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http://wagingnonviolence.org
June 3, 2013

Appunti di un occupante di NYC in Piazza Taksim
di Nathan Schneider

Quasi due anni fa, Justin Wedes era uno degli organizzatori di Occupy Wall Street, così come uno dei primi ad essere arrestati a Zuccotti Park. Ora, sta assistendo alla nascita di un'altra occupazione di spazio pubblico a Gezi Park di Piazza Taksim di Istanbul. Ha preso un pò di tempo fuori dal mondo-in-creazione lì per rispondere alle domande di Waging Nonviolence.

Come è finito in Piazza Taksim questa settimana?

Ero a Parigi la scorsa settimana in occasione del Forum OCSE 2013 su Lavoro, Uguaglianza e Fiducia. Quando mi sono collegato al computer per il check-in del mio volo di ritorno a New York JFK, ho visto che era iniziata in Turchia una protesta soprannominato #OccupyGezi e che la polizia stava reprimendo questi pacifici giovani coraggiosi che erano venuti a proteggere gli alberi da una grande opera urbana ambiziosa quanto inutile. Con il tempo ho letto alcuni rapporti, e ho cambiato il mio biglietto aereo per Istanbul. Starò qui per una settimana, su twitter @justinwedes e JustinWedes.com.

Cosa pensi di quello che sta accadendo non c'è verso di costruire? Che cosa vuole realizzare la gente?

La protesta è iniziata per salvare il parco, ma ben presto è sfociata in un referendum popolare sulla legittimità dell'amministrazione Erdogan, un governo religioso conservatore e sempre più autocratico. Pur restando ampiamente popolare per i suoi vantaggi economici, il governo è stato sempre criticato da gruppi che lo vedono violare sempre più i diritti secolari delle persone: un recente decreto vieta di bere nei luoghi pubblici dopo le 22:00, inoltre i diritti delle donne sono stati limitati. Allo stesso tempo, Erdogan ha spinto avanti un ambizioso programma di riqualificazione urbana a Gezi Park, nel centro vivo di Istanbul, secondo il proprietario di un caffè che ho incontrato quì ieri, per molte persone, è stata la fatale ultima goccia, di un progetto eccessivo di sviluppo. Come in molte città di tutto il mondo, la riqualificazione urbana porta sempre ad una spremitura della classe operaia e ad un aumento della pressione per la crescita di posti di lavoro e gli aumenti salariali, che non tengono mai il passo con i progetti in essere.

Ora, le richieste dei manifestanti si sono amplificate con i loro numeri, e stanno chiedendo le dimissioni di Erdogan. Stanno anche chiedendo un governo più democratico, un sistema mediatico più equo, e tutta una serie di altri requisiti ambientali e sociali. Le proteste sono incredibilmente non di parte, con i giovani in Gezi che chiedono alle persone di mettere via le loro bandiere di partiti politici quando entrano nel parco. Le uniche bandiere che rimangono sono quelle turche, e molti appelli per una Turchia unita.

Pensi che sia realistico? Non si preoccupano?

Onestamente non lo so. Nessuno sembra realista in questo momento. L'imprevedibilità sembra essere la chiave del vantaggio tattico dei manifestanti. Il presidente armeggia con le sue risposte ufficiali, attaccando i manifestanti e chiamandoli estremisti e radicali, anche se il sostegno pubblico per le strade cresce. Che la polizia sta indietreggiando da Piazza Taksim intorno a Gezi, nonostante la repressione in aumento nelle altre città e province, una grande vittoria per i manifestanti. Essi ri-fortificavano le loro barricate ieri sera e stavano scavando, mentre alcuni sono tornati di nuovo al lavoro oggi. Le prossime 30 ore saranno cruciali.

Non ti ricorda l'inizio di Occupy Wall Street? Quali tattiche usano?

Assolutamente! Gezi Park sembra davvero e si sente come Zuccotti, con un autonomia auto-organizzata che ricorda il 15M degli Indignados, Grecia, Tel Aviv e molte altre delle ultime occupazioni di protesta. Ci sono varie stazioni mediche, cibo servito e vicini che donano ogni tipo di oggetti utili per l’occupazione. E' più intenso di Zuccotti, però, la repressione poliziesca della scorsa settimana ha davvero radicalizzato molti dei giovani, che escono di notte per fortificare le barricate. Ieri sera, quando hanno sentito parlare di schermaglie nella vicina Beşiktaş, alcuni giovani hanno chiamato gli altri chiedendo loro di  tornare a casa e riportare più materiale per le barricate. Hanno sfondato barricate 10 volte più grandi in Beşiktaş. Le barricate sono state fatte per lo più con il legno dal cantiere bloccato e con i veicoli del governo bruciati.

Allo stesso tempo, è sorprendente notare l’autocotrollo dei giovani. Le uniche vetrine rotte sulla Istaklil, l’arteria principale commerciale di Taksim, sono i negozi di proprietà straniera, e non ho visto assolutamente nessun saccheggio. Quando ho twittato una foto di una vetrina rotta del Burger King, la gente ha risposto con rabbia che avevo erroneamente caratterizzato la situazione: la vetrina era stata rotta per fvorire una stazione medica per i manifestanti feriti in fuga dai lacrimogeni. Il proprietario di un negozio di pasticceria locale mi ha detto che ha dato rifugio ai manifestanti in fuga, dietro le sue vetrine, che non erano state nemmeno verniciate con graffiti come tante altre. Quando gli ho chiesto perché nessuno aveva vandalizzato il suo negozio: perché siamo dalla stessa parte. Nessun problema!

Stai vedendo qualcosa che tatticamente o strategicamente vorresti riportare negli Stati Uniti?

