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16 gennaio 2013

L’economia della condivisione globale: 10 proposte per finanziarla
di Rajesh Makwana
traduzione di Giuseppe Volpe

Ci sono molte politiche che i governi potrebbero mettere in atto per raccogliere i fondi necessari per invertire le misure d’austerità, affrontare il cambiamento climatico e prevenire le inutili morti causate dalla povertà. Ma non possiamo realmente far affidamento sui governi per cambiare l’attuale direzione del mondo; la sola speranza è una grande ondata di sostegno popolare a favore della condivisione globale.

Oggi i governi di tutto il mondo stanno attuando programmi d’austerità che stanno rovesciando le protezioni sociali per le quali il popolo ha lottato per molte generazioni. Tagliando enormemente la spesa pubblica per il benessere sociale e per i servizi essenziali, le misure d’austerità stanno minando i diritti umani e minacciando di distruggere il tessuto fondamentale della società e della comunità. Ma davvero, come siamo indotti a credere,  non c’è alcuna alternativa a queste politiche economiche ingiuste?

In un mondo che è già estremamente disuguale, trascurare politiche che redistribuiscano il reddito e la ricchezza è sfociato in quella che non può essere descritta altrimenti che come un’emergenza globale. In mezzo alle molte crisi che abbiamo di fronte – dal cibo all’ambiente, alla crisi finanziaria alla crisi economica globale – centinaia di milioni di persone in tutto il mondo affrontano privazioni estreme e muoiono inutilmente per mancanza di accesso alle cose essenziali, in conseguenza della povertà estrema, del cambiamento climatico o di disastri naturali. Persino nei paesi più ricchi, le politiche di austerità economica stanno infliggendo stenti inutili a milioni di famiglie, molte delle quali ora lottano per soddisfare i bisogni alimentari e di assistenza sanitaria più elementari.

Come stanno dichiarando innumerevoli dimostranti in diversi continenti, le cose non devono andare così.  Anche se affrontare le cause sottostanti le crisi mondiali interconnesse renderà necessarie riforme strutturali di scala mai prima tentata dalla comunità internazionale, non siamo obbligati ad attendere che questi cambiamenti trasformativi abbiano luogo per evitare la sofferenza delle persone causata da stenti estremi e da invalidità evitabili legate alla povertà.

Sono disponibili moltissime ricerche che dimostrano come i governi potrebbero disporre di fondi più che sufficienti a invertire le politiche dell’austerità economica, a prevenire le privazioni che minacciano la sopravvivenza e a mitigare gli impatti umani sul cambiamento climatico. Utilizzando soltanto le scelte politiche sintetizzate di seguito, i governi potrebbero mettere in moto più di 2,8 trilioni di dollari ogni anno per far progredire e rafforzare l’”economia della condivisione”, sistemi di stato sociale e di ridistribuzione che sono stati progressivamente creati in tutto il mondo per proteggere i poveri e i vulnerabili.

Questa somma colossale corrisponde a circa il 4% del PIL globale, due volte quanto necessario per garantire un livello elementare di protezione sociale per tutti i poveri del mondo, secondo i calcoli delle Nazioni Unite. Sottolinea anche come la comunità internazionale possa fare molto di più per far progredire la condivisione tra le nazioni oltre che al loro interno, al fine di aiutare i paesi più poveri a soddisfare i bisogni elementari dei propri cittadini e a rafforzare i sistemi nazionali di protezione sociale.

Molte di queste misure politiche sarebbero di grande beneficio di per sé nel contribuire a creare un mondo con una minore spesa militare, meno stato assistenziale per le imprese, un’economia più verde, un regime internazionale degli scambi più equo e forme di tassazione più progressive ed efficaci. Realizzare questi obiettivi da molto tempo e diffusamente perorati sarebbe un passo enorme nella direzione giusta per il mondo nella sua interezza, segnalando un trionfo per milioni di persone che lavorano per il cambiamento progressista, e aprirebbe la via a riforme più trasformative dei sistemi politici ed economici mondiali che devono urgentemente far seguito.

