Originale: Warisacrime.org
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15 agosto 2013

Voglia di urlare al processo a Bradley Manning
di David Swanson
Traduzione di Giuseppe Volpe

Mercoledì sono rimasto nell’aula tutto il giorno mentre il processo a Bradley Manning si avviava a una conclusione tragica e demoralizzante. Volevo ascoltare Eugene Debs  e invece sono rimasto intrappolato a guardare Socrate allungare il braccio per prendere la cicuta e inghiottirla. Solo pochi minuti lì dentro e mi è venuta voglia di urlare.

Non biasimo Bradley Manning per essersi scusato per le sue azioni e per essersi di fatto appellato alla clemenza della corte. Sta subendo un processo in un sistema manipolato contro di lui. Il comandante in capo lo ha dichiarato colpevole già tempo addietro. E’ stato condannato. Al giudice è stata offerta una promozione. All’accusa è stato offerto un terreno di gioco esageratamente predisposto a suo favore. Perché Manning non avrebbe dovuto seguire l’unico consiglio che qualcuno gli avesse mai offerto per minimizzare la sua sentenza? Forse lui crede davvero che ciò che ha fatto è stato sbagliato. Ma – wow! – produce realmente delle parole al vento perverse nell’aula.

Si è trattato della fase del processo precedente la sentenza, ma non ci sono state discussioni su quanto bene o male possa venire da una sentenza più dura e o meno dura, in termini di deterrenza o di risarcimento o di prevenzione o di qualsiasi altro obiettivo. Quella è stata una cosa che volevo gridare in vari momenti della procedura.

Questo è stato il processo del rivelatore più significativo della storia statunitense, ma non c’è stata alcuna menzione di nulla di ciò che ha rivelato,  di nessuno dei crimini denunciati o prevenuti, delle guerre finite, del movimento democratico nonviolento catalizzato. Nulla circa il motivo per cui è candidato al premio Nobel per la Pace. Nulla.  Ogni volta che le guerre sono finite ignorate, ho avuto voglia di urlare. La guerra era come l’aria in quest’aula; tutti gli schieramenti militarizzati, ed è passata ignorata e non citata.

Ciò che è stato discusso mercoledì è stato inquietante tanto quanto ciò che non lo è stato. Psicoterapeuti, e parenti, e lo stesso Bradley Manning – tutti testimoni della difesa – hanno testimoniato che ha sbagliato a fare ciò che ha fatto, che non era in possesso delle sue facoltà mentali, e che è una persona gradevole nei confronti della quale il giudice dovrebbe mostrarsi gentile.

Le persone gradevoli dovrebbero subire condanne inferiori?

L’accusa si è concentrata, secondo me con molto minor successo, nel dipingere Manning come  una persona sgradevole. Le persone sgradevoli dovrebbero subire condanne più pesanti?

Che cosa si deve dire, volevo urlare, della gradevolezza della denuncia di grandi crimini? Non andrebbe premiata piuttosto che essere punita severamente?

Eravamo in trenta a seguire il processo mercoledì in aula, molti con la maglietta con la scritta “VERITA’”, più sei membri dei media giornalistici. Altre quaranta persone seguivano il flusso video in un caravan all’esterno e altre quaranta seguivano un video in una stanza separata. Gli avvocati della difesa e dell’accusa erano seduti a poca distanza gli uni dagli altri e immagino che l’educazione della procedura sia stata preferibile alla violenza che aveva portato a essa. Ma la gravità della minaccia della condanna di Manning a novant’anni di carcere è sembrata smentita dalle occasionali battute di spirito con i testimoni.

Prima di diventare un sospetto criminale, Manning aveva scritto in una chat in rete:

“Se avessi campo libero su reti classificate per un lungo periodo di tempo … diciamo 8-9 mesi … e vedessi cose incredibili, cose orribili … cose che dovrebbero essere di pubblico dominio e non su qualche server collocato in una stanza buia a Washington DC … cosa faresti? … o Guantanamo, Bagram, Bucca, Taji, VBC  [?]quanto a questo … che cosa faresti? … cose che hanno un impatto su 6,7 miliardi di persone … diciamo … un archivio informatico di mezzo milione di eventi nel corso della guerra in Iraq … dal 2004 al 2009 … con rapporti, date e orari, longitudini e latitudini, cifre sulle perdite … ? O 260.000 dispacci del dipartimento di stato da ambasciate e consolati di tutto il mondo che spiegano come il primo mondo sfrutta il terzo, da una prospettiva interna?”

