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13/7/2013

Egitto, preparativi per un golpe pianificato

Strade che ribollono di manifestanti, ministri in fuga o in carcere; tuttavia, da quando l’esercito ha deposto il presidente Mohammed Mursi, la vita in Egitto è in qualche modo migliorata per molte persone in tutto il paese: le code per il gasolio sono scomparse, le interruzioni della corrente elettrica si sono fermate e la polizia è tornata a presidiare le strade.

La fine apparentemente miracolosa della paralizzante carenza di energia e la riapparizione della polizia, sembrano dimostrare che le legioni rimaste dopo l’estromissione dell’ex presidente, Hosni Mubarak, hanno giocato, intenzionalmente o meno, un ruolo significativo nel minare la qualità complessiva della vita, sotto l’amministrazione dell’islamista Mursi.

Mentre il governo ad interim si sforza per unire una nazione divisa, la Fratellanza Musulmana e i sostenitori di Mursi affermano che l’improvvisa inversione di tendenza dimostra la cospirazione ordita dai loro avversari, per rendere fallimentare l’epoca di Mursi. Non solo gli agenti di polizia sembravano scomparsi, ma perfino le agenzie statali, responsabili della fornitura di energia elettrica e gas non sono riuscite nella loro missione, con il risultato che i blackout energetici si sono diffusi a rotazione, alimentando il clima di rabbia e frustrazione.

“Tutto ciò, faceva parte dei preparativi del colpo di stato”, ha affermato Naser el-Farash, portavoce del ministero della Fornitura e del Commercio interno, nel governo dell’oramai deposto, Mursi. “Diversi dipartimento dello Stato, dagli impianti di stoccaggio ai veicoli che trasportavano i prodotti petroliferi e alle stazioni di servizio, tutti hanno avuto un ruoli nel creare la crisi”.

Lavorando dietro le quinte, membri del vecchio regime, alcuni vicini a Mubarak e ai generali di alto rango del paese, con l’aiuto finanziario, hanno consigliato e organizzato coloro che erano determinati a rovesciare la leadership islamista. Tra loro, figurano Naguib Sawiris, miliardario e nemico giurato della Confraternita (Fratellanza Musulmana); Tahani el-Gebali, ex giudice della Corte Costituzionale, vicina ai generali al potere, e Shawki al-Sayed, un consulente legale di Ahmed Shafik, l’ultimo primo ministro designato da Mubarak, nonché candidato presidente, che perse nella sua corsa proprio contro Mursi.

Ma è la polizia, tornando in piazza, che ha dato il segnale più palese che le istituzioni, una volta fedeli a Mubarak, sono scomparse durante il mandato di Mursi. Durante la sua permanenza in carica, circa un anno, Mursi ha lottato per calmare la polizia, alienando persino i suoi sostenitori, anziché cercare di riformare il ministero dell’Interno. Tuttavia, e con la criminalità in crescita e le strade intasate, che hanno minato non solo la qualità della vita, ma anche l’economia, la polizia si è rifiutata di dispiegarsi completamente, fino ad ora.

Gli ufficiali vestiti di bianco (uniforme della polizia egiziana, ndr) sono tornati nelle strade del Cairo, e le forze di sicurezza, ampiamente disprezzate prima e dopo la rivoluzione, sono intervenute con gas lacrimogeno e fucili, contro gli islamisti, durante gli scontri di piazza verificatisi la scorsa settimana. Ciò ha portato i rivoltosi anti-Mursi a lodarli come degli eroi. Manifesti con l’immagine di un ufficiale circondato da bambini sorridenti e con la scritta: “La vostra sicurezza è la nostra missione, ed è il nostro obiettivo”, sono apparsi nelle città egiziane.

“Ci sono ufficiali e individui che hanno lavorato secondo una politica specifica, che era contro gli estremisti islamici e gli islamisti in generale”, ha dichiarato Ihab Youssef, un poliziotto in pensione che gestisce un’associazione professionale per le forze di sicurezza. “Poi, tutto ad un tratto, il regime viene rovesciato, e ti ritrovi con gli islamici al potere. Psicologicamente, essi non avrebbero mai potuto accettare questo fatto”.

Nel 2011, quando Mubarak è stato destituito dopo quasi 30 anni in carica, la macchina burocratica che egli ha costruito è rimasta ampiamente in moto. Molti importanti imprenditori, che rappresentavano uno dei pilastri del vecchio regime, hanno conservato la loro ricchezza e influenza.

Nonostante fosse arrivato al potere attraverso le elezioni più libere nella storia egiziana, Mursi non è stato in grado di estendere la sua autorità su tutti i tentacoli della macchina statale, i suoi alleati si sono lamentati da quello che hanno definito “lo stato profondo” che stava minando i loro sforzi per governare.

