Originale: Truthdig
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12 novembre 2013

I rivoluzionari tra di noi
di Chris Hedges
Traduzione di Maria Chiara Starace

NEW YORK – La settimana scorsa Jeremy Hammond era seduto nella Centro di Correzione Metropolitano di New York in una piccola stanza riservata alle visite degli avvocati. Indossava una tuta del carcere che era più grande della sua taglia. I capelli castani dell’allampanato giovane alto circa 1,80 m. gli ricadevano sulle orecchie, e aveva una barba sottile. Parlava con l’intensità e la chiarezza che ci si aspetterebbero da uno dei prigionieri politici più importanti della nazione.

Venerdì l’attivista di 28 anni apparirà davanti al giudice nel tribunale del Distretto Sud di New York, a Manhattan. Dopo aver fatto un patteggiamento,  affronta la possibilità di una condanna a 10 anni per avere compiuto attentati informatici nella ditta privata di sicurezza con sede in Texas,  la Strategic Forecasting Inc. (Stratfor) che opera per il Dipartimento della Difesa Nazionale, per il Corpo dei Marines, l’Agenzia di Intelligence della Difesa e per numerose imprese tra cui la Dew Chemical e la Raytheon.

Altre quattro persone coinvolte in questi attentati sono state messe in prigione in Gran Bretagna e hanno avuto condanne congiunte di più breve durata  – la più lunga è stata di 32 mesi – rispetto alla probabile condanna di 120 mesi che attende Hammond.

Hammond ha consegnato le informazioni sgraffignate al sito web di WikiLeaks, alla rivista Rolling Stone e  ad altre pubblicazioni. Gli scambi di 3 milioni di email, una volta rese pubbliche, hanno rivelato l’infiltrazione di una ditta privata per la sicurezza che controllava e sorvegliava i dimostranti e i dissidenti, specialmente del movimento Occupy, a nome delle grosse imprese e della sicurezza nazionale statale. E, forse cosa più importante, l’informazione forniva prove agghiaccianti che le leggi anti-terrorismo venivano usate regolarmente dal governo federale per criminalizzare il dissenso democratico non violento e collegare falsamente i dissidenti alle organizzazioni terroriste internazionali. Hammond non cercava guadagni finanziari. Non ne ha ottenuto nessuno.

Gli scambi di email resi pubblici  da Hammond, sono stati presentati come prove nella mia causa contro il presidente Barack Obama per la Sezione 1021 della Legge per l’Autorizzazione alla Difesa Nazionale (NDAA). La sezione 1021 permette ai militari di arrestare i cittadini che sono considerati terroristi dallo stato, di privarli del processo dovuto e di metterli in prigione a tempo indefinito in strutture militari. Alexa O’Brien, esperta di media digitali  e giornalista che ha fondato con altri  l’US Day of Rage, (Il giorno della rabbia degli Stati Uniti), un’organizzazione creata per riformare il processo elettorale, è stata una delle querelanti insieme a me. I funzionari della Stratfor hanno tentato – lo sappiamo grazie alle notizie fatte trapelare da Hammond – di collegare falsamente lei e la sua organizzazione ai fondamentalisti islamici e ai loro siti web e ed anche all’ideologia della jihad islamica, mettendola a rischio di detenzione in base alla nuova legge. La giudice Katherine B. Forrest ha deliberato, in parte a causa della notizia trapelata, che noi querelanti avevamo una paura comprensibile, e ha annullato la legge, una decisione che una corte di appello ha ribaltato quando l’amministrazione Obama si è appellata.

