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sabato 9 febbraio 2013 09:29

Venerdì della Dignità, 130 feriti in Egitto

Manifestazioni in tutto il Paese, un morto al Cairo. Le opposizioni chiedono la riforma delle forze di sicurezza, dopo l'uccisione di un attivista torturato dalla polizia.

Roma, 9 febbraio 2013, Nena News - La rivoluzione egiziana non intende fermarsi: altro venerdì di manifestazioni e scontri in tutto il Paese hanno lasciato un bilancio di 130 feriti. In migliaia gli egiziani scesi in piazza nel "Venerdì della dignità", per protestare la loro rabbia contro le politiche del governo e del presidente Mohamed Morsi.

Scontri sono scoppiati a Gharbiya (100 feriti), Kafr al-Sheikh, Menoufia, Sharkeya e Alessandria (almeno 5 feriti) dove, secondo il Ministero della Sicurezza, i manifestanti hanno lanciato bottiglie molotov contro una stazione di polizia e alcuni edifici governativi. Al Cairo il teatro della protesta sono ancora una volta Piazza Tahrir e il palazzo presidenziale, preso d'assedio dai manifestanti. Secondo fonti ufficiali, al Cairo una persona sarebbe morta per un collasso, e non per le violenze di piazza.

A chiamare ieri la gente a scendere nelle strade sono stati 38 partiti d'opposizione, che a livello politico continuano a chiedere la creazione di un governo di unità nazionale e la modifica della nuova Costituzione egiziana. Due precondizioni per scendere a patti e fermare le proteste. Ed oggi, a pochi giorni, dalla morte del giovane attivista Mohamed al-Gendy, torturato e ucciso dalla polizia, le opposizioni chiedono anche una riforma seria e profonda delle forze di sicurezza del Paese, detentrici di un potere che appare quasi intoccabile. Nulla pare cambiato in questo senso dal quarantennale regime di Hosni Mubarak, tanto che i processi per le violenze provocate dalla polizia durante la rivoluzione egiziana non hanno portato quasi in nessun caso a punire i colpevoli.

La rivoluzione egiziana ha ripreso vigore poche settimane fa, quando si è celebrato il secondo anniversario della rivolta anti-Mubarak. Morsi aveva risposto alle manifestazioni imponendo un coprifuoco di trenta giorni, poi sospeso anche a causa dell'indifferenza della gente all'imposizione. Oltre 70 i morti, ma l'Egitto non si placa.

"I continui attacchi suggeriscono la fine vicina del potere centrale - ha detto Steven Cook, esperto del Consiglio delle Relazioni Internazionali, organizzazione e think tank indipendente - Nessuna forza politica ha il controllo della gente in strada". Nena News

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