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28 febbraio 2013

Manning: "Non ho aiutato il nemico".
Il giudice: "Colpevole solo di accuse minori"

Passa la linea di difesa del militare sotto processo per aver passato migliaia di file segreti a Wikileaks. Non rischia più il carcere a vita. "L'ho fatto perché il pubblico doveva sapere"

FORT MEADE - Si è detto colpevole per dieci capi d'accusa minori. Ha ammesso di aver violato i regolamenti militari. Ma ha negato qualsiasi responsabilità rispetto alle leggi federali sull'aiuto al nemico. Il soldato Bradley Manning ha cercato così di evitare il carcere a vita, davanti alla Corte Marziale di Fort Meade nel Maryland. E il giudice militare, Denise Lind, gli ha dato ragione. Rischia così al massimo 20 anni di carcere.

Il soldato - accusato di aver consegnato a Wikileaks migliaia di file segreti (il database) del Pentagono e del dipartimento di Stato - si salva dunque dalle accuse più gravi: spionaggio e collaborazione con il nemico. Manning ha detto di aver agito di sua spontanea volontà, "non su pressioni di Wikileaks" quando ha passato al sito di Julian Assange centinaia di migliaia di documenti top secret del Dipartimento di Stato e del Pentagono.

Il soldato ha spiegato di averlo fatto "perchè il pubblico doveva sapere", e solo dopo aver tentato di offrire lo stesso materiale al Washington Post e al New York Times senza ricevere risposta. E poi: "Non pensavo che avrei danneggiato gli interessi americani, solo messo in imbarazzo il governo rivelando i retroscena dei suoi contatti internazionali"

Quanto ai 'warlog' dell'Esercito da Iraq e Afghanistan, il movente della fuga di notizie era stato di spiegare "i veri costi della guerra". Tante le gocce che avevano fatto traboccare il vaso, ma soprattutto il video dell'attacco di un elicottero Apache su civili iracheni: "La reazione dei militari americani a bordo mi sconvolse. Parlavano dei bambini uccisi come 'bastardi morti'".

Il giudice militare ha accettato la dichiarazione di colpevolezza parziale di Manning. Ma nonostante questo, i procuratori militari potrebbero ancora decidere di ricorrere a una nuova corte marziale nei confronti della talpa di Wikileaks sui rimanenti capi di accusa: compreso quello di aiuto al nemico che ha il potenziale di far passare a Manning il resto dei suoi giorni in prigione.

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