Manning aveva chiarito qual era la sua preoccupazione e la sua motivazione:

“Penso che la cosa che mi ha più … che mi ha fatto ripensare il mondo più di ogni altra cosa … è stata vedere quindici detenuti catturati dalla Polizia Federale Irachena … per aver stampato “materiale anti-iracheno” … la polizia federale irachena non collaborava con le forze statunitensi così ho avuto istruzioni di indagare la faccenda, di scoprire chi fossero i “cattivi” e quanto ciò fosse significativo per la polizia federale … è risultato che avevano stampato critiche accademiche contro il primo ministro Maliki … un interprete li ha letti per me … e quando ho scoperto che si trattava di una critica politica benigna intitolata “Dove sono andati i soldi?” e che seguiva il percorso della corruzione fino all’ufficio del primo ministro … ho immediatamente preso quelle informazioni e sono corso dall’ufficiale per spiegare cosa stava succedendo … non ha voluto saperne nulla … mi ha detto di chiudere il becco e di spiegare come potevamo assistere la polizia federale nello scoprire ALTRI detenuti …”

Manning voleva che il pubblico fosse informato:

“E’ importante che esca fuori … sento, per qualche bizzarra ragione … che potrebbe davvero cambiare qualcosa … semplicemente … non voglio esserne parte … almeno non ora … non sono pronto …”

In altre parole Manning non voleva che fosse noto il suo nome, ma voleva che fossero note le informazioni. Questo, di nuovo, è quanto Manning ha detto in un’udienza preprocessuale:

“Abbiamo finito per essere ossessionati dal catturare e uccidere bersagli umani su liste senza essere sospettosi dei nostri partner della Nazione Ospite, o evitare di collaborare con essi, e ignorando gli effetti di secondo e terzo ordine del conseguimento di obiettivi e missioni a breve termine. Credo che se il pubblico generale, specialmente il pubblico statunitense, avesse accesso alle informazioni contenute nelle tabelle del CIDNE-I e del CIDNE-A [sistemi informativi dell’esercito relativi, rispettivamente, alla guerra in Iraq e a quella in Afghanistan – n.d.t.] ciò susciterebbe un dibattito nazionale sul ruolo dell’esercito e della nostra politica estera in generale [parola mancante] nei rapporti con l’Iraq e l’Afghanistan. Ho anche ritenuto che le analisi dettagliate dei dati su un lungo periodo di tempo da parte di settori diversi della società possano indurre la società a riconsiderare la necessità o anche il desiderio addirittura di impegnarsi in operazioni di antiterrorismo e di anti-insurrezione che ignorino le complesse dinamiche dei popoli che vivono quotidianamente nell’ambiente colpito.”

Manning voleva por fine a guerre che la maggioranza degli statunitensi pensa non avrebbero dovuto nemmeno iniziare e ha contribuito a porvi fine, almeno nel caso dell’Iraq. Egli ha avuto intenzioni chiaramente ponderate ed esse hanno portato al tipo di successo che sperava, almeno in un certo grado. Un dibattito pubblico maturo sull’abolizione della guerra come istituzione deve ancora arrivare.

Il primo testimone di mercoledì è stato un terapeuta che aveva intervistato Manning quando era nell’esercito e in Iraq. Questa persona aveva notato che Manning aveva problemi con la sua occupazione ma non ha fornito indicazioni su quale fosse tale occupazione. Manning era sotto stress ma la crisi morale discussa negli scambi in chat non è mai stata menzionata. Invece l’avvocato di Manning ha indirizzato il testimone a discutere “problemi di genere”. Il testimone ha affermato che Manning lo aveva informato di essere omosessuale, che essere apertamente omosessuale era una violazione dell’UCMJ (Codice Uniforme della Giustizia Militare) e che tali violazioni erano un’eccezione alla confidenzialità del rapporto medico-paziente. Né la difesa né l’accusa hanno dato seguito a ciò. Né gli hanno chiesto se Manning avesse citato altre violazioni dell’UCMJ di cui fosse diventato consapevole nel corso del suo servizio. Forse non denunciare Manning per essere omosessuale è stata semplicemente la cosa onesta da fare. Ma, allora, il fatto che Manning abbia denunciato altri per violazioni molto più gravi non è stata anch’essa la cosa onesta da fare?

