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30/08/2013 11:10

Voci insistenti vogliono trasformare Santa Sofia in moschea
di Nat da Polis

Altre due chiese - quella di Nicea e quella di Trabzon - sono state convertite da musei in moschee. Santa Sofia a Costantinopoli rappresenta il simbolo della conquista ottomana. Il progetto neo-ottomano di Erdogan ha bisogno di questo simbolo per nascondere la crisi economica e sociale in cui versa la Turchia. Bartolomeo I: Santa Sofia potrà aprire al culto solo come chiesa cristiana.

Istanbul (AsiaNews) - Prendono sempre più consistenza le voci sulla futura trasformazione della cattedrale di Santa Sofia in moschea. Tali voci preoccupano perché altri due templi, anch'essi dedicati a Santa Sofia, sono stati di recente trasformati da musei in  moschee. Le due chiese in questione sono quella di Santa Sofia di Nicea (Iznik), sede del primo concilio ecumenico, e quella di Santa Sofia a Trabzon.

Per la storia, con la caduta di Costantinopoli (1453), tutte le chiese furono trasformate in moschee, ma con l' avvento della Repubblica Turca nel 1923, i monumenti più importanti furono trasformati in musei.

A dare corpo alle voci sulla moschea a Santa Sofia, è anche la rivista Skylife, assai importante e di ampia tiratura, distribuita gratuitamente sugli  aerei della compagnia di bandiera  Turkish Airlines, vera e propria immagine del successo del governo di AKP in tutto il mondo. Un articolo assai corposo in lingua inglese e turca  sembra  predisporre la gente ad un progetto già in gestazione  .

Sulla copertina appaiono evidenti gli intenti, presentando l'immagine della cattedrale di Santa Sofia sotto la scritta: "La Moschea dei Sultani".

Nel corpo dell'ampio testo si enfatizza  la trasformazione della cattedrale in moschea (nel 1453) e la sua storia successiva. Quasi ignorata la storia millenaria della chiesa prima della caduta di Costantinopoli.

Leggendo con attenzione l'articolo, si riceve il messaggio che la cattedrale della cristianità ortodossa è il simbolo più alto della conquista di Costantinopoli da parte degli ottomani e una specie di punto di riferimento dei sultani. Si cerca di dimostrare  che Santa Sofia ha toccato il culmine della sua gloria e splendore solo dopo la conquista di Costantinopoli nel 1453.

Nello stesso articolo  il prof Semavi Eyice  racconta che la sopravvivenza fino ad oggi di Santa Sofia è dovuta a Sinan, un architetto del XVI secolo, cristiano di origine, poi  convertito all' islam grazie alla politica giannizzera degli Ottomani. Da parte sua, il prof Ahmet Akgunduz sottolinea che Santa Sofia costituisce il ricordo vivo di Mehmet il conquistatore e pertanto dovrà essere restaurata al più presto e tornare alla "sua" spiritualità, quella della moschea.

Da un certo punto di vista, queste voci e posizioni non sorprendono più, visto come si evolvono le cose nella Turchia dell' AKP, il partito di Recep Tayyip Erdogan.

È impressione diffusa che vi sia un tentativo di polarizzare la società turca, esaltando il passato e le tradizioni ottomane, per nascondere la crisi che inizia a colpire anche questa parte del mondo: la lira turca sta precipitando nei confronti di euro e dollaro; la crisi siriana e la politica interventista di Erdogan che si prepara ad importantissime  sfide elettorali nel 2014, dopo i fatti di Gezi Park.

Interrogato dal giornale turco Milliyet sulla possibile trasformazione di Santa Sofia in moschea, il patriarca ecumenico Bartolomeo I aveva risposto che Santa Sofia può  riaprire  dal punto religioso, solo come chiesa cristiana, altrimenti continui a rimanere un museo.

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