Articolo pubblicato su Il Manifesto
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martedì 5 marzo 2013 09:05

Egitto, il verdetto di Port Said
di Giuseppe Acconcia

Egitto diviso a metà tra manifestazioni di piazza, crisi economica e attesa per verdetti storici. Sabato sentenza per la strage di Port Said, a breve processo a Mubarak.

Roma, 5 marzo 2013, Nena News - Il 13 aprile riparte il processo a Mubarak, in primo grado condannato all'ergastolo. Come avvenne dopo la rivoluzione del 1919, anche nel 2013 un sentimento di crisi e delusione per il fallimento delle rivolte di due anni fa, sta attraversando l'Egitto. Il Paese si confronta con rivendicazioni che vengono ora percepite come manifestazioni locali e settoriali.

Ne è un esempio l'ondata di insicurezza e scontri che da mesi interessa la città portuale a due passi dal canale di Suez di Port Said. Da una parte, cresce l'attesa per la sentenza del prossimo nove marzo contro i responsabili del massacro dello stadio della squadra locale avvenuta nel febbraio 2011, dall'altra, cresce il malessere dei familiari dei 21 condannati alla pena capitale generando nuove proteste e continue morti.

Domenica sera sono scoppiati scontri in cui si contano cinque vittime e oltre 400 feriti. Nelle violenze tra familiari dei detenuti accusati della strage di tifosi dell'al-Ahly e la polizia locale, è rimasto ferito anche il colonnello dell'esercito Sherif al-Arishy. È stata la decisione di trasferire 39 tra gli accusati della strage dalla prigione locale a quella di Zagazig, nella regione di Sharqia, a scatenare i loro familiari. Proprio in seguito all'assalto al carcere di Port Said erano morte decine di persone nel febbraio scorso. Poco lontano,un incendio è divampato nel quartier generale delle forze di sicurezza e nella sede del governatorato. Come è avvenuto spesso negli ultimi mesi, anche ieri migliaia di persone hanno partecipato ai funerali di tre delle vittime, inneggiando a slogan contro il ministero degli Interni e il presidente Mohamed Morsi.

Un altro fronte ha coinvolto i lavoratori del Delta del Nilo nelle regioni di Sharqeya e Gharbia, nuovi scontri sono scoppiati a Mansoura, al sesto giorno consecutivo di disobbedienza civile. Le violenze hanno avuto luogo al termine dei funerali di un uomo rimasto ucciso durante gli scontri di sabato scorso, travolto da un furgone della polizia. Al termine delle celebrazioni, i manifestanti hanno bloccato una delle principali strade della zona, mentre decine di persone sono rimaste ferite.

Anche al Cairo gli attivisti hanno protestato. Il motivo principale per cui hanno bloccato le strade del centro e la via verso l'aeroporto è stata la visita del Segretario di Stato John Kerry, che ha lasciato il Paese la scorsa domenica. «Ho visto delle scene intorno ad uno degli hotel più importanti in Egitto, il Semiramis. Il fumo circondava l'edificio. L'Egitto non è nelle condizioni di ospitare un rappresentante degli Stati Uniti in questa fase». Ha scritto l'analista politico di Al-Ahram Gamal Nakruh. Secondo il giornalista, in Egitto monta sempre di più un grave sentimento anti-americano. «Ho assistito ad una scena simile a due passi dall'Ambasciata americana. Chiedo alle autorità degli Stati Uniti di stare lontane dal nostro Paese, la loro presenza inferocisce le masse egiziane», ha continuato Nakruh.

Come promesso, i principali leader delle opposizioni non hanno partecipato al dialogo con Kerry accusandolo di «ingerenza» negli affari interni egiziani. In una dichiarazione Kerry aveva chiesto al Fronte delle opposizioni di non boicottare il voto del prossimo aprile come precedentemente annunciato. 

Nell'incontro con il presidente Mohammed Morsi, Kerry ha promesso aiuti da parte di Washington al Paese per uscire dalla profonda crisi economica. Mentre, la Banca centrale egiziana lanciava l'allarme di un sensibile calo delle riserve straniere, dagli Stati Uniti sono arrivati 250 milioni di dollari nelle casse del governo, i primi 190 milioni arriveranno al Ministero dell'Economia mentre gli altri 60 saranno destinati ad un fondo per lo sviluppo delle imprese locali. L'Egitto non ha ancora rinegoziato le condizioni di un prestito di 3,8 miliardi di euro con il Fondo monetario internazionale, ma ha ottenuto una linea di credito dall'Iran e dall'Arabia Saudita. Al tempo stesso, Kerry ha chiesto al presidente islamista di fare «più sforzi e più compromessi» per riportare la stabilità.

Infine, si aprirà il 13 aprile il nuovo processo all'ex presidente Hosni Murarak, condannato all'ergastolo nel giugno scorso per aver permesso l'uccisione di centinaia di manifestanti nelle rivolte del 2011. Lo scorso gennaio la Corte di Cassazione aveva ordinato un nuovo processo per l'84enne Mubarak, per l'ex ministro dell'Interno, Habib al-Adly, e per sei alti funzionari della sicurezza che erano stati assolti in primo grado. Sul banco degli imputati ci saranno anche i figli di Mubarak, Alaa e Gamal, dopo essere stati prosciolti in primo grado per prescrizione.

Mentre è stata annunciata la nascita di un comitato per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio, secondo molti potrebbe essere l'avvio nella costituzione di una polizia morale. Tuttavia, il fondatore, Hisham el-Ashri, ha assicurato che tenterà di far applicare la legge islamica senza far ricorso alla violenza. L'Egitto delle mille richieste mancate fa i conti con islamismo politico e crisi economica. Nena News



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