Anche se avrei potuto preferire vedere Manning scegliere una giuria anziché un giudice, assumere un avvocato diverso e richiedere la protezione riservata ai rivelatori, la causa della difesa – nei suoi termini – è stata gestita bene. L’accusa non è riuscita a reagire efficacemente o almeno in modo competente. Un pubblico ministero, riferendosi a commenti su una chat, ha chiesto al terapeuta cosa significhi se un soldato definisce altri soldati ‘terroni ignoranti’. Il testimone ha risposto di non poter affermare di non aver mai detto una cosa simile egli stesso. L’intera aula è scoppiata a ridere. Io ho applaudito. Ho dimenticato per un momento il desiderio di urlare.

Il testimone successivo è stato un terapeuta assunto dalla difesa. Ha affermato che Manning soffriva di accessi di rabbia nell’esercito. Non avrebbe dovuto? Se foste stati scaraventati nella guerra contro l’Iraq e aveste visto che cos’era, come avreste reagito nel modo più sano? Questo terapeuta riteneva che Manning soffrisse di disforia di genere, cioè di un disturbo dell’identità sessuale.  L’intera aula sembrava soffrire di una disforia di fondamentale decenza umana. Manning soffriva anche, riteneva il terapeuta, di sindrome alcolica fetale e di sindrome di  Asperger. Manning, ci è stato detto, soffriva anche di narcisismo e di sindrome ossessivo compulsiva.  Queste patologie erano collegate, apparentemente, al suo idealismo post-adolescenziale, una condizione che questo terapeuta considerava diffusa e normale, tuttavia non del tutto accettabile perché spiegava i cosiddetti misfatti di Manning. Manning, abbiamo sentito affermare, era rimasto stressato dal suo compagno e come conseguenza dell’alcolismo dei suoi genitori. L’idea che la guerra possa causare stress non è penetrata nell’aula.

‘Manning era troppo stressato per riconoscere la scorrettezza delle sue azioni?’ ha chiesto il suo avvocato.

Il testimone ha raccolto tale domanda e nella sua risposta ha, in effetti, indirizzato la discussione verso le rivelazioni di Manning, suggerendo che Manning aveva scoperto ingiustizie e riteneva di dover onorare un giuramento denunciandole. Questo terapeuta ha tuttavia ritenuto che se Manning avesse avuto un amico con il quale parlare, avrebbe potuto non rivelare nulla.

‘In che modo lo stress ha avuto un impatto sul suo processo mentale?’ ha chiesto l’avvocato di Manning. Lo ha danneggiato, ha spiegato il terapeuta. Manning soffriva di Idealismo Post-adolescenziale (‘Se solo fosse contagioso!’ volevo gridare). Manning sottovalutava in quali guai si sarebbe messo. Il peggio che riteneva potesse capitarli sarebbe stato l’allontanamento dell’esercito, ci ha informato questo esperto.

Tornando al mondo reale, in cui Manning aveva scritto i messaggi pubblicati nella chat che lo aveva denunciato, Manning aveva avuto questo da dire:

“Non m’importerebbe di finire in carcere per il resto della mia vita, o di essere giustiziato, se non fosse per la possibilità di avere mie fotografie … appiccicate su tutta la stampa mondiale … da ragazzo … penso di essere potenzialmente incazzato più di quanto tu non lo sia mai stato [parlando al confidente che lo ha denunciato] … Hillary Clinton e diverse migliaia di diplomatici in giro per il mondo avranno un infarto quando si sveglieranno una mattina e scopriranno che l’intero deposito della politica estera classificata è disponibile al pubblico in formato interrogabile.”

Quali altre impressioni di Bradley Manning ha avuto il terapeuta? Beh, Manning aveva un sistema di convinzioni molto coerente.

Mi chiedo se il testimone sapesse che cosa Bradley avrebbe detto sul banco nel giro di solo poche ore.

Il controesame del primo terapeuta da parte dell’accusa è stato così incompetente che persino il giudice ha finito per averne abbastanza. Il secondo non è stato migliore. Il pubblico ministero è riuscito a far parlare il testimone del narcisismo, della megalomania, dell’arroganza e dell’alterigia presunti di Manning, ma il testimone ha descritto l’Idealismo Post-adolescenziale come così diffuso da essere considerato normale. (Non sarebbe bello?)

