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NOW
February 1, 2013

Moaz al-Khatib: voglio fermare lo spargimento di sangue

Moaz al-Khatib, il capo della Coalizione Nazionale Siriana, ha detto a Now giovedi, che: - La situazione in Siria è in stallo e voglio evitare altri spargimenti di sangue … Ogni discussione che allevia le sofferenze della gente si può affrontare, ma il regime ha trasgredito tutti i limiti. Se c'è qualcuno che non è coinvolto nello spargimento di sangue e vuole trovare una soluzione politica, noi siamo disponibili. –

Khatib ha legato la sua iniziativa per lo svolgimento di negoziati con il regime siriano a due condizioni principali, vale a dire il rilascio dei 160.000 prigionieri e di istruire le ambasciate siriane in tutto il mondo che i Siriani i cui passaporti sono scaduti devono prorogare la validità di quelli attuali per almeno due anni.

Tuttavia, ambienti dell'opposizione siriana disapprovano le dichiarazioni di Khatib. Il Consiglio Nazionale Siriano le ha respinte in una dichiarazione rilasciata proprio ieri - queste dichiarazioni sono in contrasto con lo statuto della coalizione e con il suo documento di fondazione sottoscritto a Doha, entrambi i quali sono categoricamente contrari a tenere negoziati con il regime … Il membro della Coalizione Nazionale Siriana, Kamal al-Labouani anche chiamato Moaz al-Khatib, deve fare marcia indietro o dare le dimissioni dalla carica di presidente e diventare un socio ordinario solo allora sarebbe libero di esprimere la propria opinione, se lo ritiene opportuno. –

Khatib ha risposto a coloro che gli chiedono di dare le dimissioni, dicendo in un'intervista esclusiva a Now: - Non sarebbe contrario a dimettersi quando gli inconvenienti superassero i benefici. –

Il direttore dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, Rami Abdel Rahman, ha commentato la questione, dicendo: - Sia che l'iniziativa di Khatib derivi da origini individuali o collettive, chiediamo a coloro che vi si oppongono quali altri modi ci sono a disposizione per porre fine agli omicidi in Siria e quali soluzioni essi propongono per assistere il popolo siriano. –

Abdel Rahman ha sostenuto che: - Un leader deve cercare soluzioni che aiutano le persone, e il passo intrapreso da Khatib non è affatto una concessione ne una vendita del sangue del popolo siriano … Tutto quello che interessa è porre fine allo spargimento di sangue e alla distruzione in corso nel paese per favorire la transizione verso uno stato democratico. Non smetteremo mai di cercare gli assassini del popolo siriano dal presidente fino al più insignificante degli elementi, anche nel caso di un insediamento internazionale. –

L'Esercito Siriano Libero (FSA) si è unito al Consiglio nazionale esprimendo un duro rifiuto dei negoziati.

Il capitano Alaa al-Basha, un membro dello staff FSA sul cosiddetto fronte meridionale, ha detto: - Noi l'Esercito Siriano Libero volgiamo sottolineare la nostra volontà di agire di pari passo con i nostri fratelli onorevoli politici. Parlando dal campo di battaglia, diciamo al regime e ai suoi compari e anche ai politici dell'opposizione in Siria e all'estero, che non terremo trattative o negoziati fino a quando i responsabili degli assassinii non saranno presi, a partire dal presidente siriano Bashar al-Assad. Il più moderno dei politici può accettare di avviare delle trattative, ma non sarebbe uno dei nostri, né potrebbe rappresentarci in alcun modo. Al contrario, coloro che ci rappresentano sono gli eroi ribelli che sacrificano la loro vita, non quelli che siedono sulle sedie circondati da telecamere e luci che si riflettono sui loro abiti colorati. –