Mentre Mursi non è riuscito ad attrarre e costruire un qualsiasi tipo di consenso nazionale, egli ha dovuto affrontare un’attiva campagna guidata da coloro che si oppongono alla sua guida, tra essi, figurano anche alcuni dei più ricchi pilastri dell’era Mubarak.

Mercoledì scorso, Sawiris, uno degli uomini più ricchi d’Egitto e un colosso del vecchio regime, aveva annunciato di aver sostenuto il gruppo di Tamarrod (ribellione), che ha presentato una petizione per destituire Mursi. Ha concesso l’utilizzo degli uffici, dispersi in tutta la nazione, e le infrastrutture del partito politico che ha fondato, Egiziani Liberi. L’ha pubblicizzato attraverso la popolare rete televisiva fondata da lui (ma non più di sua proprietà), e tramite il suo principale interesse in Egitto, uno dei giornali più diffusi nel paese. Ha anche commissionato la produzione di un filmato musicale, diventato popolare e molto cliccato sul web.

“Tamarrod non sapeva nemmeno che ero io“, ha dichiarato. “Ma non mi vergogno affatto da ciò”, ha aggiunto.

Ha anche rivelato di aver predetto pubblicamente che l’estromissione di Mursi avrebbe rafforzato l’economia dell’Egitto, perché avrebbe portato miliardi di dollari in forma di aiuti, dalle ricche monarchie petrolifere, che temono il diffondersi del movimento islamista dalle loro parti. Mercoledì, un totale di 12 miliardi di dollari è fluito dall’Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e dal Kuwait. “Ciò ci permetterà di andar avanti per 12 mesi, senza alcun problema”, ha aggiunto Sawiris.

In un’intervista rilasciata mercoledì, Gebali, la ex giudice, avrebbe confermato che lei, insieme ad altri esperti legali, ha aiutato Tamarrod a creare una propria strategia, per ricorrere direttamente ai militari, chiedendo la destituzione di Mursi e l’incarico ad interim del capo della Corte Costituzionale.

“Abbiamo visto che c’era il movimento e la creatività popolare, così abbiamo deciso di vedere se ciò avrebbe avuto un effetto e una base costituzionale”, ha dichiarato la signora Gebali.

Farash, il portavoce del ministero del Commercio del governo Mursi, ha attribuito la responsabilità per la carenza di carburante ai commercianti in nero, legati a Mubarak, che avrebbero deviato le spedizioni di combustibile sovvenzionato dallo Stato, per vendere, con maggior profitto, all’estero. Alcuni funzionari corrotti hanno sabotato l’idea di Mursi di introdurre un sistema di tessere magnetiche, per monitorare le spedizioni di combustibile, rifiutandosi di utilizzarlo.

Ma non tutti sono d’accordo con questa interpretazione. I sostenitori del governo ad interim ritengono che i miglioramenti constatati negli ultimi giorni riflettono l’incompetenza di Mursi, e non una cospirazione. Le agenzie stampa governative hanno affermato che la carenza di energia derivava dall’acquisto di quantitativi extra di carburante da parte dei consumatori, per paura. Tuttavia, i timori sembravano evaporare dopo la caduta di Mursi. Sempre mercoledì, il giornale ampiamente diffuso al-Ahram ha scritto che la scorsa settimana, per la prima volta da mesi, si è assistito ad un surplus di energia elettrica, grazie alle “misure di risparmio energetico adottate da parte del pubblico”.

“Sento come se l’Egitto fosse tornato”, ha dichiarato Ayman Abdel-Hakam, un giudice del tribunale penale di un sobborgo del Cairo, dopo aver rifornito la sua auto in una stazione di gas, attendendo doli pochi minuti. Ha accusato Mursi e la Fratellanza Musulmana di aver cercato di acquisire tutto il potere dello Stato. Li ha anche ritenuti responsabili della crisi di carburante, perché hanno esportato la benzina a Hamas, il gruppo militante islamico al potere nella Striscia di Gaza.

“Abbiamo avuto una malattia, e ce ne siamo sbarazzati”, ha concluso il signor Abdel-Hakam.

Ahmed Nabawi, gestore di una stazione di servizio, ha detto di aver sentito diverse ragioni per la crisi del gasolio: problemi tecnici in un impianto di stoccaggio, una spedizione di gas di bassa qualità proveniente dall’estero, oltre all’inutile corsa a stoccare maggiori quantitativi da parte del pubblico. Comunque, anch’egli è rimasto sorpreso della velocità con la quale la crisi è svanita.

“In una notte, siamo andati a dormire, e il giorno dopo, la crisi non c’era più”, ha affermato, sorseggiando del tè nel suo ufficio, con i suoi colleghi.

Indipendentemente dalle ragioni che stanno dietro alla crisi, ha aggiunto, il governo di Mursi non aveva aiutato.

“Nessuno ha voluto collaborare con loro, perché non li hanno accolti”, ha dichiarato. “Ora che se n’è andato, tutti si stanno comportando come si deve”, ha concluso.

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