‘Manning sapeva che ciò che stava facendo era illegale?’ ha chiesto il pubblico ministero. ‘Sì’, ha risposto il terapeuta. Non ci sono state obiezioni della difesa, naturalmente.

‘L’apprezzamento personale è stato una motivazione?’ ‘No’.

‘Manning avrebbe ripetuto il suo comportamento scorretto?’ (Questo è stato il solo momento che ha sfiorato il tanto amato ‘guardare avanti’ di Obama). ‘Non lo so’, è stata la risposta.

‘Se in futuro assistesse a qualcosa che violasse il suo senso morale, agirebbe di nuovo?’ ‘Beh, è stato parecchio coerente con i suoi principi’.

Prima che Manning facesse marcia indietro sui suoi principi al banco, è stato sentito un altro testimone: la sorella maggiore di Manning. La sua testimonianza è stata scioccante. Sono stato sul punto di piangere. Molti hanno pianto apertamente. Ha descritto una famiglia in cui entrambi i genitori erano alcolizzati. La madre sua e di Bradley era ubriaca tutto il giorno, e un’ubriaca squallida, quanto a questo. Il padre era quasi altrettanto mal messo. La sorella di Manning, di undici anni maggiore di lui, lo ha allevato più di chiunque altro. La loro madre beveva mentre era incinta di Bradley. Era minuscolo e sottoalimentato.  E le cose sono peggiorate quando i genitori si sono divisi. La madre è diventata suicida, la sorella è fuggita. Se questa testimonianza fosse trasmessa in televisione la gente ne discuterebbe – in lacrime – per molti mesi. Ci sarebbero discussioni infinite su ogni argomento marginale, compresi l’alcolismo, la sindrome alcolica fetale, le violenze sui bambini, l’isolamento rurale, il divorzio, le sorelle maggiori e, naturalmente, se i traditori possono essere perdonati per il fatto di avere avuto una brutta infanzia.

E tuttavia io volevo gridare: ‘Perché non analizziamo persone che hanno avuto infanzie migliori o peggiori di quella di Manning e tutti hanno mancato di fare quello che lui ha fatto? Cosa dire della loro salute mentale? Cosa dire della loro Sindrome da Obbedienza Cieca?’

La sorella di Manning ha detto che lui si è calmato ed è maturato negli ultimi tre anni. Nessuna menzione della sua cella d’isolamento nudo. Nessuna menzione della minaccia esistenziale che pende su di lui. Nessuna menzione di quanta chiarezza mentale e di quanti principi risulti aver dimostrato quando lo si presumeva immaturo.

Poi Manning ha fatto la sua dichiarazione giurata. Ha dichiarato di essere dispiaciuto del fatto che le sue azioni abbiano danneggiato persone, nonostante non siano state prodotte prove che lo abbiano fatto. Ha detto di essere dispiaciuto che le sue azioni abbiano danneggiato gli Stati Uniti, mentre chiaramente le sue azioni sono state di beneficio per gli Stati Uniti, consentendo un accesso molto maggiore a quanto il nostro governo dedito alla segretezza fa in nome nostro. Manning si è chiesto come abbia potuto credere di saperla più lunga dei suoi superiori.

E’ una domanda interessante. Manning è entrato nell’esercito nella speranza di ricevere fondi per l’università. E’ entrato in un mondo ostile. La lealtà nei confronti dei compagni non ha superato la lealtà nei confronti dell’umanità, nel caso di Manning, per l’esercito non è stato i suoi compagni. Così Manning ha guardato agli orrori della guerra e si è detto: ‘Posso gettare una luce e quella luce può aggiustare questo. Possiamo’ – ha ritenuto Manning – ‘avere un governo pacifico del popolo, da parte del popolo e per il popolo’.

La testimone successiva, e ultima, è stata la zia di Bradley, che ha narrato una storia molto pietosa, parallela a quella delle sorelle di Manning. Ha concluso chiedendo al giudice di tenere in considerazione il difficile avvio di Manning nella vita e il fatto che Bradley pensava di fare la cosa giusta, quando in realtà non stava pensando affatto con chiarezza.

Non ho mai urlato.

Mi sono tolto la maglietta con la scritta “VERITA’”.


Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte:  http://www.zcommunications.org/screaming-in-bradley-mannings-trial-by-david-swanson

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