Abu Firas, un portavoce della Brigata Unificata di Aleppo, ha dichiarato: - Siamo sorpresi da tali dichiarazioni prima che la macchina per uccidere di Assad venga fermata. Non si può negoziare con il regime prima di interrompere le uccisioni. C'è un grosso problema con le decisioni prese all'interno della Coalizione in questo momento, come è stato il caso con il Consiglio Nazionale prima, a causa del divario tra i ribelli al suo interno e i politici all'estero. –

Abu Firas ha continuato dicendo: - Ho fiducia nei ribelli sul campo, hanno dimostrato di essere in grado di distruggere gran parte della potenza dell'esercito di Assad. Le diserzioni tra i ranghi dell'esercito hanno distrutto il 70 per cento della sua potenza e una gran parte del territorio siriano è stata liberata. In Aleppo, per esempio, i ribelli sono riusciti a liberare il 65 per cento della provincia. –

Yamaz Said, un portavoce del Movimento Giovanile Kurdo, ha detto a Now: - Non ci fideremo mai di questo regime, perché non distingue le persone dalle pietre, e non si può negoziare con esso sulla base delle due condizioni proposte dal Khatib. Una tregua senza una forza d’intervento internazionale è impossibile. Le dichiarazioni di Khatib alludono alla comunità internazionale che avrebbe voltato le spalle al popolo siriano e chiuso un occhio sui crimini del regime di Assad, da considerarsi crimini contro l'umanità. –

Abdallah al-Shami, portavoce per la Brigata Al-Farouq a Damasco e la  Provincia di Damasco, ha detto: - Il Consiglio Nazionale Siriano e la Coalizione e le altre formazioni all'estero possono essere soggette a calcoli politici che risultano infondati a livello nazionale, in quanto sono stati originariamente formati grazie all'intervento degli attori regionali e internazionali … La Coalizione Nazionale Siriana è un corpo estraneo, senza legami all’interno della Siria ... Noi non rifiutano, né accettiamo la proposta ... La fase attuale consiste nel liberare la terra, e la cosa più importante è di unificare tutti gli sforzi al fine di liberare la terra da questi bande criminali. –

L’Unione dei Coordinatori della Rivoluzione Siriana ha rilasciato una dichiarazione, in cui sostiene: - La trattativa sarebbe solo di cedere il potere e portare il Paese verso un governo democratico. Se questo è raggiungibile attraverso mezzi non militari, sosteniamo questi negoziati sulla base dei principi fedeli alla rivoluzione, principi che non possono essere oggetto di concessioni. Noi sosteniamo la presente proposta del Sig. Moaz al-Khatib, che dirige la Coalizione Nazionale Siriana delle forze rivoluzionarie e di opposizione, e ogni azione che potrebbe intraprendere in conformità con questa visione e che resti fedele ai principi della rivoluzione. –

Nel frattempo, diversi Coordinatori della Rivoluzione, come ad esempio a Baba Amro, hanno espresso su Facebook il loro sostegno per Moaz al-Khatib, come è avvenuto con Khaled Abu Salah, un attivista dei media a Homs.


NOW
February 1, 2013

Moaz al-Khatib: I want to stop bloodshed

Moaz al-Khatib, the head of the Syrian National Coalition, told NOW on Thursday that the situation in Syria is stalling and I want to avoid bloodshed.

“Every discussion that alleviates people’s suffering can be discussed, but the regime has transgressed all limits. If there is anyone who is not involved in the bloodshed and wants to find a political solution, [we] would not mind that.”

Khatib had linked his initiative for holding negotiations with the Syrian regime to two main conditions, namely releasing 160,000 prisoners and instructing Syrian embassies worldwide to grant Syrians – whose passports have expired – new passports or extend the validity of current ones for two years at least.

However, Syrian opposition circles disapproved of Khatib’s statements. The Syrian National Council thus rejected them in a statement of its own issued yesterday as “[these statements] contravene the coalition’s statute and its founding Doha Document, both of which are categorically opposed to holding negotiations with the regime.”

