Il Fatto Quotidiano
9 settembre 2013

Crisi, 11% italiani senza beni di prima necessità: dal riscaldamento alla carne

Una percentuale pari al doppio rispetto a Regno Unito, Francia e Germania. Mentre sul fronte sanitario, nonostante le difficoltà economiche, l’Italia esce a testa alta dalla relazione di Bruxelles

Un italiano su dieci in condizione di “gravi privazioni materiali”. E’ quanto afferma un rapporto della Commissione europea, secondo cui l’11% della popolazione non ha accesso a beni di prima necessità, tra cui il riscaldamento e la carne. Questa percentuale, relativa al 2011, è pari al doppio rispetto alle altre grandi nazioni dell’Unione come Regno Unito, Francia e Germania. Nonostante le rassicurazioni del governo sui miglioramenti della nostra economia, appaiono quindi critiche le condizioni di vita di una fetta considerevole della popolazione.

Il commissario alla sanità Tonio Borg ha pubblicato una relazione dedicata alle disuguaglianze in materia di salute tra gli Stati membri che evidenzia come i fattori socioeconomici contribuiscono a determinare le disuguaglianze: vanno dal livello del reddito al tasso di disoccupazione al livello di istruzione di una popolazione, a cui si aggiungono fattori di rischio come il tabagismo e l’obesità.

Sul fronte sanitario, nonostante le difficoltà economiche, l’Italia esce a testa alta dalla relazione di Bruxelles. I dati parlano da soli. L’Italia in 10 anni è riuscita a ridurre ulteriormente – rispetto a Francia, Germania e Regno Unito – la mortalità infantile, portandola da una media nel 2001 di 4,4 decessi per mille nati vivi, a 3,2 nel 2011. Calo che pure si registra a livello europeo dove nello stesso periodo si è passati in media da 5,7 a 3,9 decessi.

Incoraggiante è anche la situazione in Europa che, secondo le conclusioni di Bruxelles, continua a fare passi avanti nella lotta alle disuguaglianze in materia di salute. Infatti, oltre alla diminuzione della mortalità infantile si riduce tra gli Stati membri anche la differenza sulla speranza di vita dei loro cittadini. Differenza che purtroppo resta ancora elevata. Un solo esempio: nel 2011 la Lituania ha registrato un tasso di mortalità maschile sotto i 65 anni tre volte più elevato di quello dell’Italia, che si pone al secondo posto nell’Ue dopo la Svezia per minor numero di decessi. Borg non ha dubbi: “colmare le disuguaglianze sanitarie in Europa deve rimanere una priorità a tutti i livelli”.

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