La libertà di stampa e la protezione legale per coloro che rivelano gli abusi e le bugie del governo, sono state annullate dallo stato delle grosse imprese. Questo ha provocato l’auto-esilio di giornalisti investigativi come Glenn Greenwald, Jacob Appelbaum e Laura Poitras, e anche il rinvio a giudizio di Barrett Brown, eventi che dimostrano questo. Tutti gli atti di resistenza – comprese le proteste non violente – sono state fuse con il terrorismo dallo stato delle grosse imprese. La stampa convenzionale, commerciale è stata resa impotente per mezzo dell’uso ripetuto cha ha fatto l’Amministrazione Obama dell’Espionage Act * per accusare e condannare le talpe tradizionali. I funzionari governativi che hanno una coscienza sono troppo spaventati per mettersi in comunicazione con i giornalisti di questo tipo di stampa, sapendo che tutti i modi che ha il governo di catturare e “immagazzinare” le forme elettroniche di comunicazione,  li avrebbe resi facilmente identificabili. I funzionari eletti e i tribunali non impongono più freni o controllo delle pratiche. La linea di difesa più recente riguarda quelli come Julian Assange, Edward Snowden e Chelsea Manning che sono in grado di  scavare nelle registrazioni dello stato di sicurezza e di sorveglianza e che hanno il coraggio di renderle note al pubblico. Però il prezzo della resistenza è alto.

“In questi tempi di segretezza e di abusi di potere, c’è soltanto una soluzione – la trasparenza,” ha scritto Sarah Harrison, la giornalista britannica che ha accompagnato Snowden in Russia e che è andata in esilio a Berlino. “Se i nostri governi sono così compromessi che non ci diranno la verità, allora dobbiamo fare un passo avanti per afferrarla. Fornita della prova inequivocabile di documenti di fonti primarie, la gente deve reagire. Se i nostri governi non ci daranno queste informazioni, allora ce le dobbiamo prendere da soli.”

“Quando le talpe si fanno avanti, dobbiamo lottare per loro, in modo che altri vengano incoraggiati,” scrive la Harrison. “Quando loro vengono imbavagliati,  noi dobbiamo essere la loro voce. Quando danno loro la caccia, dobbiamo essere il loro scudo. Quando vengono rinchiusi, dobbiamo liberarli. Offrirci la verità non è un reato. Questi sono i nostri dati, le nostre informazioni, la nostra storia. Dobbiamo combatterla per entrarne in possesso. Il coraggio è contagioso.”

Hammond conosce questo contagio. Era a casa sua a Chicago nel 2010, in situazione di  coprifuoco dalla 7 di mattina alle 7 di sera per una serie di atti di disobbedienza civile quando Chelsea (ex Bradley) Manning era stato arrestato per aver fornito a Wikileaks informazioni segrete sui crimini militari in guerra e le bugie del governo. Hammond a quell’epoca gestiva programmi di aiuti sociali per dare da mangiare alle persone che avevano fame, e mandare libri ai prigionieri. Come Manning, fin da adolescente aveva dimostrato una notevole attitudine per la scienza, la matematica e i linguaggi del computer. Ha fatto azioni di hackeraggio  nei computers di un negozio locale Apple a 16 anni. Ha fatto lo stesso nel sito del dipartimento di scienza informatica all’Università dell’Illionois, a Chicago quando era matricola, uno “scherzo”  a causa del quale  l’università gli ha rifiutato il permesso di ritornare per il suo secondo anno. E’ stato un precoce sostenitore della “liberazione cibernetica”, e nel 2004  ha iniziato un “giornale di disobbedienza elettronica” che ha chiamato Hack This Zine. Si è rivolto agli hacker con un discorso alla Conferenza del  DefConHacking a Las Vegas perché usassero le loro abilità per disturbare l’assemblea Repubblicana Nazionale di quell’anno. All’epoca del suo arresto del 2012, era una delle stelle  indistinte del movimento clandestino degli hacker-attivisti   dominato da gruppi come Anonymous, e WikiLeaks nei quali l’anonimato, la sicurezza  rigida e i frequenti cambiamenti di  pseudonimi da soli assicuravano successo e sopravvivenza. Il coraggio di Manning ha spinto Hammond a fare il suo atto di disobbedienza civile cibernetica, sebbene sapesse che le possibilità di essere catturato erano alte.

“Ho visto quello che ha fatto Bradley Manning,” ha detto Hamond quando abbiamo parlato mercoledì, seduto a un tavolo di metallo. “Per mezzo delle sue azioni di hackeraggio è diventata una   persona che ha cambiato il mondo. Ha rischiato terribilmente per mostrare la brutta verità sulla guerra. Mi sono chiesto: se lei ha corso quel rischio, perché non dovrei correrlo io? Non era sbagliato assistere inerte, lavorando ai siti del movimento Food Not Bombs (Cibo non bombe), mentre avevo le abilità di fare qualche cosa di simile? Anche io potevo fare la differenza. E’ stato il suo coraggio che mi ha spinto ad agire.”

