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15 ott, 2013

La paure americane sul “nuovo” Iran
di Stefano Iannaccone

Il presidente Rohani ha confermato la diponibilità al dialogo. Ma l'Occidente continua a coltivare sospetti, temendo che la nuova strategia sia solo uno specchietto per le allodole

Il presidente iraniano Rohani ha cambiato marcia, annunciando una svolta nei rapporti con l’Occidente. La campagna di comunicazione avviata nelle scorse settimane ha trovato un riscontro pratico negli sforzi diplomatici compiuti da Teheran.

Il passaggio cruciale atteso dagli Stati Uniti è la rinuncia ad arricchire l’uranio. Una richiesta che è risuonata forte nei messaggi scambiati dai due Paesi. La Repubblica Islamica, tuttavia, non può cedere di schianto, dando la sensazione di essersi fatta schiacciare dalle pretese americane. Che nei fatti rispecchiano quelle del nemico israeliano.

La madiazione iraniana è già pronta: annunciare il ridimensionamento dell’arricchimento dell’uranio per tranquillizzare Washington. I sospetti, però, sono sempre forti: negli ultimi anni, sotto la presidenza Ahmadinejad, sono stati fatti ampi progressi sullo sviluppo dell’energia nucleare. Pertanto la replica diplomatica occidentale è pronta: accettare l’offerta a patto di ispezioni “altamente intrusive”, in passato respinte con vigore dall’Iran. Secondo l’intelligence, infatti, Teheran sarebbe quasi pronta alla realizzazione di un reattore in grado di produrre plutonio per un’arma atomica.

Uno scenario inquietante, per cui non basta l’immagine rassicurante Rohani. Il New York Times ha citato (seppur mantenuto in anonimato) un alto funzionario americano, che ha sintetizzato la posizione di Washington sulla svolta della Repubblica Islamica: «Vogliamo dare giudizi sulla base delle azioni del governo iraniano, non solo le sue parole, anche se apprezziamo il cambiamento nel suo tono».

Israele ha sempre mostrato un forte scetticismo verso l’approccio moderato inaugurato dal nuovo presidente. Secondo alcuni analisti, Rohani può agire cime una sorta di specchietto per allodole che veicola parole rassicuranti, coprendo i reali progetti degli ayatollah, che resterebbero quello di munirsi della bomba atomica per minacciare un nuovo Olocausto. E magari provare ad attuarlo quando al presidente moderato seguirà un “nuovo” Ahmadinejad pilotato dalla Guida Suprema Ali Khamenei.

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