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01 dic, 2013

22 anni dopo l’indipendenza, la marcia dei 100mila a Kiev

Nonostante la repressione di sabato, la capitale dell'Ucraina ha visto 100mila persone in piazza contro il presidente Yanuckovich

L’Ucraina è l’Europa. Uno slogan che riecheggia nei cieli di Kiev, dove i manifestanti hanno deciso di sfidare il governo a viso aperto. Centomila persone sono andate in Piazza dell’Indipendenza, trasgredendo il divieto imposto dall’esecutivo e sventolando la bandiera “blustellata”.

Peraltro l’1 dicembre è una data dal profondo significato storico: nel 1991 il popolo ucraino votò il referendum sull’indipenenza dalla madre-Russia, scegliendo Leonid Kravčuk come primo presidente del Paese.

La protesta, tuttavia, è iniziata già da qualche giorno, precisamente da quando il presidente Viktor Yanukovich ha rifiutato di firmare il trattato con l’Unione europea per sviluppare i rapporti commerciali e il libero scambio delle merci con l’Ue. Il “niet” del leader ucraino è stato dettato dalla sua fedeltà a Mosca, che continua ad avere una grande influenza soprattutto dopo il ritorno al potere di Yanukovich, notoriamente filorusso. Non a caso lui ha pubblicamente ammesso che la mancata intesa è stata causata dalla volontà di non complicare i rapporti con Vladimir Putin.

La decisione è però costata molto cara in termini di consenso: i cittadini hanno invaso le piazza, come avvenne con la Rivoluzione arancione del 2004. La risposta però è stata violenta con l’intervento della polizia per disperdere il corteo. Il ministro dell’Interno, Vitaly Zakharchenko, ha mostrato una posizione molto ferma, sostenendo che Kiev non può diventare come Tripoli o Tunisi.

Un parallelo cone la Primavera araba che è apparso abbastanza forzato, ma che rende bene l’idea del clima che si respira per le strade di Kiev.

Gli effetti della repressione sono durati appena un giorno. La giornata di domenica è stata nera per la popolarità del presidente, che ha cercato di placare gli animi, spiegando che è disposto ad avvicinarsi all’Unione. «Farò tutto quanto è in mio potere per accelerare il processo di avvicinamento dell’Ucraina all’Unione europea», ha riportato l’agenzia Interfax in un dispaccio.

I centomila ucraini scesi in piazza, però, non credono alla sua promessa: per questo chiedono le dimissioni di Yanukovich e un rapido ritorno alle elezioni. E la data dell’1 dicembre sembra davvero un assist perfetto in questo momento di fibrillazione.

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