Hammond, che ha dei tatuaggi fatti con l’inchiostro nero su ogni avambraccio, uno è il simbolo del movimento, noto come “aliante”  e l’altro è l’esagramma shi  preso dall’ I Ching – è immerso nel pensiero radicale.

Da adolescente, è emigrato rapidamente dall’ala liberale del Partito Democratico alla militanza degli anarchici Black Bloc. Alle scuole superiori era un avido lettore di materiale diffuso da CrimethInc, un collettivo anarchico che pubblica documentazione e manifesti anarchici. Si è plasmato rifacendosi a vecchi radicali come Alexander Berkman ed Emma Goldman e ai rivoluzionari di colore come George Jackson, Elaine Brown e Assata Shakur, e anche membri dell’organizzazione [estremista di sinistra] Weather Underground. Ha detto che mentre era a Chicago ha fatto varie visite al cimitero di Waldheim  per vedere il Monumento ai Martiri di Haymarket che ricorda quattro anarchici che sono stati impiccati nel 1887 e altri che hanno preso parte alle guerre per i diritti dei lavoratori. Sul monumento di granito alto circa  5 m., ci sono le ultime parole di uno degli uomini condannati, August Spies: “Verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più potente della voce che adesso state soffocando.” Emma Goldman è seppellita lì vicino.

Hammond è diventato noto al governo per vari atti di disobbedienza civile nello scorso decennioche andavano dal dipingere graffiti contro la guerra sui muri di Chicago a proteste all’Assemblea Nazionale Repubblicana di New York del 2004,  fino a fare attentati informatici al sito di destra Protest Warrior, per i quali è stato condannato a due anni nel Istituto Federale di Correzione a Greenville, Illinois.

Ha detto che sta lottando come “un comunista anarchico” contro “l’autorità statale centralizzata” e le “grosse imprese sfruttatrici.” Il suo obiettivo è di costruire “collettivi senza un capo basati sulla libera associazione, il consenso, l’aiuto reciproco, l’autosufficienza e l’armonia con l’ambiente.” Ha detto  che è essenziale che tutti noi lavoriamo per tagliare i nostri legami personali con il capitalismo e per impegnarci nella “massiccia organizzazione di proteste, scioperi e boicottaggi.” Compiere attentati informatici e far trapelare informazioni segrete, ha detto, fanno parte di questa resistenza – “strumenti efficaci per rivelare le brutte verità del sistema.”

Hammond ha passato mesi nel movimento Occupy a Chicago. Ha accettato le sue strutture “che non prevedevano un leader, non gerarchiche,  come le assemblee generali e il consenso, e l’occupazione degli spazi pubblici.” Era però molto critico rispetto  a quelle che chiamava le “vaghe politiche” di Occupy che permettevano che il movimento comprendesse seguaci del libertario Ron Paul, alcuni componenti del Tea Party, così come “liberali riformisti e Democratici.” Hammond ha detto che non era interessato ad alcun movimento che “voleva soltanto una forma più ‘simpatica’ di capitalismo e che favoriva le riforme legali, ma non la rivoluzione.” Rimaneva radicato nell’ethos dei Black Bloc.

“La detenzione mi ha davvero fatto aprire gli occhi sulla realtà del sistema della  giustizia penale,” ha detto, che non è un sistema un sistema di giustizia  penale per la sicurezza pubblica e la riabilitazione [dei detenuti] ma per raccogliere profitti per mezzo della detenzione di massa. Ci sono due tipi di giustizia – uno per i ricchi e i potenti che la passano liscia con grossi reati, poi quella per tutti gli altri, specialmente per le persone di colore e gli indigenti. Non esiste nulla che somigli a un processo giusto. In oltre l’80% dei casi si fa pressione sulle persone affinché patteggino,  invece di esercitare il loro diritto al processo, con la minaccia di condanne più lunghe. Credo che non siano possibili riforme soddisfacenti. Bisogna che si chiudano tutte le prigioni e che si rilascino tutti, incondizionatamente.”