10 politiche per finanziare l’economia della condivisione globale:

1. Tassazione della speculazione finanziaria: 650 miliardi di dollari

La speculazione sui mercati finanziari è sempre più scollegata dall’economia ‘reale’ (interessata a produrre concretamente beni e servizi) e ha destabilizzato le economie di tutto il mondo. I principali beneficiari della speculazione sono un’élite minoritaria di operatori, banche d’investimento, fondi speculativi e altre imprese che sono in grado di realizzare grandi utili grazie alla volatilità del mercato. Una tassa sulle transazioni finanziarie (FTT) potrebbe contribuire a regolare i mercati disincentivando le pratiche di scambio più destabilizzanti. Se messa in atto globalmente, una FTT potrebbe raccogliere 650 miliardi di dollari l’anno per far sì che i governi affrontino la povertà, invertano le misure d’austerità e affrontino il cambiamento climatico.

2. Fine delle sovvenzioni ai combustibili fossili: 531 miliardi di dollari

Il consumo di combustibili fossili è il contributore maggiore al riscaldamento globale ed è largamente responsabile delle emissioni di carbonio che hanno raggiunto un record l’anno scorso. Sarà impossibile contenere le emissioni di CO2 entro livelli di sicurezza se i governi continueranno a incoraggiare l’uso eccessivo di “energia sporca” mediante le massicce sovvenzioni che offrono ai produttori e consumatori di combustibili fossili. I governi potrebbero raccogliere fino al 531 miliardi di dollari l’anno se fossero progressivamente eliminate entro il 2020 tutte le forme di sovvenzioni ai combustibili fossili e ai biocarburanti. Questa colossale somma di denaro sarebbe sufficiente a garantire l’accesso universale all’energia, a produrre un effetto leva su significativi investimenti in rinnovabili su scala globale e a finanziare programmi che possano aiutare i paesi a mitigare il cambiamento climatico e ad adattarvisi.

3. Diverso impiego della spesa militare: 434,5 miliardi di dollari

La spesa militare dei governi di tutto il mondo è cresciuta di più del 50% rispetto al 2001, raggiungendo più di 1,7 trilioni di dollari nel 2011, equivalenti a circa 250 dollari l’anno per ciascun abitante del pianeta. Come primo passo verso la fine dei conflitti armati e della guerra, è cruciale che i governi introducano sostanziali riduzioni dei loro bilanci militari. Reindirizzare solo un quarto dell’attuale spesa militare globale libererebbe annualmente 434,5 miliardi di dollari che potrebbero invece essere utilizzati per salvare vite, prevenire privazioni estreme e rafforzare le iniziative dell’ONU per il mantenimento della pace.

4. Stop all’elusione fiscale: 349 miliardi di dollari

Rafforzare i sistemi fiscali nei paesi di tutto il mondo resta il modo più pragmatico per le nazioni per distribuire le proprie risorse finanziarie in modo più equo e per proteggere i poveri e i vulnerabili. L’elusione fiscale dei singoli ricchi e delle imprese multinazionali fa sì che i governi spesso perdano enormi importi di entrate pubbliche aggiuntive. Agevolata da una rete globale di paradisi fiscali estremamente riservati e ‘legittimata’ da norme fiscali nazionali e internazionali, l’elusione fiscale è un grosso affare. Come passo minimo in direzione della fine di ogni forma di elusione fiscale, operare un giro di vite sui paradisi fiscali e prevenire le violazioni delle imposte sulle imprese potrebbe far raccogliere 349 miliardi di dollari l’anno.

5. Aumento degli aiuti internazionali: 297,5 miliardi

L’Assistenza Ufficiale allo Sviluppo (ODA) è il modo principale in cui la comunità internazionale attualmente finanzia l’economia globale della condivisione. Ma gli aiuti stranieri sono gravemente compromessi dall’interesse egoistico dei paesi donatori e minimizzati dal flusso netto di fondi dai paesi in via di sviluppo alle nazioni industriali ricche. Anche se la fine della povertà richiederà un’estesa ristrutturazione dell’economia mondiale per condividere più equamente la ricchezza e il potere all’interno delle nazioni e tra di esse, aumentare l’ODA dell’1% del reddito nazionale lordo (GNI) nel breve termine, potrebbe raccogliere altri 297,5 miliardi di dollari l’anno, una somma più in linea che le urgenti necessità dei paesi più poveri.

