Originale: The Nation
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28 settembre 2013

Leggere il discorso di Obama sull’Iran
di Phyllis Bennis
Traduzione di Maria Chiara Starace

Improvvisamente parliamo con l’Iran. Certamente adesso non dovrebbe essere una “bomba” così incredibile. Data però la realtà diversi decenni scorsi, lo è abbastanza. E tutto questo è una buona cosa.  Ci ha messo troppo ad arrivare, è ancora troppo incerta, ci sono ancora troppi accenni alla forza militare che c’è dietro … ma stiamo parlando. Il ministro degli esteri con l’altro ministro degli esteri, Kerry con Zarif,  è un buon segno.

C’erano molte aree di problemi nel discorso – il presidente Obama ha avuto ragione quando ha detto che la politica statunitense in Medio Oriente porterebbe ad accuse di “ipocrisia e incongruenza.” La politica degli Stati Uniti -  la sua protezione delle violazioni che compie Israele rispetto alla legge internazionale, la sua predilezione per le monarchie del petrolio invece che i diritti umani, il “coccolare” i dittatori militari,  – resta in linea con l’ipocrisia e l’incongruenza. E il discorso di Obama rifletteva gran parte di questo.

Però il discorso del presidente Obama all’Assemblea Generale dell’ONU rifletteva alcuni degli straordinari spostamenti nella politica globale  – relativi specialmente al Medio Oriente e soprattutto alla Siria – che hanno preso forma nelle ultime sei o otto settimane. E riguardo  all’Iran è stata una buona notizia. Tuttavia il presidente ha tirato in ballo la sua solita litania che “siamo determinati a impedire che l’Iran sviluppi un arma nucleare.” Questa volta, però, non c’era nessuna  minaccia di “tutte le opzioni sono sul tavolo”. Ha aggiunto esplicitamente che “non cerchiamo un cambiamento di regime e rispettiamo il diritto del popolo iraniano ad accedere all’energia nucleare per scopi pacifici.” Il riferimento al diritto dell’Iran all’energia nucleare ha rappresentato un importante allontanamento dalla pretesa di vecchia  data tra molti falchi statunitensi e il governo israeliano che l’Iran debba rinunciare  all’arricchimento dell’uranio.

Rispettare il diritto dell’Iran all’accesso all’energia nucleare è, naturalmente un po’ un espediente – l’Articolo IV del Trattato di Non-Proliferazione riconosce non soltanto l’accesso ma “il diritto inalienabile di tutte le parti che aderiscono al Trattato, di sviluppare ricerca, produzione e uso dell’energia nucleare per scopi pacifici, senza discriminazione.” L’Iran è un firmatario di vecchia data del TNP, e gli spettano tutti quei diritti. Obama  ha riferito soltanto che “insistiamo che il governo iraniano adempia alle sue responsabilità” che comporta il TNP, mentre non ha detto niente dei diritti che ha l’Iran in base al trattato. Comunque è ancora enormemente importante il riconoscimento di alta visibilità degli Stati Uniti di qualsiasi diritto iraniano all’energia nucleare – nel contesto di una nuova disponibilità ad aprire dei colloqui.

E’ stato anche importante che il presidente Obama abbia parlato dell’Iran con rispetto, riconoscendo gli interessi e le opinioni iraniane legittime e parallele a quelle di Washington. Ha riconosciuto che la mancanza di fiducia degli Stati Uniti ha “radici profonde”, citando  (anche se con prudenza) la “storia dell’interferenza statunitense nelle loro faccende e il ruolo dell’America nello spodestare un governo iraniano durante la Guerra Fredda.” Infatti, il riconoscere che il colpo di stato del 1953, appoggiato dagli Stati Uniti, che rovesciò il presidente dell’Iran democraticamente eletto, Mohamed Mossadegh, era stato un prodotto della Guerra Fredda forse è stata parte di un tentativo di distanziare se stesso e la sua amministrazione da quelle azioni. (E’ un po’ in malafede, naturalmente. La ragione primaria del colpo di stato era molto di più una reazione alla nazionalizzazione del petrolio attuata da Mossadegh che ai suoi legami con l’Unione Sovietica).

Obama ha anche prestato nuova attenzione alle posizioni iraniane di vecchia data. Ha osservato che “il Capo Supremo ha emesso un decreto contro lo sviluppo di armi nucleari, e il presidente Rohani ha proprio di recente ripetuto che la Repubblica Islamica non svilupperà mai un’arma nucleare.” Ora,  chiunque segua il problema nucleare dell’Iran sa che il Capo Supremo,  Ali Khamanei, ha affermato già nel 2003 che le armi nucleari erano una violazione della legge islamica e l’Iran non ne avrebbe costruita o usata una e il decreto o opinione legale, era stato emanato già nel 2005. Questa non è una cosa nuova. Per il presidente Obama, però, citare questi giudizi nel contesto della “base per  un accordo significativo” è davvero una novità.

La stampa convenzionale statunitense e i funzionari hanno per lungo tempo deriso quelle affermazioni, sostenendo che i precetti non sono vincolanti, che le leggi religiose che hanno 700 anni non possono avere una posizione  riguardo alle armi nucleari, ecc. Facendo così ignorano, però il vero significato, cioè  che il presidente Rohani, il Capo Supremo e il resto del governo iraniano devono rispondere anche alla loro popolazione. Dopo anni che si ripete che le armi nucleari sarebbero contrarie all’Islam, che violerebbero un precetto, ecc. non sarebbe così facile per i leader iraniani ottenere l’appoggio popolare alla decisione di accettare la bomba.

C’è una lunga strada  da fare per entrare negli aspetti impegnativi del discorso del presidente Obama all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – il suo accogliere la dottrina che gli Stati Uniti siano qualitativamente diversi dagli altri paesi (l’eccezionalismo americano) e il suo rinnovato impegno per un approccio mancato ai negoziati israelo-palestinesi, la sua opinione che  alla guerra e alla violenza si debba replicare soltanto con la forza militare o per niente, e altro ancora. Non ha esplicitamente dichiarato la volontà di accettare la partecipazione dell’Iran a colloqui internazionali sulla Siria. C’è il serio pericolo che qualsiasi mossa verso un riavvicinamento con l’Iran sarebbe stata unita a mosse per calmare le richieste di Israele – quasi certamente a spese dei diritti dei palestinesi.

In uno scenario più ampio delle relazioni tra Stati Uniti e Iran, questo è un momento per avanzare, per accettare il nuovo approccio di Washington che ora risponde al nuovo approccio di Teheran.

Sarà necessaria  una flessibilità maggiore di quella per cui di solito sono noti gli Stati Uniti. I soliti oppositori – al Congresso, a Israele, e le lobby filo israeliane  sono già in movimento, contestando le nuove aperture. Queste settimane passate hanno però dimostrato come una dimostrazione di opinione pubblica organizzata rapidamente, che chiede negoziati invece della guerra, può vincere. Siamo stati in grado di costruire un movimento veloce, agile e abbastanza potente da fare marcia indietro rispetto a un imminente attacco militare contro la Siria,  e di imporre invece una mossa verso soluzioni diplomatiche per mettere fine alla guerra. In questo particolare momento la richiesta di approfondire, consolidare e di non abbandonare le possibilità diplomatiche, fa parte del nostro programma, e forse potremo vincere ancora una volta.


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/reading-obamas-iran-speech-by-phyllis-bennis

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