RIVOLTA 15 MARZO
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23 AGOSTO 2013

Lettera aperta agli egiziani. Da Daraya

Qui di seguito la nostra traduzione dall’arabo della lettera aperta rivolta al popolo egiziano da Mu’taz Murad, membro del consiglio locale di Daraya, sobborgo a sud di Damasco da più di un anno sotto assedio da parte delle forze fedeli a Bashar al Asad.

Daraya era stata sin dalla metà degli anni ’90 un fulcro del movimento non violento espressione del dissenso alle politiche del regime, pubblicamente solidale con i palestinesi violati dagli israeliani (massacro di Jenin del 2002) e dagli iracheni occupati dagli anglo-americani (dal 2003).

Questo attivismo spontaneo e non allineato è stato però sempre represso con la forza dal regime, solo sulla carta sostenitore dei diritti dei palestinesi e degli iracheni.

A lungo poi, durante la rivolta pacifica scoppiata nel 2011, gli attivisti di Daraya hanno rappresentato un’avanguardia e un modello dell’attivismo pacifico siriano. Tra loro ricordiamo Yahiya Sharbaji, finito in prigione nell’autunno 2011 e le cui sorti sono da troppo tempo sconosciute.

La lettera di Mu’taz Murad ci ricorda che, al di là dei calcoli geopolitici e dei grandi interessi internazionali, c’è un filo che unisce da oltre due anni le mobilitazioni di milioni di persone a sud e a sud-est delle nostre coste mediterranee.

Grandioso popolo egiziano, stai attento a non farti trascinare verso la violenza.

Egiziani, non ripetete anche voi lo scenario della Siria o dell’Algeria. Proseguite con le vostre manifestazioni pacifiche. Uscite fuori dal sottosuolo e fate girare tutto il mondo attorno alla grandezza della vostra fermezza e perseveranza.

Se anche uccidessero centomila o duecentomila persone, voi alla fine vincerete. La cosa più importante è che proteggiate il vostro Egitto e non diventiate sfollati che mendicano alle porte dei Paesi vicini e delle organizzazioni internazionali.

Imbracciare le armi significa distruzione completa e fuga forzata. Significa giocare nei campi di eserciti in cui ci sono tanti shabbiha e baltaghiye, pronti a uccidere e a continuare a uccidere pur di preservare i loro interessi e la loro posizione a capo della piramide.

Imbracciare le armi significa che diventerete schiavi di chi ve le ha date. La rivoluzione siriana ha dimostrato che la maggior parte di questi sostenitori perseguono solo i propri interessi, e hanno a cuore solamente i propri progetti privati.

Perseverate nel vostro pacifismo. E ogni giorno alle vostre proteste si unirà qualcuno che vi sosterrà e abbandonerà questo regime empio. Se imbracciate le armi, perderete i vostri sostenitori in ogni momento.

Distruggerete il regime di Mubarak e di Sisi con il vostro pacifismo. Si sgretolerà di fronte alla forza della vostra perseveranza nel rivendicare la libertà.

Non seguite l’istinto di imbracciare le armi per autodifesa. Tenete a freno le mani. Continuate il vostro cammino e Iddio vi aiuterà. Che Iddio sia con la nostra gente in Egitto e che ispiri loro la strada della rettitudine.

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