6. Fine del sostegno alle attività agroindustriali: 187 miliardi di dollari

I sussidi all’agricoltura uno dei principali esempi di come i governi sostengono un modello di agricoltura e commercio ambientalmente distruttivo e socialmente ingiusto. Reindirizzare questi sussidi perversi è una priorità urgente se il mondo fa sul serio nell’affrontare la crisi alimentare globale, nel ridurre la fame e nel proteggere l’ambiente. Eliminare sussidi inappropriati e generatori di sprechi mirati a sostenere coltivatori ricchi e potenti industrie agroalimentari potrebbe far raccogliere 187 miliardi di dollari l’anno, denaro che potrebbe essere invece utilizzato per affrontare la povertà e aumentare la sicurezza alimentare nel Sud Globale. I sussidi restanti dovrebbero essere riorientati a sostenere produttori su piccola scale e pratiche agricole ecologiche, in accordo con i principi della sovranità alimentare.

7. Sfruttare le risorse del FMI: 115 miliardi di dollari

La potente influenza esercitata dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) sulle decisioni di politica economica assunte in tutto il mondo gli ha guadagnato una reputazione altamente controversa. Molti gruppi della società civile e milioni di cittadini in tutto il Sud Globale considerano il FMI e le sue politiche incentrate sul mercato come una minaccia alla giustizia economica e sociale. Ciò nonostante il Fondo ha la capacità di raccogliere e ridistribuire vaste quantità di risorse finanziarie aggiuntive per lo sradicamento della povertà e a fini di finanziamenti nel settore del clima. Ampliare la struttura dei Diritti Speciali di Prelievo (SDR) del Fondo potrebbe raccogliere 100 miliardi di dollari l’anno e vendere le sostanziose riserve auree del FMI potrebbe raccogliere 15,5 miliardi di dollari aggiuntivi in un periodo di 10 anni.

8. Tassare i combustibili sporchi: 108 miliardi di dollari

Gli attivisti sostengono da molto tempo che il prezzo dell’utilizzo dei combustibili fossili non riflette accuratamente il costo effettivo dei loro impatti ambientali, sociali o economici. Il prezzo artificialmente basso del consumo di petrolio, gas e carbone ha anche incoraggiato un eccessivo assegnamento su di essi, esacerbando il cambiamento climatico e prevenendo lo sviluppo di forme alternative di energia. Tassare le emissioni di carbonio da combustibili fossili potrebbe raccogliere 108 miliardi di dollari l’anno di entrate governative aggiuntive. La tassazione offrirebbe anche un incentivo all’utilizzo più efficiente dei combustibili fossili, contribuirebbe a incoraggiare la transizione a una tecnologia energetica a basso carbonio e raccoglierebbe fondi significativi per la finanza climatica internazionale.

9. Cancellare il debito ingiusto: 81 miliardi di dollari

La cancellazione incondizionata di tutti i debiti ingiusti e non rimborsabili dei paesi in via di sviluppo è essenziale per realizzare una distribuzione più equa delle risorse finanziarie del mondo. I paesi in via di sviluppo sono indebitati al livello di più di 4 trilioni di dollari e spendono più di 1,4 miliardi di dollari al giorno per rimborsarli: il 400% in più di quanto ricevono in aiuti. Questi fondi dovrebbero essere invece spesi in assistenza sociale e servizi pubblici di cui molti di questi paesi hanno urgente necessità. Cancellare i soli ‘debiti dei dittatori’ – attualmente stimati in 735 miliardi di dollari – potrebbe liberare 81 miliardi di dollari l’anno per la spesa pubblica nei paesi in via di sviluppo.

10. Proteggere i dazi all’importazione: 63,4 miliardi di dollari

Le nazioni ricche e le istituzioni globali devono smettere di costringere i paesi poveri ad aderire a regole commerciali ingiuste. Il reddito derivante dalle imposte sulle merci importate è una fonte importante delle entrate governative dei paesi in via di sviluppo, ma essi sono sempre più costretti a ridurre tali dazi all’importazione come condizione degli accordi di libero scambio (FTA) o in cambio di assistenza finanziaria. Se l’attuale tornata di negoziati commerciali internazionali fosse conclusa, i paesi poveri potrebbero perdere 63,4 miliardi di dollari a causa delle riduzioni dei dazi all’importazione, più di quattro volte quanto si stima potrebbero guadagnare in termini di accresciuti scambi. Inoltre molti FTA attualmente negoziati tra paesi ricchi e nazioni povere ridurranno ulteriormente le entrate doganali dei governi dell’intero Sud Globale.

