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1 maggio 2013

Operaio morto sul lavoro 21 anni fa. Ancora nessun risarcimento

Il marito è morto a causa di un incidente sul lavoro nel 1992. Da 21 anni la vedova e il figlio attendono un risarcimento danni nonostante una sentenza passata in giudicato”. Ieri mattina Giuseppina Cardinale e il figlio Salvatore La Corte hanno manifestato davanti l’agenzia nazionale dei beni confiscati in via Vannantò a Palermo, per chiedere giustizia”. La notizia ce la segnala Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza quotidianamente impegnato da anni contro la piaga delle morti sul lavoro. Giuseppe La Corte è morto per un infortunio sul lavoro avvenuto nel cantiere della Co.Gi srl. “Società – spiega l’avvocato Irene Carta Cerrella – che apparteneva a Vincenzo Piazza il cui patrimonio è stato definitivamente confiscato nel 2010 . La società era stata condannata da una sentenza, passata in giudicato nel 2010, a risarcire 500 mila euro alla famiglia dell’operaio. “Era arrivata anche una proposta transattiva per 150 mila euro nel luglio del 2011, – aggiunge l’avvocato – proveniente dall’amministrazione giudiziaria con invito a comunicare le coordinate bancarie. Nonostante i soldi messi da parte dal curatore fallimentare la moglie e il figlio non hanno ricevuto alcunché”. Ieri a Roma si è riunita la commissione per decidere se approvare o meno la proposta transattiva. “Una vedova ed un figlio invalido, che devono campare con 290 euro al mese, di pensione di invalidità del figlio, che per la morte del padre non ha visto un euro” sottolinea Marco Bazzoni. “Qualcuno ne vuole parlare di questa vergogna? O quantomeno la politica e sindacati vogliono fare qualcosa perchè si sblocchi questa situazione che definire vergognosa è poco?

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