Il modello organizzativo in Gezi è molto interessante. Non c'è nessuna Assemblea Generale, ma tanti piccoli gruppi di persone che interagiscono tra di loro organicamente. In questo momento, non sembra esserci alcun cervello o organo decisionale centrale, e di sicuro non ci sono partiti politici che stanno organizzando lo spazio. E' davvero un’energia grezza che viene mescolata con molte marce e canti in stile da stadio, e il coinvolgimento della gente normale è sempre più ampio. Quando parlo con gli organizzatori sul campo, anche se non sono sicuro che vorrebbero chiamarsi così, mi parlano di uno stretto coordinamento dei media e delle tattiche attraverso SMS e Twitter, ma è tutto in tempo reale e molto dinamico. Penso che sia troppo presto per valutare come crescerà.

Qualcosa di più?

Sarò qui fino a Sabato. Seguitemi su Twitter, Facebook e il blog! # OccupyGezi!


http://wagingnonviolence.org
June 3, 2013

Notes from an NYC Occupier in Taksim Square
By Nathan Schneider

Almost two years ago, Justin Wedes was one of the original organizers of Occupy Wall Street, as well as one of the first to be arrested in Zuccotti Park. Now, he is witnessing the birth of another occupation of public space at Gezi Park in Istanbul’s Taksim Square. He took some time out of the world-in-creation there to answer a few questions for Waging Nonviolence.

How did you end up in Taksim Square this week?

I was in Paris last week at the OECD Forum 2013 on Jobs, Equality and Trust. When I logged on to the computer to check in for my return flight to JFK, I saw that a protest being dubbed #OccupyGezi had started in Turkey and that police were cracking down on these peaceful, brave young people who had come to protect the trees from over-development and ambitious urban gentrification. By the time I had read through a few reports, I was changing my plane ticket to Istanbul. I’ll be here for a week, and I’m live-tweeting and blogging whenever possible on @justinwedes and on JustinWedes.com.

What do you think what’s happening there is building toward? What do people there want to accomplish?

The protest began to save the park, but it quickly escalated into a full-out popular referendum on the legitimacy of the Erdogan administration, a religiously conservative and increasingly autocratic government. While broadly popular for its economic gains, the government has been increasingly scrutinized by groups that see it infringing more and more on people’s secular rights: a recent decree banned drinking in public places after 10 p.m., and women’s rights have been curtailed. At the same time, Erdogan has been pushing forward a very ambitious urban gentrification program, and Gezi Park — the “life center” of Istanbul according to a cafe owner I met here yesterday — was the last straw, for many people, in the over-development program. As in many cities around the world, over-gentrification leads to a squeezing of the working class and higher and higher pressure for job growth and salary increases, which aren’t keeping pace.

Now, the demands of the protesters have broadened with their numbers, and they’re calling for Erdogan’s resignation. They’re also calling for a more democratic government, a fairer media, and a whole host of other environmental and social demands. The protests are incredibly non-partisan, with youth in Gezi requiring people to put their political party flags away when entering the park. The only flags that remain are the Turkish ones, and many calls for “one united Turkey.”

Do you think it’s realistic? Do they care?

I honestly don’t know. Nobody seems to be talking about realism right now. The unpredictability seems to be the key tactical advantage of the protesters. The president seems to be fumbling with his official responses, attacking the protesters and calling them “extremists” and “radicals” even as the public support on the streets grows. That the police are backing off of Taksim Square around Gezi — they’ve escalated repression in neighboring cities and provinces — was a major victory for the protesters. They re-fortified their barricades last night and are digging in even as some of them head back to work today. The next 30 hours will be critical.

Does it remind you of the beginning of Occupy Wall Street at all? What tactics are people using?

Absolutely! Gezi Park really looks and feels like Zuccotti, with an autonomous/self-organized feel to it reminiscent of 15M/Indignados, Greece, Tel Aviv and many other Occupy protests of late. There are various medical stations, food being served and neighbors donating all kinds of items to the park. It’s more intense than Zuccotti though, as the police repression of last week really radicalized many of the youth, who come out at night and fortify the barricades. Last night, when they heard about skirmishes in neighboring Belikta, young men took to the high places in the park to call out to others to “go home and bring back more material for the barricades. They pushed through barricades 10 times this size in Belikta.” The makeshift barricades have been made mostly with wood from the halted construction site and burned-out government vehicles.

At the same time, it’s amazing to note the restraint of the young people. The only smashed windows on Istaklil — the main commercial artery out of Taksim — are foreign-owned shops, and I’ve seen absolutely no looting. When I tweeted a picture of a broken Burger King window, people responded angrily that I had mis-characterized the situation: It was broken into as a medical station for injured protesters fleeing the tear gas. A local bakery store owner told me he gave shelter to fleeing protesters behind his windows, which were not even painted over with graffiti like many others. When I asked him why nobody had vandalized his store: “Same side. No problems!”

Are you seeing anything happening — tactically, strategically — that you want to bring back to the United States?

The organizing model in Gezi is very interesting. There’s no “General Assembly,” but many small clusters of people interact with each other organically. Right now, there doesn’t seem to be any brain or central decision-making body, and for sure there are political parties that are organizing the space. It’s really a raw energy that’s being stirred by many marches and soccer-style chants, and the engagement with regular people is broad and growing. When I talk with “organizers” on the ground — though I’m not sure they would call themselves that — they speak of tight coordination of media and tactics over SMS and Twitter, but it’s all very real-time and dynamic. I think it’s too early to assess how it’s growing.

Anything more?

I’ll be here until Saturday. Follow along with me on Twitter, Facebook and the blog! #OccupyGezi!

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