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dic 2nd, 2013

Situazione tesa in Ucraina: i manifestanti filo-europeisti chiedono le dimissioni di Yanukovich
di Guido Keller

Si presenta sempre più difficile la situazione in Ucraina, dove in queste ore monta la protesta contro il governo e la sua scelta di rinunciare alla proposta di un Accordo di Associazione e di Libero Scambio con l’Unione Europea per aderire in toto all’Unione doganale di Vladimir Putin. D’altro canto lo stesso presidente della Federazione russa ha spiegato martedì 26 novembre a Trieste che tale accordo sarebbe stato inaccettabile, in quanto l’Ucraina avrebbe rappresentato una porta d’ingresso delle merci europee nell’area dell’Unione doganale a prezzi ultra-concorrenziali. “E l’Ucraina stessa a dover prendere le proprie decisioni” – aveva affermato Putin in occasione della conferenza stampa congiunta al termine dell’incontro con il premier italiano Enrico Letta – “tuttavia un paese che ha aderito all’Unione doganale, che prevede lo scambio di merci senza dazi, può recedere dagli accordi quando vuole. Un articolo dell’accordo prevede però che se uno dei paesi aderenti intavola rapporti con paesi terzi, può esportare le merci nei paesi dell’Unione doganale con un ribasso sui dazi attualmente dell’85 per cento, ma che arriverà al 95. Potrebbero quindi transitare dall’Ucraina merci verso l’Unione doganale a prezzi ridotti, cosa che metterebbe in crisi la nostra economia. Per coinvolgere l’Unione europea in questo progetto serve gradualità, ovvero tempo e denaro”. “Oggi – aveva aggiunto Putin – in Europa la disoccupazione ha livelli elevati ed addirittura quella giovanile arriva in alcune nazioni anche al 45 per cento, mentre da noi ha livelli molto bassi, intorno a poco più del 2 per cento: per noi è necessario difendere la nostra occupazione”.
La scelta del presidente filo-russo Viktor Yanukovich, è stata in realtà obbligata dal cappio dei 30 miliardi di dollari che l’Ucraina deve sia alla Gazprom (10 miliardi) per le forniture di gas non ancora pagate e il cui termine è scaduto da tempo, sia alle quattro principali banche russe (20 miliardi) per i debiti accumulati.
Tuttavia il benessere di un paese non si misura solo in termini economici, ma anche di libertà civili ed individuali, ed agli ucraini non è andato giù il fatto di vedersi sfuggire l’occasione di aderire gradualmente all’Unione europea in cambio di un legame a doppio filo con un paese, qual è la Russia, dove ancora i diritti civili e la libertà di espressione sono regolarmente calpestati, per cui già da qualche giorno hanno preso il via a Kiev manifestazioni filo-europeiste e quindi antigovernative con conseguenti cariche della polizia ed arresti che hanno portato il deputato dell’opposizione Andriy Shevchenko ad affermare che “L’Ucraina non aveva mai visto nulla di simile”.
Domenica il corteo dei manifestanti che chiedevano le dimissioni di Viktor Yanukovich era di 500mila persone, 150mila secondo le autorità: è stato tentato un assalto al palazzo della Presidenza e nei tafferugli con le Forze dell’ordine sono rimasti feriti un centinaio di agenti ed una cinquantina di manifestanti. In 10mila hanno trascorso la notte all’agghiaccio in Maidan Nezalezhnosti (piazza dell’Indipendenza) dove è partita Rivoluzione arancione del 2004: nonostante i divieti impartiti dalle autorità, sono state montate tende e per tutta la notte si sono seguite esibizioni di musicisti e dibattiti politici; circa 5mila persone si sono recate fin sotto il palazzo del Governo con la richiesta di dimissioni dell’Esecutivo.
Il leader del partito Svoboda, Oleh Tyahnybok, ha dichiarato che “In Ucraina sta iniziando una rivoluzione, stiamo lanciando uno sciopero generale”.
Le ultime notizie parlano del Municipio di Kiev occupato dai manifestanti e dell’assedio in corso verso i palazzi governativi, ad esclusione del Parlamento, i quali sono circondati e quindi con l’accesso bloccato da veicoli, fiorerie e bidoni per le immondizie.
Intervenendo davanti alla folla il campione di pugilato Vitali Klitschki, uno dei leader dell’opposizione e possibile candidato per le prossime presidenziali, ha chiesto al capo dello Stato Viktor Yanukovich di dimettersi per aver “rubato” il sogno degli ucraini di entrare a far parte dell’Unione europea: “Se questo governo non vuole realizzare la volontà del popolo, allora non ci sarà un governo del genere, non ci sarà un presidente del genere, ci saranno un nuovo governo e un nuovo presidente”, ha affermato.

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