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http://www.rue89.com
07/08/2013

E dire che pretendiamo di essere il paese dei diritti dell'uomo
By Noel Mamère

I disobbedienti del Cyberspazio sono dei traditori? Bradley Manning, Edward Snowden, Julian Assange, i tre uomini diventati simboli della lotta per la trasparenza su Internet.

Il processo a Bradley Manning, la scorsa settimana, ha sollevato l'accusa di tradimento, una qualifica che potrebbe comportare la pena di morte ancora in vigore negli Stati Uniti. Per quanto riguarda Edward Snowden, ha finalmente ottenuto asilo politico nella Russia di Putin.

Dobbiamo sostenere questi informatori? Se ci basiamo sulle prove sì. Ma a condizione di capire e spiegare le implicazioni di questa nuova lotta per le libertà civili.

Regressione democratica

La prima osservazione è nella tradizione americana della disobbedienza civile.

Il padre della disobbedienza civile, Henry David Thoreau, che ha ispirato Gandhi e Martin Luther King. I seguaci di Wikileaks sono nel solco della tradizione liberal-libertaria di Thoreau; Resistono ad uno Stato che organizza le ingiustizie di ieri contro la schiavitù di oggi ,contro le guerre in Iraq e in Afghanistan, che vuole imporre un nuovo ordine internazionale respinto dal popolo.

La seconda osservazione s’iscrive nella lotta della società contro lo Stato che sovrintende tutti e che vuole controllare tutto.

Il Grande Fratello ti sta guardando, scriveva George Orwell in "1984". La sua previsione è ampiamente superata. Siamo tutti schedati. La sorveglianza diffusa della nostra vita è diventata la regola e le nostre aree di libertà l'eccezione. I file si sono moltiplicati, interconnessi, sviluppati a tal punto che nessuna parte della nostra vita può sfuggire alle grandi aziende ne allo Stato. La griglia delle telecamere di sorveglianza, che stanno aumentando in tutte le latitudini, coesiste con le intercettazioni. Fino a che punto sprofonderemo nella commercializzazione della nostra privacy?

La lotta per i diritti umani su Internet è nella continuità della lotta di Voltaire per la libertà di espressione. Che la libertà di espressione venga messa in dubbio negli Stati Uniti, il paesi del Quinto Emendamento, mostra a che punto sia giunta la regressione democratica nei successori di Abramo Lincoln e George Washington.

Lotta globale per la libertà digitale

La terza osservazione è che la battaglia per la trasparenza contro il segreto è indissolubilmente legata alla lotta per la democrazia.

Rendere trasparente lo spazio pubblico è stata la causa della Rivoluzione francese, quando il diritto divino dei re governava nella totale opacità. Oggi, le reti che ci governano operano tra se stesse e le élite politiche controllano le informazioni. Il terzo stato, che comprende il 99% della popolazione non è in grado di conoscere i veri problemi del mondo contemporaneo.

Pertanto, dal momento che un pugno di hacker attivisti si rivoltano contro le potenze delle tenebre e costruiscono spazi di libertà digitale a livello globale, essi costituiscono l'avanguardia di una nuova cittadinanza attiva; facendo passare come azione collettiva le loro azioni singole contro lo stato. Sono i nuovi difensori della libertà di espressione di tutti i governi, tra cui la Francia.

Il recente divieto di diffondere le registrazioni relative alla Bettencourt sul sito Mediapart, come le pressioni sui giornalisti al tempo di Sarkozy, mostrano che non siamo immuni da questo nuovo ordine digitale.

La quarta osservazione è che la lotta per la trasparenza oggi è divenuta globale, a differenza del XVIII secolo.

La lotta per la libertà digitale si sviluppa a livello planetario. Lo stato-nazione, anche quando si tratta degli Stati Uniti, non può imprigionare dei disobbedienti per la vita. Si deve tener conto che la società civile globale è ormai una forza politica a sé stante.

Da questo punto di vista, la crisi globale innescata dai nostri tre guerriglieri e la risposta degli Stati interessati, è una scuola per il futuro delle nostre società.

Disorientamento in termini di diritti e libertà

Il caso Snowden ha portato ad un atto di pirateria agito da stati occidentali e soprattutto della Francia contro l'aereo del presidente Morales erroneamente sospettato, ma non è questo il problema, di consentire a Snowden la fuoriuscita dalla sua gabbia dorata Russa. Il fatto che la Francia, che si pretende difensora dei diritti umani, ha risposto in questo caso come il barboncino degli USA, ciò che mostra la nostra dipendenza dal potere degli Stati Uniti.

Invece di proporre l’asilo politico a Snowden, cosa che sarebbe nella sua tradizione politica, la Francia di Francois Hollande non solo ha rifiutato di aiutare l'hacker, ma ha negato lo spazio aereo al primo presidente indigeno dell’America Latina, un amico personale di Danielle Mitterrand. Questo episodio tragicomico dimostra non solo la nostra dipendenza dagli Stati Uniti, ma anche la perdita dei nostri parametri di riferimento in termini di diritti umani e delle libertà fondamentali.

Naturalmente, questi tre nuovi dissidenti dell’ordine informativo non sono di sinistra nel senso classico del termine. Piuttosto, essi sono guidati da ideali libertari e non hanno riferimenti etici stabiliti. Tuttavia, la difesa contro la tirannia del segreto del Pentagono e contro la paranoia degli adepti della difesa del segreto di Stato, sempre utilizzato contro la verità e la giustizia, sarebbe il minimo da fare quando si pretende di essere il paese dei diritti umani. Voltaire, ritorna!


http://www.rue89.com
07/08/2013

Et dire que l’on se prétend le pays des droits de l’homme
Par Noël Mamère

Les désobéissants du cyberspace sont-ils des traîtres ? Bradley Manning, Edward Snowden, Julian Assange, ces trois hommes sont devenus les symboles de la lutte pour la transparence sur Internet.

