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6 ottobre 2012

Muos: quattro lettere, una storia
di Ettore Ursino

Il sequestro preventivo deciso dal Gip su richiesta della Procura di Caltagirone per ‘violazione sulle leggi ambientali” avrà  fatto esultare chi da tempo si batte contro l’installazione del Muos a Niscemi. A cominciare dai cittadini del centro nisseno e del nel vasto comprensorio su cui insiste il Mobile User Objective System (MUOS), il sistema di comunicazioni satellitari (SATCOM) ad altissima frequenza (UHF) e a banda stretta gestito dal dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.

La decisione della magistratura farà esultare anche i Comitati No Muos che proprio per oggi hanno in programma un manifestazione in contrada Ulmo, davanti alla riserva naturale orientata “Sughereta di Niscemi”, sito di interesse comunitario, al cui interno sono ormai quasi in dirittura d’arrivo i lavori di installazione di grandi antenne circolari e due torri radio, alte 150 metri, che costituiscono l’anima del sistema radar.

Sono attesi manifestanti provenienti da tutta l’Isola. Arriveranno anche delegazioni  dei No Dal Molin di Vicenza e dei No Tav della Val di Susa. Sarà, secondo gli organizzatori, una sorta di riedizione del grande raduno di 30 anni fa a Comiso contro l’installazione dei missili nucleari Cruise.

Nella cittadina nissena, in realtà dal 1991 esiste già una stazione di telecomunicazioni delle Marina Usa, da sempre sotto accusa da parte della popolazione per le onde magnetiche. Da quando l’esercito americano ha scelto Niscemi come sede di una delle quattro stazioni di terra che compongono il Muos la mobilitazione dei cittadini, delle amministrazioni comunali e provinciali si è fatta ancor più massiccia.

Sull’onda della mobilitazione dal basso, sono state presentate anche decine di interrogazioni parlamentari. Rimaste tutte senza risposta, da parte dei governi Berlusconi e Monti. L’Assemblea regionale siciliana, invece , alla vigilia dello scioglimento ha approvato due ordini del giorno per chiedere la sospensione delle autorizzazioni per l’avvio dei lavori concesse dalla Regione, nonostante il parere negativo del Comune di Niscemi.

I silenzi del governo non hanno messo la sordina alla mobilitazione crescente a tal punto che la questione dalla dimensione locale e regionale è diventata di ordine nazionale, grazie anche al contributo dei Comitati No Muos scesi al fianco delle popolazioni.

Il salto di qualità, si è registrato il 12 settembre scorso, quando Peppe Cannella e Rino Strano, delegati dei Comitati No Muos, sono stati ascoltati dalle Commissioni di Camera e Senato. Alle audizioni hanno preso parte, tra gli altri, anche il giornalista Antonio Mazzeo, i sindaci di Vittoria e Niscemi.

I delegati hanno spiegato con una vasta documentazione alla mano, le ragioni del ‘no’ alla costruzione del sistema satellitare, denunciando i pericoli rappresentati dalle radiazioni elettromagnetiche emanate dalla stazione di telecomunicazioni già esistenti e il processo di militarizzazione che i territori e le popolazioni sono costretti a subire.

A seguito delle audizioni, il Comitato d’inchiesta sull’uranio impoverito del Senato ha inviato una nota al ministro della Difesa e alla Regione Siciliana invocando la moratoria del progetto, dati “i suoi inequivocabili rischi per la salute delle popolazioni”.

“Il nuovo sistema di parabole della Marina Militare americana non può essere costruito se prima non si hanno dati certi sull’impatto delle antenne già in funzione. Oggi, nelle Commissioni, sono stati assunti degli importanti impegni formali”, hanno affermato Cannella e Strano commentando a caldo la decisione del Comitato d’inchiesta.

“Il Muos come provato da uno studio del Politecnico di Torino e dalla stessa valutazione dell’impatto elettromagnetico eseguita da due società private per conto della Marina Usa, è capace di interferire con le strumentazioni tecnologiche dei voli civili sull’aeroporto di Fontanarossa” sostiene il coordinamento regionale dei Comitati che indicano nella realizzazione del sistema di telecomunicazioni satellitare a Niscemi “la vera causa della mancata apertura del vicino aeroporto di Comiso”.

