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28 gennaio 2013

Iran, raid nelle redazioni,
arrestati 14 giornalisti
di Ahmad Rafat

Domenica sera, mentre a Teheran i giornali erano in chiusura, le forze di sicurezza della Repubblica Islamica hanno fatto irruzione nelle sedi di cinque giornali della capitale, arrestando 11 giornalisti. Poco prima, il capo del servizio politico dell’agenzia ILNA, Milad Fadaii Asli, era stata rapita in strada mentre si recava a casa al termine del lavoro. I giornali perquisiti, quattro quotidiani e un settimanale, facevano parte tutti della stampa riformista. I quotidiani perquisiti sono Sharq, Arman, Etemad e Bahar. Il settimanale oggetto del raid delle forze di sicurezza si chiama invece Aseman.

I giornalisti arrestati sono Saba Azrpeyk, Sasan Aghaii, Javad Daliri, Nasrin Takhayori, Akbar Montakhabi, Pooria Alami, Pejman Mussawi, Emili Emraii, Motahhareh Shafii, Narges Joudaki Akbar Montajabi, Nezhat Amir Abadi, e Soleyman Mohammadi. Con l’arresto di questi colleghi sono oltre cinquanta i giornalisti attualmente in carcere nella Repubblica Islamica.

Il Ministro della Cultura e Orientamento Islamico, Seyyed Mohammad Hoseini, ha dichiarato alla stampa di non essere al corrente delle ragioni per le quali questi colleghi sono stati arrestati. “Probabilmente- ha detto Hoseini- sono stati arrestati con l’accusa di aver messo a repentaglio la sicurezza nazionale”. “Nessun arresto- ha sottolineato- è stato effettuato per reati collegati all’esercizio della professione giornalistica”. Fonti giornalistiche indipendenti affermano che l’accusa formale per tutti gli arrestati è quella di aver fornito interviste e notizie alla “stampa straniera e contro-rivoluzionaria”.
Per la stampa contro-rivoluzionaria si intendono tutte le emittenti radio e televisive che dall’estero trasmettono in lingua farsi come per esempio la BBC, Voice of America, Deutsche Welle, Radio France Internationale, Radio Farda e Raha Tv. I familiari dei giornalisti detenuti che lunedì mattina si sono recati al Ministero dell’Intelligence e al Tribunale di Teheran, riferiscono di essere stati maltrattati e minacciati. “Se parlate con la stampa e soprattutto con la stampa internazionale, non farete altro che peggiorare la situazione degli arrestati”, avrebbero detto ai familiari dei giornalisti detenuti.
La vera ragione dell’arresto dei giornalisti sembra essere quello di aver informato i cittadini sugli effetti delle sanzioni internazionali sull’economia del paese e soprattutto sulla vita quotidiana della gente. Secondo la versione ufficiale, le sanzioni approvate negli ultimi anni dal Congresso e Senato degli Stati Uniti e dall’Unione Europea, nonché da singoli Stati, “non hanno prodotto alcun effetto sull’economia della Repubblica Islamica”. Un’affermazione del tutto priva di fondamento.
Le diverse sanzioni hanno colpito profondamente l’economia del paese, soprattutto il settore petrolifero, che rappresenta la prima voce del bilancio dello Stato. Gli effetti delle sanzioni sulla vita quotidiana non sono di meno. Nel paese scarseggia tutto, dai medicinali fino alle materie prime destinate all’industria locale. Tanto per fare un esempio, l’industria automobilistica iraniana ha dovuto ridurre di oltre il 50 per cento la produzione a causa delle sanzioni. Anche l’esportazione del petrolio e del gas, principale tra le entrate del paese, ha subito una riduzione di circa 40 per cento secondo i dati resi noto dall’Opec, il cartello dei paesi produttori di petrolio.

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