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ott 30th, 2013

Serie di attentati kamikaze in Tunisia, si teme il fondamentalismo, contrario al Dialogo nazionale
di Saber Yakoubi

Serie di attentati o di tentativi ieri in Tunisia, nei pressi delle città costiere e turistiche di Monastir e di Susa: verso le 9.00 la polizia ha notato tre persone dall’aria sospetta che stavano entrando in un hotel. Avvicinati dagli agenti, i tre uomini si sono dati alla fuga, due verso il centro città ed uno verso la spiaggia dove, sentendosi braccato, si è introdotto in un albergo vicino e si è fatto esplodere. Al momento le notizie parlano, a parte della morte dell’attentatore, di danni materiali. La zona è stata circondata dalle Forze di sicurezza e dei terroristi in fuga si sa solo che uno è scuro di pelle.
Circa un’ora dopo un altro attentatore si è portato nella parte centrale di Monastir e si è diretto nei pressi della tomba dell’ex presidente Habib Bourghiba. Lì è stato bloccato dagli agenti e non è riuscito ad innescare il congegno della cintura esplosiva.
Poco dopo vi è stata una forte esplosione a Monastir, in quello che una volta era il palazzo presidenziale e che oggi è stato trasformato in una zona residenziale per l’alta borghesia: anche da distanza si vedono intense colonne di fumo ed è un continuo viavai dei mezzi di soccorso.
Il portavoce del portavoce del Ministero dell’Interno, Mohamed Alerwi, ha poi comunicato che gli individui coinvolti negli attentati sono tutti tunisini e che l’attentatore fermato a Monastir appena in tempo prima che si facesse esplodere è un giovane di 18 anni, condannato più volte per vari reati penali.
Si è poi avuta notizia di una bomba non esplosa con comando a distanza rinvenuta nei pressi di una caffetteria nel quartiere di al-Marsa, a Tunisi: anche in questo caso la zona è stata circondata da un cordone di Forze dell’ordine.
L’opinione pubblica è sotto shock ed in più parti del territorio tunisino stanno prendendo piede manifestazioni autonome contro la violenza verso un popolo diviso nelle idee politiche, ma unito quando si tratta di opporsi a chi minaccia la sicurezza nazionale.
Al momento non è dato da sapere chi vi sia dietro agli attacchi, anche se il tutto farebbe pensare alla matrice di Ansar al-Sharia, il braccio armato dei salafiti, o dei gruppi più estremisti, fortemente contrari alla strategia politica delle dimissioni del primo ministro Alì Larayedh e dell’apertura del Dialogo nazionale per uscire dallo stallo in cui si è trovato il paese. I cinque esponenti della politica individuati per arrivare alla formazione di un nuovo governo e per rimettere in funzione la Cosa pubblica sarebbero infatti esponenti dell’area laica se non dell’ancien regime, espressione di un accordo che ha visto coinvolti i partiti e le parti sociali.
Notizie Geopolitiche ha contattato Marwen Jeddah, responsabile comunicazioni del gruppo dei salafiti, per conoscerne la posizione in proposito: egli ha affermato che quanto sta accadendo è uno spettacolo dalla pessima regia ed ha ricordato che Abou Iyadh (vero nome Seifallah Ben Hassine), prima di sparire nel nulla, aveva avvertito che ci sarebbero stati attentati che sarebbero serviti per far cadere la colpa sui salafiti.
Sempre Marwen Jeddah ha detto di ritenere che quanto accaduto oggi sarebbe opera dei Servizi segreti tunisini perché, come richiesto dal Banco monetario internazionale, i salafiti venissero considerati come terroristi ed ha fatto sapere che presto verranno portate le prove di quanto dichiarato, poiché “i partiti al governo hanno le mani sporche e non sono degni di guidare il nostro popolo”.

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