Entrate potenziali totali di tutte le dieci politiche: 2,8 trilioni di dollari l’anno

Le politiche citate evidenziano i molti modi in cui i governi possono mettere in moto centinaia di miliardi di dollari senza creare altri debiti nazionali o attuare misure d’austerità. Inoltre, usare questi fondi rafforzerebbe l’economia globale della condivisione ed eviterebbe morti inutili legate alla povertà nei paesi poveri, che potrebbero salvare la vita di circa 15 milioni di persone l’anno e consentire a molti milioni di altri di contribuire alla vita sociale, economica, politica e culturale della propria nazione. Ciò è solidamente sensato da punto di vista economico in un periodo in cui le economie di tutto il mondo si stanno contraendo e sta crescendo la disoccupazione. In un mondo interdipendente in cui i rapporti commerciali e finanziari abbracciano l’interno pianeta, questo massiccio investimento nell’economia della condivisione potrebbe stimolare la domanda, avviare la crescita, creare opportunità di occupazione e accrescere in misura sostanziale le entrate governative.

Invertire le misure d’austerità in Europa e nel Nord America potrebbe avere un impatto significativo anche sulle economie, riducendo la disoccupazione e migliorando la salute, il benessere e il reddito disponibile dei cittadini di queste regioni economicamente avanzate. Analogamente, investire fortemente in progetti di energia rinnovabile e di infrastrutture verdi come parti di un “New Deal Verde” su scala nazionale e globale, potrebbe creare ancor maggior occupazione, aprire la via a un’economia a basso carbonio e ridurre significativamente le emissioni di gas serra.

Insieme, queste misure potrebbero contribuire a stimolare l’attività economica e ad accrescere le entrate governative, aiutando le nazioni a tappare il buco delle finanze pubbliche e a cancellare i grandi tagli alla spesa governativa. Queste ‘politiche di stimolo’ sono diffusamente considerate più efficaci dei programmi d’austerità inflitti oggi da molti governi indebitati, specialmente in tempi di recessione o di deficit eccezionalmente elevati. Anche se per risolvere la crisi finanziaria in aggravamento è necessaria una profonda trasformazione dell’intera struttura economica globale, nel frattempo non ci sono scuse per minare l’economia della condivisione attraverso tagli governativi allo stato sociale e ai servizi essenziali.

Queste proposte possono essere relativamente modeste se confrontate con la dimensione della crisi che l’umanità affronta, ma chiaramente necessiteranno di un grande sostegno pubblico se dovranno avere una speranza di essere realizzate. Mentre ci avviciniamo sempre più a una critica (socialmente, economicamente e ambientalmente) è chiaro che non possiamo più fare affidamento sui soli governi per creare il futuro che vogliamo. La responsabilità di prendere posizione ricade interamente sulle spalle della gente comune, non solo sui normali attivisti e sulle ONG. Ma con la mobilitazione diffusa del potere popolare che comincia a mostrarsi in tutto il mondo, un’opinione pubblica globale unita e informata è alla fine più forte degli interessi privati che ostacolano la realizzazione di un cambiamento progressista.

Se il sostegno del pubblico a tutte le campagne e a tutte le priorità politiche evidenziate più sopra continuerà a crescere, la possibilità di mobilitare l’opinione pubblica su scala internazionale e di trasformare rapidamente la politica governativa diviene una realtà. Perché ciò accada, tutti quelli che perseguono un mondo più equo e pacifico – specialmente coloro che sono nuovi a questi problemi – devono aumentare il peso della richiesta globale di condivisione e giustizia.

Questo articolo è basato sul rapporto ‘Finanziare l’economia globale della condivisione’. Per riferimenti, altre risorse e per leggere il rapporto completo, visitare: www.stwr.org/financing-the-global-sharing-economy


Rajesh Makwana è direttore di ‘Share The World’s Resources’ [Condividiamo le risorse del mondo] e può essere raggiunto all’indirizzo rajesh@stwr.org. Adam Parsons è il redattore di STWR e può essere raggiunto all’indirizzo adam@stwr.org.


Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/how-to-mobilise-2-8tr-to-finance-the-global-sharing-economy-by-rajesh-makwana

Originale: Share the World’s Resources

 

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