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30 ottobre 2013

4 novembre, io obietto
di Francesco Lo Cascio

Maestro di scuola elementare, da anni impegnato sui temi dell’antimilitarismo e della nonviolenza, è responsabile del Mir Palermo

“Il Comando Militare Regione Sud, in occasione della Festa di Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate, in data 4 novembre p.v., alle ore 9,30 presso Piazza Vittorio Veneto, organizzerà la cerimonia dell’Alzabandiera e Omaggio ai caduti, alla quale sarebbe gradita una vostra partecipazione con un centinaio di alunni delle prime classi”. Questa circolare, come altre ad esempio le presentazioni a bambini e ragazzi della Forze Armate, gira nelle scuole elementari siciliane, analogamente ad altre in diverse città. In molti e molte però rifiutano la nauseante “Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate”, tanto cara ai fascisti come al presidente Carlo Azeglio Ciampi. Di seguito, un articolo di un maestro obiettore a Palermo.

Trascorsi cento anni dalla fine del primo conflitto mondiale, ha senso oggi interrogarsi sulle ragioni della celebrazione della “Giornata delle Forze armate” (4 novembre). Il “4 Novembre”, ricorda la vittoria sull’Austria e la fine della prima guerra mondiale. La sua festività fu introdotta nel clima militarista del ventennio fascista, venne istituita proprio nella settimana che introdusse al primo governo Mussolini. Le cerimonie connesse a tale celebrazione furono fin da subito finalizzate alla costruzione del consenso verso il regime e la sua politica militarista che, nel volgere di pochi anni, tornarono a provocare nuovi lutti e dolori all’Italia. La prima guerra mondiale è stata definita dall’allora pontefice Bendetto XV una “Inutile Strage”.

Oltre 70 milioni di uomini furono mobilitati in tutto il mondo, 60 milioni solo in Europa, e coinvolti in quello che divenne in breve tempo il più vasto conflitto della storia, causando 9 milioni di vittime militari e circa 7 milioni di vittime civili. Che senso avrebbe dunque la commemorazione di una ricorrenza che festeggia la “Vittoria” su un altro paese europeo? E poi, che cosa avrebbero da festeggiare i militari italiani contro l’Austria: paese con il quale condividono i loro, sia pur discutibili, patti di cooperazione militare e le missioni operative all’estero?

Non è quindi assurdo celebrare questa “Inutile Strage” e, a maggior ragione, continuare a farlo oggi, dopo che il processo di unificazione europea ha portato all’abolizione delle frontiere, all’unificazione monetaria, e dopo che i nostri giovani – grazie alle opportunità che vengono loro offerte dai progetti Erasmus, Comenius, Grundvig – vivono l’Europa come la loro grande casa comune? Soprattutto dopo che la circolazione delle idee, delle esperienze, lo scambio reciproco dei progetti dà luogo a nuove forme di opportunità, anche grazie al servizio civile internazionale, ai tanti campi giovanili e ai campi di lavoro, promossi dal progetto europeo Youth e da diverse iniziative della società civile. E allora, piuttosto che celebrare questa inutile “festa”, perché non sostituirla con una Festa della Pace o dell’Unità Europea?

Ormai moltissimi enti locali, regioni e istituzioni annoverano, tra le loro ricorrenze, giornate dedicate alla Pace, ai Diritti Umani, e all’Europa. Facciamo tesoro di queste esperienze positive ed evitiamo le costose parate del 4 novembre e del 2 giugno. Evitiamo soprattutto che i minori vengano coinvolti in manifestazioni di propaganda del militarismo e di promozione delle spese belliche: queste ultime da riconvertire semmai in spese sociali, magari proprio per la scuola e per l’infanzia…

 

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