Le procès de Bradley Manning, la semaine dernière, a levé l’accusation de trahison, qualification qui aurait pu se traduire par la peine de mort encore en vigueur aux Etats Unis. Quant à Edward Snowden, il a enfin obtenu l’asile politique dans la Russie de Poutine.

Faut-il soutenir ces lanceurs d’alerte ? D’évidence oui. Mais à condition de comprendre et d’expliquer les implications de ce nouveau combat pour les libertés civiles.

Régression démocratique

Première observation : il se situe dans la tradition américaine de la désobéissance civile.

Il est individuel, comme celui de David Henry Thoreau, le père de la « désobéissance civile » qui a inspiré Gandhi et Martin Luther King. Les adeptes de Wikileaks se situent dans cette tradition libérale-libertaire de Thoreau ; Ils résistent à un Etat qui organise l’injustice, hier contre l’esclavage, aujourd’hui contre les guerres en Irak ou en Afghanistan, qui veulent imposer un nouvel ordre international refusé par les peuples.

Deuxième observation : ce combat s’inscrit dans la lutte de la société contre l’Etat qui surveille tout, qui veut tout contrôler.

« Big Brother is watching you », écrivait Georges Orwell dans « 1984 ». Sa prédiction est largement dépassée. Nous sommes tous fichés. La surveillance généralisée de nos vies est devenue la règle et nos espaces de liberté, l’exception. Les fichiers se sont multipliés, interconnectés, développés à un point tel que pas un pan de notre vie ne peut échapper aux grandes entreprises et à l’Etat. Le quadrillage des caméras de surveillance, qui se multiplient sur toutes les latitudes, coexiste avec le système des écoutes. Jusqu’où irons-nous dans cette marchandisation de notre intimité ?

La lutte pour les droits fondamentaux sur le Net est dans la continuité de la lutte voltairienne pour la liberté d’expression. Qu’elle soit mise en doute aux Etats-Unis, pays du cinquième amendement, montre à quel point la régression démocratique chez les successeurs d’Abraham Lincoln et de Georges Washington

Lutte mondiale pour les libertés numériques

Troisième observation : ce combat pour la transparence contre le secret est indissolublement lié à la lutte pour la démocratie.

Rendre transparent l’espace public a été à l’origine de la révolution française, quand la monarchie de droit divin gouvernait dans l’opacité la plus totale. Aujourd’hui, les réseaux qui nous gouvernent fonctionnent dans l’entre-soi et les élites politiques contrôlent l’information. Le « tiers-Etat », celui qui regroupe les 99% de la population est dans l’impossibilité de connaître les véritables enjeux du monde contemporain.

Dès lors, à partir du moment où une poignée « d’hacktivistes » se révoltent contre ces pouvoirs de l’ombre et construisent des zones de liberté numérique au niveau planétaire, ils constituent l’avant-garde d’une nouvelle citoyenneté active, en faisant passer du même coup leurs actes individuels au statut d’une action collective. Ils sont les nouveaux défenseurs de la liberté d’expression combattue par tous les pouvoirs, y compris en France.

La récente interdiction de diffuser les enregistrements liés à l’affaire Bettencourt sur le site Mediapart, comme les pressions sur les journalistes du temps de Sarkozy, montrent que nous ne sommes pas à l’abri de ce nouvel ordre numérique.

Quatrième observation : Ce combat pour la transparence aujourd’hui est global, à la différence du XVIIIe siècle.

La lutte pour les libertés numériques se déroule au niveau de la planète. L’Etat- nation, même quand il s’agit des Etats-Unis, ne peut plus embastiller le désobéissant pour la vie. Il doit tenir compte d’une société civile mondiale qui est maintenant une force politique à part entière.

De ce point de vue, l’agitation mondiale déclenchée par nos trois « guerilleros » de Wikileaks et la réponse des Etats concernés, est un cas d’école pour l’avenir de nos sociétés.

Perte de repères en termes de droits et de libertés

L’affaire Snowden a débouché sur un acte de piraterie caractérisé des Etats occidentaux et en particulier de la France contre l’avion du Président Morales soupçonné à tort – mais ce n’est pas le problème – d’avoir permis à Snowden de sortir de sa cage dorée de Russie. Le fait que la France, qui se réclame des droits de l’homme, ait réagi dans cette affaire comme le caniche des USA montre notre dépendance à l’égard de la puissance américaine.

Au lieu de proposer à Snowden l’asile politique, ce qui aurait été dans sa tradition politique, la France de François Hollande a non seulement refusé d’aider le pirate informatique mais a été jusqu’à refuser l’espace aérien au premier président indien d’Amérique latine, un ami personnel de Danielle Mitterrand. Cet épisode tragicomique montre non seulement notre dépendance à l’égard des USA mais aussi la perte de nos repères en termes de droits de l’homme et de libertés fondamentales.

Bien sûr, ces trois dissidents du nouvel ordre informationnel ne sont pas des militants de gauche au sens classique du terme. Ils sont plutôt mus par des idéaux libertariens et n’ont pas de références déontologiques bien établies. Il n’empêche, les défendre contre la tyrannie du secret du Pentagone, contre la paranoïa des adeptes du secret défense, toujours utilisé contre la vérité et la justice, est bien le minimum à faire lorsque l’on se prétend le pays des droits de l’homme. Voltaire, reviens !

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