Al Hayat - 08/10/2013 - Il numero dei morti causati dagli scontri che stanno avendo luogo in molte regioni dell’Egitto tra i sostenitori dei Fratelli Musulmani da una parte e i loro oppositori e le forze di sicurezza dall’altra, è aumentato arrivando a 57, senza contare i 391 feriti. I numeri sono stati dati dal dottor Khaled al Khatib, direttore dell’Amministrazione centrale per i ricoveri d’urgenza presso il Ministero della Salute egiziano. Lo stesso ha specificato che questi decessi si sono registrati nei Governatorati del Cairo, di Mina, di Giza, di Alessandria, di Beni Suef, di Suez e di Assuan.

Fonte: Nena News
7 ottobre 2013

Egitto, 51 morti negli scontri di domenica

Le forze di sicurezza hanno sparato ad altezza d'uomo contro i cortei dei Fratelli Musulmani. Si sono rivissute le stesse scene drammatiche dello scorso agosto.

E' salito ad almeno 51 morti e 268 feriti il bilancio della domenica di sangue al Cairo e in altre città dell'Egitto. Secondo il Ministero della Salute egiziano, la maggior parte delle vittime si è registrata al Cairo e a Giza, città dove il numero degli arresti - stando alle dichiarazioni del Ministero degli Interni - è salito a quota 423. 

Per tutto il giorno si sono scontrati forze di polizia e manifestanti dei Fratelli Musulmani che sono tornati a chiedere la liberazione del presidente islamista Mohammed Morsi deposto dal colpo di stato militare del 3 luglio e detenuto in una località segreta. 

Obiettivo dei Fratelli Musulmani, estromessi con la forza dal potere e dichiarati illegali, è stato anche quello di contrastare i festeggiamenti organizzati dalle Forze Armate per il quarantesimo anniversario della guerra del 1973 contro Israele. 

Almeno una decina di marce pro Morsi si sono mosse in direzione di piazza Tahrir blindata dalle forze di sicurezza che hanno reagito contro i cortei degli islamisti sparando prima lacrimogeni e poi proiettili ad altezza d'uomo. E' stato un massacro.

Tutto questo mentre la televisione di Stato trasmetteva immagini di festa per la "vittoria" militare di 40 anni fa e foto del capo di stato maggiore Abdel Fattah el Sissi, l'uomo forte dell'Egitto. Nelle strade del Cairo si sono rivissute le stesse drammatiche scene di agosto, quando l'esercito e la polizia sgomberarono i presidi degli islamisti facendo un migliaio di morti.

Un avvertimento minaccioso era giunto due giorni fa dal portavoce della presidenza Ahmed Meslemani, che aveva avvertito che la polizia avrebbe considerato non attivisti ma "agenti di forze straniere" coloro che fossero scesi in piazza contro l'Esercito in occasione dell'anniversario della guerra del 1973. "Rovinare la gioia degli egiziani è un crimine", aveva ammonito.

I Fratelli Musulmani hanno addossato alle autorita' nate dal golpe del 3 luglio la responsabilità "per i crimini e le violenze contro manifestanti pacifici" e sollecitato "le organizzazioni per i diritti dell'uomo a condannare questi atti".

La tensione anche oggi è molto alta e si teme l'inizio in Egitto di un nuovo ciclo di sangue e violenze.

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