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9 Maggio 2013

Tunisia. L’islamizzazione silenziosa passa per le scuole materne
di Sebastiano Caputo

Le associazioni di tutela dei diritti dei minori sono recentemente insorte contro la proliferazione incontrollata di scuole coraniche

A due anni e mezzo dalla caduta dell’ex presidente Ben Ali, la Tunisia ancora non riesce a rialzarsi. Sia dal punto di visto economico, in una Paese dove i giovani s’immolano a causa della forte disoccupazione, sia da quello sociale, visto che ormai da diversi mesi le tensioni religiose sono all’ordine del giorno. Complice una totale inefficienza dell’Assemblea Costituente. Eletta nell’ottobre del 2011, quest’ultima non è ancora riuscita a presentare pubblicamente una bozza della nuova Carta a causa di un ritmo lavorativo ridotto, rallentato poi da una serie di interminabili discussioni rese incandescenti dalle divisioni politiche, ideologiche, ma soprattutto religiose. Divisa tra Corano e Costituzione, la Tunisia di Ennahda, il partito islamico che dirige la coalizione di governo assieme al Congresso Per la Repubblica e Ettakatol, è impantanata sulla definizione del profilo dello Stato tunisino, vale a dire se considerarlo islamico (quindi con il riconoscimento della sharia come elemento di riferimento per l’ordinamento anche giudiziario) o laico, ma di religione musulmana, come è sempre stato.

Secondo il presidente Mustapha Ben Jafaar, l’Assemblea Costituente comincerà a giugno a pronunciarsi sulla futura Carta del Paese. Apparentemente ancora solo poche settimane, ma questo slittamento rischia di dilatare, con termini oggi non quantificabili, i tempi per la convocazione delle elezioni legislative, che inizialmente erano state previste per inizio ottobre. Nel frattempo però, dinanzi a questa incertezza generale, si sta creando un clima di vera e propria belligeranza, nel quale si emancipano movimenti integralisti che appunto si rafforzano dinanzi ad uno Stato che fa fatica a riprendere il controllo.

L’islamizzazione della Tunisia è oggi silenziosa. Le associazioni di tutela dei diritti dei minori hanno recentemente rotto questo silenzio insorgendo contro la proliferazione incontrollata di scuole materne coraniche, scuole che rompono quella tradizione laica forgiata Habib Bourguiba, primo presidente della Repubblica post-coloniale. Questa vicenda delle scuole materne è solo uno dei tanti esempi che dimostrano come da due anni a questa parte, gli schieramenti islamisti – dai salafiti (sunniti tradizionali) agli wahabiti (foraggiati con enormi iniezioni di fondi dai Regni del Golfo e formati da predicatori estremisti, come l’emiro Hassen che da giorni infiamma platee e moschee), passando per la Lega per la protezione della rivoluzione (gruppo vicino a Ennahda) – stanno influenzando decisamente le sorti di un Paese che non riesce a riconciliare tutte le parti sociali. Le tensioni sono di ordine religioso, come non aiuta un contesto economico disastroso, dove la disoccupazione ha raggiunto il 19 per cento della popolazione attiva.

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