Ha detto che spera che il suo atto di opposizione incoraggi altri, proprio come il coraggio di Manning lo ha ispirato. Ha detto che gli attivisti dovrebbero “sapere e accettare  la peggior possibile ripercussione” prima di attuare un’azione e dovrebbero essere consapevoli delle massicce operazioni di controspionaggio/sorveglianza che prendono di mira i nostri movimenti.” Un informatore che fingeva di essere un compagno, Hector Xavier Monsegur, noto in rete come “Sabu”, ha consegnato Hammond e i suoi difensori all’FBI. Monsegur ha conservato i dati recuperati da Hammond su un server esterno, a New York. Questa sottile connessione con New York ha permesso al governo di processare Hammond a New York per avere fatto attentati informatici dalla sua casa di Chicago a una ditta privata di sicurezza con sede nel Texas. New York è il centro delle inchieste riguardanti la guerra cibernetica; è il luogo dove sembra che le autorità federali volessero che Hammond venisse  indagato e accusato.

Hammond ha detto che continuerà a opporsi mentre è in prigione. Una serie di infrazioni minori e anche una prova  positiva insieme ad altri prigionieri riguardo al suo livello di assunzione di marijuana che era stata fatta entrare di nascosto nella struttura, ha fatto sì che non  potrà avere più visite per i prossimi due anni e che passerà del tempo in isolamento”. Gli sarà permesso incontrare i giornalisti, ma ci sono voluti due mesi perché venisse approvata la mia richiesta di intervistarlo. Ha detto che la prigione comporta “un sacco di noia”. Gioca a scacchi, suona la chitarra, e aiuta altri prigionieri a studiare per il GED (General Education Diploma – Sono dei test che sostengono coloro che sono usciti dalle scuole superiori senza aver conseguito un diploma, n.d.t.). Quando l’ho incontrato, stava lavorando a una dichiarazione, un manifesto personale che leggerà in tribunale questa settimana.

Ha insistito nel dirmi che non si considera diverso dagli altri detenuti, specialmente dai poveri prigionieri di colore che sono dentro per reati comuni, specialmente quelli collegati alla droga. Ha detto che la maggior parte dei detenuti sono prigionieri politici, “ingabbiati” ingiustamente da un sistema di capitalismo totalitario che ha scoperto occasioni fondamentali per il dissenso democratico e la sopravvivenza economica.

“La maggioranza delle persone che sono in carcere hanno fatto quello che dovevano per sopravvivere,” ha detto. “La maggior parte dei detenuti era povera. Erano stati arrestati nel periodo della guerra alla droga che è un modo di fare soldi se si è poveri.  Il vero motivo per cui sono finiti dentro per così tanto tempo è che in questo modo le grosse aziende possono continuare ad avere grossi profitti. Non si tratta di giustizia. Non faccio nessuna distinzione tra di noi.”

“La prigione significa essenzialmente sopportare maltrattamenti continui e condizioni che abbrutiscono con frequenti periodi in isolamento e perquisizioni,” ha detto. “Bisogna lottare costantemente per ottenere il rispetto delle altre guardie e delle volte ti sbattono in isolamento. Tuttavia non cambierò il modo in cui vivo perché sono detenuto. Continuerò a essere ribelle, agitatore, organizzatore, ogni volta che sarà possibile.”

Ha detto che la resistenza deve essere un modo di vita. Intende tornare ad organizzare le comunità quando sarà liberato, anche se ha detto che farà in modo di restare fuori dalla prigione. “La verità,” ha detto verrà sempre fuori.” Ha avvertito gli attivisti di essere super attenti e consapevoli che “un errore può avere conseguenze permanenti.” Ha però aggiunto: “Non lasciate che la paranoia e la paura vi dissuadano dall’attivismo. Fate tutto il possibile! “

 Note

*http://www.iljournal.it/2013/che-cos’e-l’espionage-act/522533


 Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/the-revolutionaries-in-our-midst-by-chris-hedges

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