“Dell’argomento – incalza Antonio Mazzeo – non si è mai discusso nè in Consiglio dei ministri nè in Parlamento che invece, per la portata strategica del sistema, avrebbero dovuto esprimere il loro parere”. Inoltre “gli enti locali sono stati esclusi da qualsiasi processo decisionale quando invece numerose delibere dei Comuni hanno chiesto la sospensione dei lavori”.

Il ‘no’ alla realizzazione del Muos, sottolinea Mazzeo, è dovuto “non solo alla preoccupazione per l’impatto ambientale che avrebbe il sistema sul territorio, ma soprattutto alle conseguenze, future ed esistenti, sulla salute dei cittadini. La base è in funzione dal 1991 e – denuncia il giornalista – gia’ si sono verificati diversi casi di leucemia. E’ una base di telecomunicazioni e nella zona è stato già registrato un impatto elettromagnetico insostenibile che aumenterebbe nel momento in cui verrebbero installate le tre antenne del Muos”.

Naturalmente la battaglia determinata e decisa delle popolazioni e dei Comitati, non ha impedito che l’iter del progetto andasse avanti. Fino al sequestro preventivo di oggi. Che stoppa, almeno per il momento, la realizzazione del sistema satellitare siciliano che con la messa in orbita degli altri tre omologhi satelliti, previsto non prima del 2014-2015, manderà in soffitta l’attuale sistema ‘UFO’, integrando forze navali, aeree e terrestri in movimento in qualsiasi parte del mondo.

Il progetto siciliano costerà alla marina militare americana 43 milioni di dollari: 13 per la predisposizione dell’area riservata alla stazione terrestre, del centro di controllo, dei megageneratori elettrici e di un deposito di gasolio e 30 milioni per gli shelter e l’acquisto delle attrezzature tecnologiche.

L’iter per la realizzazione del terminale terrestre siciliano viene avviato il 27 settembre 2005, con la richiesta del Comando di NAVFAC Europe and South West Asia (Napoli-Capodichino) inviata al Ministero della difesa dall’ambasciata americana di Roma. In origine il sito prescelto è base aeronavale di Sigonella. Le preoccupazione della Marina degli Stati Uniti sui possibili effetti negativi delle microonde del Muos sul traffico aereo militare, hanno poi spinto i vertici militari a stelle e strisce di dirottare il nuovo impianto di telecomunicazioni nella stazione NRTF – Naval Radio Transmitter Facility di Niscemi.

Le altre tre stazioni di terra si trovano nell’”Australian Defence Satellite Communications Station” a Kojarena, nell’ovest dell’Australia, nel  Sud-Est della Virginia  e nel “Naval Computer and Telecommunications Area Master Station Pacific” nelle isole Hawaii.

Il Muos, secondo la descrizione di Wikipedia, è “un sistema ad altissima frequenza in grado di trasmettere la voce degli utenti, i dati e le comunicazioni video e opera come fornitore globale di servizi cellulari per sostenere ogni militare con le moderne funzionalità della tecnologia cellulare, come ad esempio la condivisione di file multimediali”. Converte un sistema telefonico con connessione commerciale di terza generazione (3G) Wideband Code Division Multiple Access (WCDMA), in uno militare radio UHF del sistema SATCOM utilizzando satelliti geostazionari al posto di torri cellulari.

Operando nella banda di frequenza UHF, una banda di frequenza inferiore a quella utilizzata dalle tradizionali reti cellulari terrestri, il MUOS permette ai militari di comunicare in ambienti svantaggiati, come le regioni boscose in cui i segnali di frequenza più elevati sarebbero eccessivamente attenuato dalla volta della foresta.

“Il terminale terrestre di Niscemi, nelle intenzioni del Pentagono – spiega Mazzeo – dovrà assicurare il funzionamento dell’ultima generazione della rete satellitare in UHF (altissima frequenza) che collegherà tra loro i Centri di Comando e Controllo delle forze armate Usa, i centri logistici e gli oltre 18.000 terminali militari radio esistenti, i gruppi operativi in combattimento, i missili Cruise e i Global Hawk (UAV-velivoli senza pilota)”.

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