Syrian National Coalition member Kamal al-Labouani even called on “Moaz al-Khatib to back down or resign from his position as chairman and become an ordinary member who would [then] be free to express his opinion as he best deems fit.”

Khatib responded to those calling on him to resign, telling NOW in an exclusive interview: “I do not mind quitting any position when its disadvantages outnumber its benefits.”

Syrian Human Rights Observatory Director Rami Abdel Rahman commented on the matter, saying: “Whether the initiative stems from individual or collective origins, we ask those who are opposing Khatib’s initiative what other ways are available to end the killings in Syria and what solutions they have proposed to assist the Syrian people.”

Abdel Rahman argued that “a leader has to look for solutions that help the people, and the step undertaken by Khatib is by no means a concession or selling of the Syrian people’s blood.”

“All we care about is to end the ongoing bloodshed and destruction in the country and transition towards a democratic state. We will never stop going after the assassins of the Syrian people from the president down to the most insignificant of elements even in the event of an international settlement.”

The Free Syrian Army (FSA) joined the National Council in voicing a harsh rejection of negotiations.

Captain Alaa al-Basha, an FSA staff member on the so-called Southern Front, said: “We in the Free Syrian Army emphasize our wish to act hand in hand with our honorable political brothers. Speaking from the battleground, we tell the regime and its cronies and even opposition politicians in Syria and abroad that we will have no negotiations or talks until the assassins are held accountable, starting with Syrian President Bashar al-Assad. The most modern of politicians may accept to hold negotiations but he would not be one of ours nor would he be representing us in any way. Rather, those who represent us are the rebel heroes who sacrifice their lives, not those who sit on chairs surrounded by cameras and lights that reflect on their colored clothing.”

Abu Firas, a spokesperson for the Unification Brigade in Aleppo, said: “We are surprised by such statements before Assad’s killing machine is brought to a halt. One cannot negotiate with the regime before the killings stop. There is a major problem with the decisions made within the Coalition right now as was the case with the National Council before it due to the gap between the rebels on the inside and the politicians abroad.”

Abu Firas went on saying: “I trust the rebels on the field, as they have proven that they are capable of destroying in great part the might of Assad’s army. Desertions among the army’s ranks have destroyed 70 percent of its power and a large section of the Syrian territory has been liberated. In Aleppo for instance, the rebels have managed to liberate 65 percent of the province.”

Yamaz Said, a spokesperson for the Kurdish Youth Movement, told NOW: “We will never trust this regime because it makes no difference between people and stones, and one cannot negotiate with it based on the two conditions set by Khatib. Truce without an international intervention force is impossible. Khatib’s statements allude that the international community has turned its back on the Syrian people and turned a blind eye to the crimes of the Assad regime, which amount to crimes against humanity.”

Abdallah al-Shami, the media spokesperson for the Al-Farouq Brigade in Damascus and the Damascus Province, said: “the National Council, the [Syrian National] Coalition and other formations abroad may be subjected to political calculations and are unfounded domestically, as they were originally formed due to the intervention of regional and international players.”

“The Syrian National Coalition is a foreign body with no links on the inside … We neither reject it nor accept it … The current stage is that of liberating the land and the most important thing is to unify all efforts in order to liberate the land from these criminal gangs.”

The Syrian Revolution Coordinators’ Union issued a statement, saying: “The only negotiation would be to hand over power and take the country towards a democratic rule. If this is attainable through non-military means, we support such negotiations based on the constant principles of the revolution, which cannot be the object of any concessions. We hereby support Mr. Moaz al-Khatib, who heads the National Coalition for Syrian Revolutionary and Opposition Forces, and every action he might undertake in conformity with this vision and these constant principles.”

Meanwhile, several revolution coordinators, such as in Baba Amro, had voiced on Facebook their support for Moaz al-Khatib, as was the case with Khaled Abu Salah, a media activist in Homs.

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