro dell’immobile le permetterà di continuare a farlo. Se non fosse stato per i cittadini e le cittadine che hanno sacrificato il loro tempo e le loro energie per riempire l’ex Colorificio di mille attività aperte a tutta la cittadinanza, questo destino sarebbe continuato.

Ma noi non crediamo al destino. Noi crediamo che le cose possano cambiare. Che debbano cambiare. Noi crediamo che in un momento di crisi drammatica com’è quello in cui viviamo vadano fatte delle scelte giuste. E la scelta giusta è il bene comune. Un bene che noi abbiamo difeso e continueremo a difendere. Sempre. Questo è solo l’inizio.

Ex Colorificio Liberato


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