Now Lebanon 
19/11/13

Come topi in trappola
di Joumana Haddad
Traduzione e sintesi di Alessandra Cimarosti.

“Una trappola è una trappola solo quando non la conosci. Quando la conosci, si tratta di un’opportunità” - China Miéville

Avete mai avuto la sensazione di essere chiusi in una stanza, guardando i muri che si innalzano e vi soffocano giorno dopo giorno, minuto dopo minuto? Questo è ciò che stanno vivendo, attualmente, alcuni di noi libanesi.

Il Libano in cui sono nata – difettoso e pericoloso come era negli anni ‘70 – è un paradiso se comparato al Libano precario e sleale che sto vivendo oggi. Si, c’era una guerra in corso, violenta e sanguinosa per di più, ma c’erano anche rifugi. Il tipo di guerra di oggi non consente l’alternativa di un rifugio dove sentirsi protetti.

Se si ascolta la maggior parte dei nostri leader, ci si sente meschini e ingiusti per averli criticati. Dopo tutto, non lasciano opportunità, ma si dicono “preoccupati” per noi e sinceramente interessati al nostro benessere: preoccupati dalle loro comode case per la sorte dei senzatetto; preoccupati con i loro bei conti in banca per la disperazione dei nostri disoccupati; preoccupati dai sedili dei loro jet privati per la partenza di massa dei nostri giovani; preoccupati dall’alto della loro corruzione per i tagli all’elettricità e per i prezzi del gas. Di certo loro possono permettersi caviale, piscine interne, di mandare i propri figli nelle migliori scuole, ma è solo perché vogliono il meglio per noi. Vedete, stanno “sacrificando” sé stessi accettando generosi tangenti dall’Iran, dal Qatar, dall’Arabia Saudita e se noi non lo vediamo, è solamente perché siamo cittadini ingrati.

I nostri leader sono di alto livello: riescono a cavarsela mentendo, rubando, non facendo nulla di ciò che dovrebbero fare e continuano a convincere a farsi rieleggere. E non dimentichiamo quanto sono bravi a fare più cose contemporaneamente: possono fare un discorso di tre ore sulla pulizia delle loro mani e delle loro coscienze, mentre riciclano denaro dietro le quinte. Possono parlare di pace, mentre firmano un affare di armi sotto il tavolo. Possono predicare l’importanza del dialogo e della coesistenza, mentre ordinano alle loro squadre di uccidere l’avversario. E così via.

Ammettiamolo: siamo a corto di opzioni, come topi in trappola dove il formaggio è finito da tempo, messi all’angolo dalla nostra mancanza di indignazione, dalla nostra indifferenza, dal nostro facile arrenderci; messi all’angolo dalla mancanza di giudizio critico, intolleranza, cecità volontaria; messi all’angolo dall’inabilità di evolversi, dall’individualismo; messi all’angolo da istinti settari, sciismi mortali, violazioni di diritti umani, repressioni sessuali, patriarcato, egemonia politica e continuo lavaggio del cervello.

Ci viene detto che il futuro è avanti, ma non possiamo vederlo: tra noi e futuro ci sono muri enormi, terrificanti, a prova di terremoto. Il primo muro è il nostro sistema politico costruito su settarismo, tribalismo, ignoranza, corruzione, oppressione, terrore, regressione e feudalesimo. Un altro muro è l’economia, basata sull’impoverimento del povero e l’arricchimento del ricco. C’è poi il muro che consiste nell’ appagamento nel scaricare le nostre responsabilità ad altri; il muro dell’oscurantismo, del caos, dell’analfabetismo; il muro del tradimento, della disonestà, della censura, della manipolazione… devo andare avanti?

I muri continuano ad innalzarsi e non ci sarà nessuna luce per il topo intrappolato.

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