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mercoledì 13 marzo 2013 19:21

Vigilia nuovo governo Tunisia, giovane si dà fuoco

Il ministro degli Interni Laarayedh chiede la fiducia, mentre il Paese continua a soffrire di povertà e disoccupazione. Ieri un 20enne si è immolato a Tunisi.

Roma, 13 marzo 2013, Nena News - Sono passati quasi due anni e mezzo dal 17 dicembre 2010, quando il giovane Mohamed Bouazizi, venditore ambulante di 26 anni, si immolò nel centro di Tunisi come estrema forma di protesta per le vessazioni subite dalla polizia e la drammatica situazione economica in cui versava la popolazione tunisina.

La sua morte ha infiammato il Paese e dato il via alla prima delle Primavere Arabe, portando al rovesciamento del regime di Ben Ali. Ma oggi, a oltre due anni di distanza, il popolo tunisino continua a soffrire, nonostante libere elezioni e il primo governo democraticamente eletto. Ieri ad immolarsi è stato di nuovo un giovane, poco più di 20 anni. Si è dato fuoco nel centro della capitale, in Habib Bourguiba Avenue, teatro della rivoluzione tunisina.

Il nome del giovane non è ancora noto, polizia e vigili del fuoco non ne hanno voluto rivelare l'identità. Un testimone ha raccontato alla stampa che si tratta di un giovane venditore di sigarette. Solo l'ultimo di una lunga serie: dopo il suicidio di Mohamed Bouazizi, i suicidi si sono moltiplicati, dovuti all'ancora troppo elevato tasso di disoccupazione e alle difficili condizioni economiche in cui versa gran parte del Paese.

E mentre il giovane si dava fuoco nel centro di Tunisi, il governo tunisino tentava di uscire dalla crisi istituzionale resa ancora più aspra dall'omicidio del leader dell'opposizione Chokri Belaid. Un agguato fascista, di cui molti ritengono responsabile il partito di governo, l'islamista Ennahda. Ieri l'attuale ministro degli Interni, Ali Laarayedh, si è presentato di fronte all'Assemblea Costituente tunisina per chiederne al fiducia e formare un nuovo governo che sostituisca quello del premier Jebali, dimissionario. Il nuovo esecutivo si fonderebbe sull'appoggio di Ennahda e dei partiti Ettakatol e Congresso per la Repubblica, fazioni laiche di centro-sinistra.

Critiche le opposizioni che preannunciano battaglia, seppure alcune fazioni si siano dette pronte a non ostacolare il nuovo governo e a dare un contributo per portare fuori la Tunisia dalla crisi politica ed economica in cui ristagna da mesi. È possibile quindi che il principale partito di opposizione, Nidaa Tounes, si astenga permettendo così a Laarayedh di archiviare la fiducia. Quello che le opposizioni chiedono è un intervento immediato e forte in ambito economico e una data certa per le prossime elezioni politiche.

Certo è che la Tunisia non può aspettare: a due anni dalla rivoluzione, gli obiettivi per cui il popolo tunisino è sceso in piazza e ha perso la vita non sono stati raggiunti. Gli elevati tassi di disoccupazione e di povertà stanno provocando nuove forme di protesta, soprattutto nelle aree meno sviluppate del Paese e nelle città operaie a Sud, come Gafsa e Sidi Bouzid. A preoccupare sono la condizione dei giovani, rimasta pressoché la stessa del pre-rivoluzione, e la divisione economica del Paese, che corre a due velocità: il Nord e la capitale godono di un relativo benessere, se paragonato alla povertà in cui versa il Sud della Tunisia. 

Una spaccatura a cui il nuovo governo dovrà far fronte, se non vorrà subire lo stesso destino del regime di Ben Ali. Il popolo tunisino ha fatto una rivoluzione, ne può fare una seconda. Nena News

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